Il report del Ministero dell’Interno evidenzia un allarme crescente: omicidi, violenze sessuali, stalking e maltrattamenti in aumento. Impennata delle richieste d’aiuto al numero
Nel 2024, parlare di violenza sulle donne è purtroppo ancora assolutamente d’attualità.
Lo sottolinea il report “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, pubblicato dal Ministero dell’Interno in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre.
Lo confermano le cifre dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’XI “Rapporto Eures”, le chiamate ricevute dal numero antiviolenza e stalking 1522, l’analisi dell’Istat sulla percezione della sicurezza.
“Quanto fatto finora – ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – non è, sufficiente a salvaguardare le donne. È un’emergenza che continua“.
“Una piaga sociale e culturale che non ci consente di voltare lo sguardo dall’altra parte, ma che ci spinge a riflettere e ad agire con ogni azione possibile”, aggiunge la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Intanto si moltiplicano comunque le iniziative per prevenire le violenze, quelle per diffondere sempre più la consapevolezza e la scienza prova ad approfondire la conoscenza delle conseguenze per le vittime.
Con dati preoccupanti, perché lo studio EpiWe, arrivato alla seconda fase multicentrica (in Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Liguria), ha evidenziato che la violenza lascia “cicatrici” anche a livello genetico.
Violenza in aumento nei primi 6 mesi del 2024
Il Viminale sottolinea come lo studio del Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale, ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica sicurezza, i primi 6 mesi del 2024 hanno fatto registrare un incremento tutte le voci prese in considerazione.
Così, le violenze sessuali (reato che colpisce nel 91% dei casi le donne, di cui 28% minorenni) sono cresciute del +8%.
Lo stalking, le cui vittime sono al 74% donne, del +6%.
I maltrattamenti in famiglia, contro donne nell’81% dei casi, del +15%.
I provvedimenti di allontanamento e il divieto di avvicinamento del +38%.
In significativo aumento anche i reati introdotti dal Codice rosso per ampliare la tutela delle donne vittime di violenza. Si va dal +67% della costrizione o induzione al matrimonio al +2% delle lesioni permanenti al viso, fino al +22% del cosiddetto “revenge porn”, cioè la diffusione di immagini o video a sfondo sessuale.
Femminicidi e violenze familiari: cambiano gli autori, ma il fenomeno resta allarmante
Scende al 56% la quota le donne vittime del partner o dell’ex, che erano state il 62% di quelle uccise in ambito familiare nel primo semestre 2023 e il 67% a fine anno.
Aumenta però (dal 25% al 33%), sempre nel confronto tra semestri, il numero di omicidi commessi dai genitori o dai figli.
Tra le altre statistiche del report, gli stranieri compiono il 19% degli atti persecutori e il 19% dei maltrattamenti in famiglia.
Diminuiscono (da a 95 a 75, -21,1%) le vittime italiane, crescono da 17 a 24 quelle straniere, con un incremento del +41,2% che le ha portate a quasi un quarto del totale. Al contrario, mentre sono stabili (83) gli autori italiani, diminuiscono (da 23 a 16) gli stranieri che hanno compiuto un femminicidio.
Il 45,8% dei femminicidi di vittime straniere sono stati compiuti da autori italiani, solo 3 femminicidi di donne italianesono avvenuti per mano straniera, in calo deciso se confrontato al 13,5% del 2023.
Quanto alle modalità, in 19 casi (18 nel primo semestre 2023) sono stati compiuti con armi bianche o improprie, in 11 (contro 17) con armi da fuoco, in 8 con lesioni e percosse (stabile) così come per soffocamento, strangolamento o asfissia (erano 9), mentre 1 caso è avvenuto per avvelenamento.
Le donne uccise in Italia nel 2024 e il numero “1522”
Il tema delle donne uccise in Italia è approfondito dall’XI “Rapporto Eures”, secondo il quale, tra il 1° gennaio e il 18 novembre hanno perso la vita in 99, con una prevalenza nelle regioni centrali e un calo sia al Nord che, ancor più marcato, al Sud. Il fenomeno è segnalato in crescita nei comuni sotto i 5 mila abitanti.
