L’indagine degli psicologi e di Skuola.net: nelle nuove generazioni cresce la difficoltà a relazionarsi di persona
Alzi la mano il genitore che non ha mai sbottato nei confronti del proprio figlio con un: “Ma dove hai la testa?”. Il problema, nella società attuale, è che la “testa” delle nuove generazioni, sempre più immersa nel mondo virtuale e dei social network, sta producendo preoccupanti effetti sulla vita reale, riducendo la capacità di relazionarsi dei giovani.
Per esempio, più di un quarto (il 26,8%) del campione di 2510 ragazzi tra 10 e 24 anni interpellati nell’indagine svolta dagli psicologi dell’associazione DiTe e dal portale studentesco Skuola.net ha dichiarato in pratica di non avere amici in carne e ossa, coltivando regolarmente i propri rapporti solo all’interno delle piattaforme digitali.
E questo innesca una spirale negativa di sempre maggior isolamento, visto che il 14,4% ha dichiarato di far fatica, spesso se non sempre, a incontrare di persona i propri amici.
Per metà dei nostri giovani, soprattutto per quanto riguarda le ragazze, la dimensione all’interno della quale stanno crescendo rischia di essere esclusivamente quella digitale.
Il peso del mondo virtuale nella vita dei giovani di oggi
I risultati della ricerca, realizzata in occasione della “Giornata nazionale contro le dipendenze tecnologiche” indetta per il 30 novembre dall’associazione DiTe, sono stati anticipati dall’agenzia Adnkronos. “I dati – sottolinea Giuseppe Lavenia, presidente dell’associazione che si occupa di questo tipo di dipendenze, di gap e di cyberbullismo – ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini”.
Tra gli altri risultati, emerge infatti che il 49,3% dei giovani ammette di essere influenzato da ciò che vede sui social media e il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali.
L’influsso negativo della rete si produce comunque su diversi piani. Per esempio, il 36% degli interpellati ammette che il rapporto con il proprio corpo dipende dai modelli proposti dai social. Che, al tempo stesso, vengono visti come la soluzione in cui rifugiarsi in caso di tristezza o rabbia (58%), ma anche quando si provano frustrazione e delusione (54,4%).
La differenza di genere e la visione del futuro
I numeri del sondaggio inducono alla necessità di una riflessione in generale. È però al tempo stesso vero che l’influenza negativa dei social media è decisamente più marcata tra le ragazze.
Quel che vedono online, infatti, ne condiziona circa 2 su 3 (il 65%): più del doppio dei maschi, che si fermano al 31%. A conferma che, alla base, c’è la necessità di aumentare l’autostima e ridurre le insicurezze femminili si aggiunge la quota di giovani che ritengono rilevante l’impatto dei social sul rapporto col proprio corpo: il 47% tra le ragazze, il 18% tra i maschi.
All’immediato impatto sull’umore e sulla percezione di sé dei giovani che, indifferentemente dal genere, basano la propria esistenza prima di tutto sulla dimensione digitale, si aggiunge poi anche quello della prospettiva che ciascuno di loro vede per il proprio futuro. È ben il 62,3%, con una quota che i ricercatori sottolineano più elevata con l’avanzare dell’età, a confessare infatti di far fatica a immaginare quello che sarà il loro domani. Segno, interpretano gli psicologi, di una più ampia incapacità di progettazione a lungo termine.
Una speranza di cambiamento
Provando a ragionare con ottimismo su quelle che possono essere le basi per iniziare un cambiamento di prospettiva, l’indagine fa notare innanzitutto che circa la metà dei giovani vorrebbe avere una sana “vita analogica”, provando a uscire di casa per divertirsi, a fare sport con regolarità e ad avere un’alimentazione equilibrata.
Inoltre sebbene il 53,4% degli intervistati dichiari di trascorrere da 1 a 3 ore al giorno sulle piattaforme online, all’aumentare dell’età aumenta anche la consapevolezza che è necessario cambiare rotta.
In tal senso, se il 49% del totale è favorevole all’introduzione dell’obbligo di un “patentino digitale” per navigare in rete, la quota sale al 66% tra chi ha 19 e 24 anni.
Così come il 90% dei più grandi rileva il peggioramento della capacità di comunicare nel mondo reale dovuto all’abuso dei social contro il 56% nella fascia 10-15 anni.
Numeri più bassi, ma comunque significativi (29%) tra i diretti interessati, anche sul consenso a vietare lo smartphone agli under 14 e i social agli under 16: la media è del 47%, che sale al 49% nella fascia 19-24.
In ogni caso, solo il 32% non parla mai di questi temi con i propri genitori, con il 48,7% che auspica un maggior coinvolgimento degli adulti, ritenuti un possibile aiuto importante. Sempre che non siano troppo invasivi: solo il 51,2% accetta l’idea di una geolocalizzazione da parte dei genitori, già vissuta dal 62,3% di loro.
Alberto Minazzi