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Autonomia differenziata, la Corte Costituzionale dice no referendum

Autonomia differenziata, la Corte Costituzionale dice no referendum

La decisione della Consulta dichiara ufficialmente inammissibile il quesito al centro della consultazione per abrogare la legge Calderoli

“Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”.
Con questa motivazione, riportata testualmente dal comunicato stampa ufficiale in attesa del deposito della sentenza previsto nei prossimi giorni, la Corte Costituzionale ha chiuso definitivamente la porta alla possibilità di una consultazione popolare per l’abrogazione della legge Calderoli.
Il quesito referendario proposto da 4 Regioni, ha stabilito la camera di consiglio della Consulta, è stato ritenuto “inammissibile”. I giudici costituzionali hanno infatti rilevato che “ l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari” e, dunque, che questo “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.

Autonomia differenziata: il percorso può continuare

Con la sentenza, è stata respinta la richiesta delle Regioni che, dopo la sentenza 192 del 2024 emessa dalla stessa Corte, chiedevano l’abrogazione totale della legge contenente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.
La conseguenza principale che deriva dalla nuova pronuncia della Consulta è la possibilità, una volta introdotte nel testo della legge le modifiche previste dalla precedente sentenza, di proseguire nell’iter per l’attribuzione di ulteriori funzioni da parte delle Regioni che ne hanno già fatto richiesta: Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto.

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Di queste, il Veneto, ricorda Palazzo Balbi, “è stata l’unica Regione a costituirsi contro il referendum”, inviando a Roma i propri legali per presenziare ai lavori della Corte Costituzionale. E il presidente Luca Zaia ha dunque commentato con soddisfazione quello che ha definito un “pronunciamento che contribuisce a chiarire ogni dubbio”.

Il commento del presidente veneto Zaia

“Per la seconda volta – è il commento ufficiale di Zaia – la Corte Costituzionale conferma tutta la propria autorevolezza sulla questione dell’autonomia. Oggi, con questa nuova sentenza, la Consulta mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria”.
Il presidente del Veneto ha ricordato, nell’occasione, che la sentenza di fine 2024, in cui è stato analizzato il merito della legge, cancellandone 7 punti e fornendo la propria interpretazione su altri 5, pur avendo fornito “alcune indicazioni per apportare correttivi”, ha al tempo stesso confermato “la piena legittimità” della legge Calderoli.

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Il presidente della regione Veneto Luca Zaia

“La Corte – aggiunge Zaia – ha definitivamente chiuso il capitolo delle dispute referendarie, permettendo di guardare al futuro con maggiore fiducia e determinazione” e la sentenza “ci consente di lavorare con maggiore serenità: auspico che diventi un’occasione per avviare un dialogo costruttivo e porre fine agli scontri”.

L’iter: cosa succede adesso?

Il governatore veneto guarda dunque già avanti. “Il percorso dell’autonomia – afferma – continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà. Ora è necessario premere il piede sull’acceleratore”.
L’autonomia differenziata viene vista infatti da Zaia come l’occasione “per una stagione di novità ed efficienza per il Paese”. “Ora – annuncia – continueremo con ancora più slancio per questa riforma che sarà utile non a qualche regione ma a tutte. Il Veneto ne è certo ed è pronto a proporsi come modello, in un percorso fondato sul dialogo”.
Il primo passo, adesso, sarà la riscrittura della legge delega sui Lep da parte del Parlamento, anche se con una prospettiva temporale di lungo periodo. Così come, per il completamento dell’iter, non va dimenticato che le modifiche prevedono che lo stesso Parlamento possa emendare le intese tra Regione e Stato, dilatando ulteriormente i tempi.

Autonomia differenziata : si parte da 9

Veneto, Liguria, Lombardia e Piemonte hanno già avviato i negoziati per le materie non Lep, che saranno trattate progressivamente a partire dalla Protezione Civile.
Ciò che le regioni hanno richiesto non è l’autonomia su intere materie ma su singole funzioni di ciascuna delle 9 materie non Lep che consentano di rendere più efficienti le regioni stesse per esempio in caso di calamità naturale.
Tra le materie “non Lep” rientrano 3 categorie: le materie non configurabili come prestazioni in favore dei cittadini in quanto attengono a funzioni regolatorie e di controllo; quelle non associabili alla tutela dei fondamentali diritti civili e sociali; quelle che non contemplano spazi di autonomia legislativa e funzioni amministrative che possano esigere la determinazione di livelli essenziali.
In concreto, si tratta di questi 9 ambiti: organizzazione della giustizia di pace; rapporti della Regione in ambito internazionale e con l’Unione Europea; commercio con l’estero; professioni; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; casse di risparmio, casse rurali e aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

L’iter verso l’autonomia differenziata

L’iter verso l’autonomia differenziata è ufficialmente iniziato il 22 ottobre 2017, quando a richiederla, attraverso un referendum, sono stati 2 milioni 328 mila veneti che hanno votato a favore.
Il disegno di legge sull’attuazione dell’autonomia differenziata porta la firma del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli.
E’ stato approvato dal Senato il 24 gennaio 2024 e dalla Camera il 19 Giugno 2024.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la Legge il 26 Giugno 2024.

Alberto Minazzi

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