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Tumori: metà si cura, nuove strategie all’orizzonte

Tumori: metà si cura, nuove strategie all’orizzonte

Dati Aiom: diagnosi stabili e tassi di guarigione in crescita. Nuove sperimentazioni aprono la strada all’uso di virus geneticamente modificati per combattere il cancro, ma servono ulteriori conferme

La metà delle persone che, oggi, hanno un tumore è destinata a superare definitivamente la malattia.
E le nuove diagnosi di cancro registrate in Italia nel 2024, circa 390 mila, sono sostanzialmente stabili rispetto al 2022/23.
La prima buona notizia, in campo oncologico, arriva dagli ultimi dati presentati dall’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom), che pure sottolinea come serva, ai fini della prevenzione, una maggiore attenzione agli stili di vita.
Ma anche dalla ricerca scientifica arriva l’annuncio di possibili nuove strade percorribili per la cura dei tumori.
Uno studio appena pubblicato sulla rivista Cell descrive per esempio un innovativo approccio che sfrutta l’ingegneria genetica applicata ai virus.

L’idea: dai trapianti, alla cura dei tumori

A effettuare gli innovativi esperimenti è stato un team cinese della Guangxi Medical University di Nanning.
L’idea di partenza nasce da due considerazioni. La prima sono le ottime prospettive mostrate recentemente dalle terapie con virus oncolitici utilizzati per il trattamento delle neoplasie maligne.
La seconda considerazione deriva invece da un settore completamente diverso: quello dei trapianti.
L’impianto sull’uomo di organi dei maiali è infatti, potenzialmente, un’ottima alternativa a quelli provenienti da donatori umani. Ma c’è una controindicazione: l’elevato rischio di rigetto.

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Questo perché gli anticorpi umani si legano agli zuccheri presenti sulle superfici dei tessuti suini, attaccandoli. Risposta anticorpale che viene evitata, nei trapianti, attraverso la bioingegnerizzazione.
Che può tornare utile per scatenare l’attacco dell’organismo contro il tumore.

Tumori “mascherati” da tessuto suino

Gli scienziati hanno dunque provato a camuffare le cellule cancerose in modo da farle assomigliare al tessuto suino e ingannare così il sistema immunitario.
E’ stato così sviluppato con successo un virus della malattia di Newcastle, pressoché innocuo per l’uomo, ricombinato con il gene suino che innesca il rigetto.
Si è provato quindi a somministrare per via endovenosa il virus che codifica l’enzima che decora le cellule con alcuni zuccheri del maiale a 5 scimmie con cancro al fegato. E il risultato è stato quello di prolungare la loro sopravvivenza da una media di 4 mesi a oltre 6 mesi.

Il virus, spiega lo studio, “ha mostrato una capacità superiore di eradicare le cellule tumorali nelle scimmie con carcinoma epatocellulare primario”. Si è dunque passati alla sperimentazione umana, trattando 20 pazienti con cancro metastatico recidivante/refrattario.

I risultati sull’uomo e le prospettive

I risultati sull’uomo descritti evidenziano “un tasso elevato (90%) di controllo della malattia e risposte durature, senza gravi eventi avversi e anticorpi neutralizzanti clinicamente funzionali”.
Ne consegue una “minima immunogenicità” ed è così dimostrata la possibilità di utilizzo del virus per l’immunoviroterapia.

Come riporta la rivista Nature, i risultati sono però ancora contrastanti, visto che dopo 2 anni i tumori di 2 persone si erano ridotti, senza però scomparire completamente, quelli di 5 persone avevano smesso di crescere. Solo 2 partecipanti non hanno ricevuto alcun beneficio dal trattamento, mentre per il resto del campione l’espansione del tumore è ripartita dopo l’iniziale stop.
La strategia, dunque, andrà ulteriormente verificata. Al riguardo, gli studiosi sottolineano come siano “in fase di applicazione sperimentazioni cliniche di fase II-III per diverse neoplasie, segnando progressi nello sviluppo clinico del virus, valutandone efficacia e sicurezza”, oltre a cercare la combinazione con altre terapie per migliorarne i risultati.

Alberto Minazzi

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Tag:  ricerca, tumori