Un progetto che trasforma l’arredo urbano in un luogo di inclusione, riflessione e connessione emotiva
Fanno parte dell’arredo urbano. Talmente parte che a volte neanche le consideriamo.
Eppure, le panchine sono “luoghi” importanti.
Non solo perché garantiscono la possibilità di ricaricare le energie al bisogno ma anche perché accolgono i battiti di una città e spesso i sospiri di chi vi vive.
In alcuni parchi del comune di Venezia, queste silenziose compagne di attimi quotidiani sono state trasformate in vere e proprie narratrici d’anima.
Diventando ora un inno all’amore, ora un rifugio per la tristezza, una culla per la gioia o un canto alla felicità.
Ogni seduta intreccia le storie di ognuno di noi: il primo bacio di due innamorati, la gioia di una madre che osserva i figli giocare, la solitudine che trova conforto nella compagnia del vento.
Momenti che alcune panchine veneziane raccontano, dando espressione al fluire delle emozioni che segnano il ritmo della vita.
Una nuova idea di spazio cittadino
Le “panchine animate” fanno parte di un progetto che non solo arricchisce l’arredo urbano ma che intende trasformare una componente estetica o funzionale della città nella dimostrazione di come l’ambiente in cui viviamo possa influenzare e riflettere il nostro stato d’animo emotivo.
Con cuori rossi, lacrime, sguardi accigliati, sorrisi e note musicali. Con i colori: il rosa, il blu, il verde, il giallo e il bianco che diventano narrazioni, parlano dei sentimenti più profondi.
Fautori del progetto, inaugurato a Villa Bisacco Palazzi, sono stati i ragazzi del Centro Don Orione di Chirignago e della Cooperativa Sociale La Rosa Blu che, grazie al coordinamento e all’aiuto di professionisti ed educatori, hanno creato, progettato e realizzato queste “installazioni artistiche” che vanno oltre l’arte per promuovere l’inclusione e il confronto tra persone con esperienze diverse favorendo la creazione di una comunità più coesa e sensibile.
Luoghi in cui ogni emozione trova il suo posto
“Le panchine diventano quindi simboli di accoglienza, luoghi dove ognuno può sentirsi parte di un tutto – ha sottolineato Don Filippo Benetazzo, direttore del Centro Don Orione -.La panchina rappresenta anche un luogo di relazione, che ricarica e fa sentire la presenza dell’altro, proprio come la Casa che da 52 anni si prende cura di persone con disabilità”.
Sono testimonianza della “validità di ogni esperienza emotiva” e simboli anche di un nuovo modo di concepire la città, dove ogni emozione, anche la più difficile, trova il suo posto.
Le panchine animate di Venezia non sono le uniche a creare un legame più profondo tra le persone e gli spazi che abitano.
L’inclusione sociale, la partecipazione attiva e l’espressione artistica sono i fili conduttori di progetti simili realizzati anche altrove in Italia. A Roma, per esempio, all’interno del Parco degli Acquedotti e di Villa Borghese alcune panchine sono state trasformate in vere e proprie opere d’arte. Panchine artistiche sono state realizzate anche a Bologna in collaborazione con scuole e associazioni locali. A Torino il progetto ha coinvolto artisti e bambini nel Parco della Pellerina e a Catania a decorare le “panchine artistiche” sono stati degli artisti locali.