Le fasce più vulnerabili sono i giovani e le famiglie con figli. Dilaga il lavoro povero e intermittente e c’è emergenza abitativa
Come ogni anno, il Rapporto Caritas accende i riflettori sul fenomeno della povertà ed esclusione sociale in Italia e i dati sono allarmanti. Oggi nel nostro Paese 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione, vive in una condizione di povertà assoluta. Il dato, che risulta in crescita rispetto al 2022 su base familiare ma stabile sul piano individuale, continua ad essere storicamente il più alto.
I numeri dal 2014 ad oggi indicano una crescita quasi ininterrotta che ha raggiunto picchi eccezionali dopo la pandemia passando dal 6,9% al 9,7% sul piano individuale e dal 6,2% all’8,4% su quello familiare. Non solo.
Dalla fotografia della Caritas emerge l’emergenza abitativa con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate e dilaga il lavoro intermittente con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. Per molti poi l’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie è quasi impossibile, alimentando le disuguaglianze.
Raddoppiato il numero delle famiglie povere al Nord, minori in povertà alimentare
Le fasce più vulnerabili della popolazione sono i giovani e le famiglie con figli.
Un dato salta subito agli occhi: oggi il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord Italia supera quello del Sud e Isole complessivamente. Analizzando i dati si vede che dal 2014 al 2023 al Nord il numero di famiglie povere è praticamente raddoppiato, passando da 506 mila nuclei a quasi un milione, +97,2%, mentre nel resto del Paese la crescita è stata molto più contenuta con un +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno.
Un altro elemento di criticità riguarda i minori. Secondo i dati Istat, si contano complessivamente 1 milione 295 mila bambini poveri, vale a dire che quasi un indigente su 4 è un minore con l’incidenza della povertà assoluta per questa fascia di popolazione ai massimi storici, pari al 13,8%, il valore più alto di tutte le fasce d’età.
Inoltre, da quanto rileva l’’Atlante dell’Infanzia (a rischio) di Save The Children del 2023, in Italia 200mila bimbi tra 0 e 5 anni vivono in povertà alimentare ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Rappresentano l’8,5% del totale e oltre la metà risiede al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12,9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord.
Il lavoro non è sempre fattore di tutela e protezione sociale
Assieme alla povertà minorile, un altro elemento di allarme sociale che si coglie dai dati Istat riguarda i lavoratori.
E’ infatti in continua crescita la povertà tra coloro che possiedono un impiego: complessivamente riguarda l’8% degli occupati contro il 7,7% del 2022 anche se esistono significative differenze in base alla categoria di lavoratori considerato che se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, arriva invece al 16,5% se si volge un lavoro da operaio o assimilato.
Allarma la questione abitativa
A contribuire sulla drammatica situazione, è la questione casa. In attesa di un piano nazionale di rilancio delle politiche abitative, in Italia un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate, poco luminose e senza servizi come l’acqua corrente in bagno. Il 5% dei nuclei fa fatica a pagare le rate del mutuo o l’affitto e le bollette e la maggior parte di questi non ha la proprietà della casa. Le sentenze di sfratto per ben il 78% riguardano la morosità e presso i Centri di ascolto Caritas la dimensione abitativa risulta il terzo tra i problemi riportati, coinvolgendo il 22,7% dell’utenza.
Va anche detto che vi è uno stretto binomio tra povertà economica e povertà educativa: il 67,3% degli assistiti dalla Caritas possiede al massimo la licenza media inferiore. Inoltre vivere in una condizione in modo prolungato e cronico (la percentuale dal 2022 al 2023 è passata dal 54,7% al 59%) limita i progetti le aspettative e i sogni delle persone.
Le criticità del sistema carcerario
Un capitolo del rapporto Caritas 2024 quest’anno si intitola “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di Speranza” e riguarda la situazione carceri. Fino al 30 settembre 2024 i detenuti presenti nel 189 istituti penitenziari italiani risultano 61.862 a fronte dei 51,196 posti disponibili con la conseguenza di oltre 10 mila persone in esubero.
Il sovraffollamento e la conseguente difficoltà di gestione e avvio di attività educative per il rinserimento delle persone scaturiscono situazioni più che allarmanti. Basti pensare che fino al 3 novembre di quest’anno sono stati registrati 78 suicidi, dato che si sta avvicinando a quello dell’anno peggiore, il 2022, che ne ha fatti registrare 84.
Silvia Bolognini