Tra batteri, muffe e germi invisibili, l’igiene della biancheria da bagno è cruciale. Ogni quanto va cambiata? Ecco i consigli degli esperti
Ci sembrano innocui, li usiamo ogni giorno e non ci facciamo mai troppe domande: asciugamani e accappatoi sono i silenziosi protagonisti della nostra routine, ma nascondono più insidie di quanto immaginiamo. E non parliamo solo del rischio di scivolare o inciampare riportato dalle statistiche.
Questi accessori di casa, se trascurati, possono trasformarsi in vere e proprie colture batteriche.
Vi siete mai chiesti quanti microbi si nascondano nel vostro asciugamano?
Spoiler: dopo una settimana potrebbero essere milioni.
Secondo uno studio, un asciugamano appena lavato contiene circa 190 mila batteri, che salgono a 17 milioni dopo appena un giorno di utilizzo e a 94 milioni passata una settimana. Né fanno eccezione gli asciugamani da cucina, in cui uno studio statunitense negli scorsi anni ha trovato batteri coliformi nell’89% dei casi ed escherichia coli nel 25%.
Ogni quanto cambiate l’asciugamano?
La domanda di partenza che ci dobbiamo porre, in tal senso, è allora molto semplice: ogni quanto sostituiamo gli asciugamani in uso con altri freschi di bucato?
Siamo sicuri (o almeno ci auguriamo…) che alcuni eccessi emersi da un sondaggio sul tema condotto nel Regno Unito non si ripropongano anche da noi. Perché se il 24% del campione inglese ha risposto che effettua il cambio una volta a settimana, c’è anche un 3% che ha ammesso di farlo una volta l’anno.
La giustificazione più comune? L’asciugamano non si mostra sporco e possiamo continuare a utilizzarlo.
L’umidità è amica di microbi e batteri
Attenzione, però. Anche la comune pratica di lasciare gli asciugamani stesi in bagno (meglio farlo al sole) per consentire l’evaporazione dell’acqua è sconsigliata: lo sciacquone mette in circolazione nell’aria micro-organismi e rifiuti organici.
Lo sporco dei teli usati per asciugarsi non è solo quello visibile. Al contrario, ciò che rende pericoloso un asciugamano o un accappatoio è proprio ciò che non vediamo. Perché l’umidità che, giocoforza pensando all’uso che si fa di questi oggetti, viene trattenuta è il terreno preferito da batteri, microbi e altri agenti che possono attentare alla nostra salute.
Cambio di asciugamani e accappatoi: ecco quando va fatto
La risposta giusta, o quantomeno accettabile per avere asciugamani “sani”, alla domanda che ci siamo posti in premessa è quindi di effettuare il cambio di quello da viso almeno una volta a settimana, meglio ancora con intervalli di 3 o 4 giorni, e ancor più di frequente per quello da bidet.
Tutto questo, ovviamente, come consiglio generale, unito a quello di far utilizzare a ogni componente della famiglia esclusivamente il proprio asciugamani.
In caso di malattia, per esempio, la frequenza di cambio va aumentata, arrivando anche alla sostituzione giornaliera, così come nel caso di sporco straordinario.
Per l’accappatoio, il periodo standard è invece di 10 giorni, ricordando però che vi si depositano anche residui organici, come capelli e cellule morte, che contribuiscono a loro volta alla proliferazione dei germi. In generale, è dunque opportuna la sostituzione appena il capo inizia a emanare un cattivo odore. Inoltre, bisogna sempre aspettare che l’accappatoio sia asciutto prima di riporlo. In caso contrario, è possibile la formazione di muffe.
I batteri e gli altri agenti contaminanti
La gamma di minuscoli ospiti che si possono trovare tra le fibre di un asciugamano o di un accappatoio, del resto, è ampia ed estremamente variegata: dai batteri della pelle (normalmente ne ospitiamo in condizioni di normalità circa un migliaio) a quelli intestinali (come stafilococco ed escherichia coli), dai microbi ai funghi presenti nell’ambiente, fino alla salmonella, comune causa di diarrea, al norovirus e allo stesso Sars-CoV-2, che vi può sopravvivere fino a 24 ore.
Si calcola che sul pavimento del bagno vivano fino a 2 milioni di batteri, tra cui i “patogeni opportunisti”, normalmente innocui, ma rischiosi se infettano l’organismo attraverso un taglio o colpiscono una persona con sistema immunitario indebolito. Con il rischio che cresce se l’asciugamano è condiviso, possibile causa anche di verruche e condilomi.
L’atto dell’asciugatura delle mani, del viso o del corpo che avviene meccanicamente, inoltre, se effettuato con eccessivo vigore può alterare la funzione di prima barriera naturale che la nostra pelle svolge nei confronti degli agenti esterni, rendendoci così maggiormente vulnerabili. E, infine, va usata massima attenzione quando si usa lo stesso asciugamani per le mani, più esposte ai batteri ma più resistenti, e il viso, che è maggiormente vulnerabile in occhi, bocca e naso.
Consigli per il lavaggio (e la sostituzione definitiva)
Oltre alle tempistiche di sostituzione, vanno allora usate alcune precauzioni anche nel lavaggio degli asciugamani e degli accappatoi. La temperatura di lavaggio, per esempio, deve essere più elevata rispetto ad altri capi, raggiungendo almeno i 40° (temperatura massima per la microfibra), ma evitando di superare i 60° per evitare danneggiamenti, specie ai capi colorati.
Virus e batteri possono essere neutralizzati con prodotti antimicrobici. Ed è efficace anche la candeggina, che però può più facilmente danneggiare il tessuto. Così come è consigliato di non eccedere con l’ammorbidente (che può essere sostituito da una combinazione di aceto di mele ed oli essenziali) per evitare che l’asciugamano aumenti l’idrorepellenza e, di conseguenza, la sua efficacia.