Tra gli altri trend evidenziati, l’aumento di vittime over 65 (il 37,4% del totale), soprattutto per mano di coniuge o figli. Aumentano dunque anche gli autori del crimine con più di 64 anni (il 27,8%), ma anche quelli under 25, saliti da 4 a 12. E le figlie uccise sono quasi raddoppiate, passando da 5 a 9.
Intanto, i contatti (tra telefonate, app e chat) ricevuti dal numero 1522 del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio sono stati circa 48 mila dal 1° gennaio al 30 settembre, in crescita del +57% rispetto allo stesso periodo del 2023, rendendo strutturale il picco di 800 contatti al giorno registrati tra novembre e dicembre dello scorso anno dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin.
@violawalkhome e i “punti viola” per le donne
Nel confronto effettuato dall’Istat tra i dati del 2015-16 e quelli del biennio 2022-23 relativi alla percezione della sicurezza da parte degli italiani, pur a fronte di un dato generale in crescita (esce a piedi con tranquillità il 76% del campione contro il 60,6% precedente) le donne percepiscono maggiormente i rischi.
Rispetto a una quota globale del 7,4%, è il 16,4% a sentirsi insicura a uscire da sola la sera e il 19,5% (rispetto al 5,3% totale) dichiara di non farlo per paura. Il picco di insicurezza è nella fascia tra 14 e 24 anni.
Il fenomeno si può leggere anche dall’aumento, segnalato dalle palestre, delle persone che si iscrivono a corsi di difesa personale, con anche un abbassamento dell’età di inizio da 25 fino a 14 anni. Lezioni che, a Roma, l’Associazione Pamela Mastropietro promuove con 8 sedute gratuite per approcciarsi alle tecniche base.
A tutela delle donne, poi, l’associazione non profit “DonneXStrada”, insieme all’espansione dei “punti viola”, ovvero i locali con personale formato all’intervento in caso di violenze, ha creato un servizio di videochiamata privata gratuita per chi abbia paura per strada, accessibile semplicemente attraverso l’invio di un messaggio sul canale Instagram @violawalkhome.
La giornata e la violenza sulle donne nel Mondo
Secondo l’Oms, circa 1 donna su 3, cioè 700 milioni in tutto il mondo, subisce violenza fisica o psicologica da parte di un uomo nel corso della propria vita. L’Organizzazione parla dunque della violenza sulle donne come di una grave violazione dei diritti umani, ma anche di una significativa problematica di salute pubblica, viste le ripercussioni sul benessere fisico, mentale, sessuale e riproduttivo, anche a lungo termine.
La stessa idea è alla base anche della Convenzione di Istanbul: il più importante trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvato dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa nel 2011.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata invece istituita dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1999. E’ stata scelta la data del 25 novembre in memoria dell’assassinio delle 3 sorelle Mirabal, soprannominate “mariposas” (farfalle), attiviste torturate, massacrate e strangolate in quel giorno del 1960 dal dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Leonidas Trujillo.
Proprio le Nazioni Unite definiscono la violenza come “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini. E la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, adottata nel 1993, include tra le possibili forme in cui si può manifestare “ogni atto di violenza fondata sul genere”.
I simboli “rossi” contro la violenza sulle donne
Accanto agli atti ufficiali, la lotta alla violenza sulle donne si è inoltre arricchita negli anni di una serie di simboli, accomunati dal colore rosso, che intende richiamare proprio quello del sangue delle vittime che hanno perso la vita.
Il principale di questi simboli sono le scarpe rosse: un messaggio di sensibilizzazione lanciato per la prima volta nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet, che ne collocò 33 paia in una piazza per sensibilizzare sul caso di Ciudad Juarez, la cittadina in cui, negli ultimi 30 anni, sono state assassinate più di 2.300 donne.
Rosse sono anche le panchine, presenti in sempre più città, che offrono occasione di riflessione. E rosso il nastro o fiocco che, adottato a livello internazionale nel 1991 per la lotta contro l’Aids, viene oggi utilizzato anche come logo delle iniziative contro la violenza.
Né, infine, poteva cambiare il colore con cui, in 25 novembre, numerosi monumenti cittadini in giro per l’Italia vengono illuminati, così come il segno tracciato con il rossetto sotto l’occhio che lanciò nel 2018 l’allora vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, attraverso la campagna “Non è normale che sia normale”.
Alberto Minazzi