Il rilancio della figura della Madonna, tra laicità, arte e cinema, diventa un fenomeno globale
La “gloria imperitura” è destinata a pochi eletti. E accade raramente di vedere queste grandi personalità trascendere il proprio ambito originario, per affermarsi come riferimento trasversale.
Una di queste è senza dubbio Maria di Nazareth. Della quale si sta assistendo a un rilancio come simbolo universale anche nella laicità, al di là di chi la venera come la madre del Cristo.
Google ne dà testimonianza con le sue statistiche sui volumi di ricerca effettuati dagli utenti in rete.
Maria di Nazareth (con l'”h” finale e senza) ha segnato dei picchi assoluti in occasione dell’8 settembre, quando si ricorda la sua nascita, del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madonna e l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione.
Non stupisce molto, visto le ricorrenze. Ma non sono state solo queste occasioni ad accendere una nuova attenzione nei confronti della figura di Maria.
Proprio a maggio, infatti, è uscita la serie televisiva a lei dedicata.
Maria e il kolossal di Netflix
È la conferma che sempre più persone, magari anche non credenti, si stanno avvicinando alla figura di Maria.
Che proprio in questi giorni prima del Natale è la protagonista dell’ultimo murales (il primo a tema mariano) del misterioso street artist Banksy.
Ma sono soprattutto i film dedicati a fungere da volano per la riscoperta della Madonna, offrendo anche prospettive diverse da quelle tradizionali.
“Storia di Maria”, il kolossal disponibile sulla piattaforma Netflix (tra gli interpreti un grande del cinema come Anthony Hopkins nei panni di Erode), è al tempo stesso un film d’azione e un racconto di formazione, che dipinge Maria, interpretata dall’attrice Noa Cohen, come una giovane donna dal carattere forte, una figura femminile rivoluzionaria capace di affrontare con coraggio, forza e uno spirito solido le tutt’altro che semplici sfide che sono state riservate alla sua vita.
Maria di Nazaret nella storia del cinema
In linea con la recente tendenza alla riscoperta laica dei valori che caratterizzano la figura di Maria, l’originalità della pellicola è proprio il taglio che si è voluto dare al personaggio di Maria. Perché i film dedicati alla Madonna sono già numerosi.
Ma, a differenza delle arti figurative e letterarie, che hanno provato a proporre tematiche di rottura accanto a quelle tradizionali, raramente, in passato il cinema ha cercato di spingersi oltre la prospettiva strettamente teologica.
E Maria, così, in pochi casi è al centro della scena. “Bernadette” del 1943 è incentrato sull’apparizione di Lourdes. Pier Paolo Pasolini, in “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) ne propone la drammaticità ai piedi della croce. E ancora, tra i tanti, da ricordare la Madonna in “The Passion” di Mel Gibson (2004) o, in tv, in “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli (1977). Anche se bisogna attendere il 2023, con “Vangelo secondo Maria”, tratto dal libro di Barbara Alberti, per veder proposta Maria come la semplice ragazza che era prima dell’Annunciazione.
La figura di Maria, tra mito e tradizione
Ma chi era Maria di Nazareth? Partiamo dal nome, che noi tramandiamo nella traduzione italiana dell’originale ebraico Myrhiam. Poi, nella tradizione cristiana, è identificata come la donna che ha generato Gesù Cristo. Una scelta tutt’altro che semplice, l’accettazione di questo ruolo fondamentale per l’umanità, che la ragazza ebbe il coraggio di fare, pur conscia di possibili rischi e conseguenze, essendo promessa sposa al giovane Giuseppe.
Negli scritti cristiani più antichi, da San Paolo ai primi Vangeli, Maria, con la sua doppia dimensione umana e divina, è ancora una figura marginale, che però acquisisce progressivamente importanza, al centro di accesi dibattiti teologici ma contemporaneamente sempre più oggetto di venerazione.
Fino ai giorni nostri, quando è la figura femminile più venerata al mondo, con un enorme numero di chiese dedicate.
Basti pensare che solo in Italia i santuari mariani superano il migliaio.
Alberto Minazzi