Non tutte le monete uniche europee introdotte dal 2002 hanno lo stesso prezzo: ecco quali valgono di più
Parlare del valore di una moneta non è così semplice come potrebbe apparire.
Generalmente, il concetto si riferisce al potere d’acquisto o al tasso di cambio con altre valute.
Chi ha vissuto, nel 2002, il passaggio alla moneta unica europea, per esempio, ricorda probabilmente ancora come, in quell’occasione, fu fissata una volta per tutte la cifra di 1936,27 vecchie lire per avere 1 euro.
Inoltre, venuto meno per le somme circolanti il conio con metalli pregiati come oro e argento, acciaio, alluminio, ottone, bronzo o le leghe di rame e nichel (più zinco per la parte dorata) utilizzate per esempio per i tagli da 1 e 2 euro hanno un valore intrinseco della materia assai marginale rispetto a quello nominale che rappresentano.
In realtà, però, non tutti gli euro sono uguali. Non tanto per la diversa immagine scelta da ogni Stato per la faccia nazionale della propria moneta (in Italia, l’Uomo vitruviano di Leonardo), quanto proprio per il prezzo, in alcuni casi ben superiore a quello applicato negli scambi, che sono disposti a pagare i collezionisti per i pezzi più ricercati.
Quando una moneta vale più di 1 euro
Guardiamo, per iniziare, all’Italia. Non tutte le annate, dal 2002 al 2024, hanno visto una uguale tiratura di pezzi. La rarità è dunque il primo fattore da tenere in considerazione per valutare quanto potrebbe valere sul mercato numismatico una moneta che ci è capitata in tasca. E, per il nostro Paese, gli anni in cui sono state coniate meno monete sono stati quelli dal 2018 al 2020, con 1 milione di pezzi ciascuno, seguiti dalle serie del 2004 e 2005, a quota 5 milioni.
Ci si può rendere comunque conto che non si tratta di numeri così ridotti. E, infatti, è difficile considerare questi dei pezzi da collezione. Molto spesso, al contrario, una moneta viene considerata unica o quasi se presenta un errore di conio, con le conseguenti valutazioni che possono arrivare anche qualche centinaio o migliaio di euro per esemplare. Identico ragionamento va fatto per le serie limitate o le edizioni speciali commemorative.
C’è anno e anno, c’è Stato e Stato
Anche se il cambio di valuta, nei Paesi che aderiscono all’euro, è avvenuto il 1° gennaio 2002, l’adozione della moneta unica decisa dai primi 11 Stati membri dell’Unione Europea risale al gennaio 1999, anno in cui iniziò anche la prima produzione di pezzi. In molti Paesi, queste prime monete sono scomparse, per cui ne è aumentato il valore per chi ne è in possesso e non le ha riconsegnate alle autorità per ottenere il cambio con la moneta corrente.
In Belgio, Francia, Finlandia, Spagna e Olanda, invece, questi euro continuano a circolare. E a valere semplicemente 1 euro. Guardando ai singoli Stati, però, ci sono altre annate in cui la tiratura è stata bassa e le monete, di conseguenza, sono lievitate di valore. Tra gli esempi, le greche post 2012 (prodotte al massimo per 32.500 pezzi l’anno), le tedesche dal 2008 in poi, le monete di piccoli Stati come Vaticano (ufficialmente mai messe in circolazione!), Monaco, San Marino e Andorra, ma anche alcune portoghesi e spagnole, specie se con errori di conio.
La valutazione e i rischi
Trattandosi di un tema molto delicato, la vendita di monete rare, soprattutto online, è tra le più esposte a rischi di truffa. Per avere una valutazione corretta di una moneta, il consiglio è dunque quello di rivolgersi a un esperto numismatico, che prenderà in valutazione tutti gli aspetti da cui dipende il valore delle stesse sul mercato del collezionismo. E, insieme alla rarità, il primo aspetto da prendere in considerazione è lo stato di conservazione.
Al riguardo esistono delle scale che, per esempio, in Francia hanno 8 livelli. Il più elevato è chiamato “fior di conio”, non essendo rilevabile, nemmeno attraverso l’osservazione con una lente di ingrandimento, nessuna imperfezione, graffio o ammaccatura, conservando in sostanza la moneta lo stato in cui fu coniata. Se la moneta viene invece classificata come “bella” o “abbastanza bella”, a meno di una particolare rarità potete usarla tranquillamente per comprare un caffè.
Alberto Minazzi