Un progetto europeo coinvolge 20.000 cittadini nella raccolta di varietà di fagioli per contrastare la crisi alimentare globale
Sarà un legume (spesso sottovalutato) come il fagiolo a salvare il futuro dell’umanità dalle conseguenze legate al rischio di insicurezza alimentare che, come testimoniano i rapporti di Fao, Ocha, Unicef e Wfp, aumenta sempre più in Africa ma che, in futuro, tra cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, potrebbe estendersi anche al di là dei Paesi poveri?
La risposta, non avendo la sfera di cristallo, per ora non può essere che “forse”.
Di sicuro, però, già adesso si può agire con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le variegate caratteristiche genetiche di leguminose come appunto i fagioli. Ma anche i ceci, le lenticchie e i lupini, che da sempre costituiscono uno dei punti di forza della tradizione agricola dell’Europa.
Il progetto Increase
È quello che, da 5 anni, sta facendo il progetto europeo“Increase”, coordinato da Roberto Papa, docente ordinario di Genetica agraria all’Università Politecnica delle Marche.
“Increase”, che riunisce 26 partner internazionali e ha vinto quest’anno il Grand Prize dell’European Union Prize for Citizen Science come miglior esperimento di scienza partecipata, ha avviato un’iniziativa, incentrata proprio sui fagioli, alla quale tutti i cittadini del continente possono facilmente dare il proprio contributo.
Un esempio perfetto di agrobiodiversità e un approccio innovativo basato sulla conservazione decentralizzata delle risorse genetiche vegetali.
Increase prevede infatti di distribuire ai cittadini che decideranno di partecipare, diventando così un piccolo esercito di scienziati sparsi sul territorio, fagioli di oltre 1100 varietà, da coltivare negli spazi a disposizione. Non solo campi agricoli, ma anche semplici balconi o terrazze.
In questo modo saranno non solo raccolte sul campo informazioni scientifiche, messe poi insieme e analizzate dagli esperti, ma anche diffusa una più consapevole cultura del cibo, nella promozione dell’agrobiodiversità a rischio e nella rivalutazione di un prodotto sostenibile, in quanto coltivabile a basso impatto ambientale e con alta conservabilità ed elevate capacità nutritive.
Si fa presto a dire fagiolo
I fagioli, spiegano gli esperti di alimentazione, rappresentano un’eccellente fonte di proteine vegetali a basso indice glicemico, ricchi di fibre, sali minerali e vitamine del gruppo B.
Dal punto di vista energetico, spiega il Crea, un fagiolo è composto per il 55% di carboidrati, per il 27% da proteine, al 13% da fibra, mentre il restante 5% sono lipidi. Tra i minerali contenuti in 100 grammi (che apportano 106 kilocalorie), ci sono 2 mg di ferro, 0,2 di zinco e 1,4 microgrammi di selenio.
Parlando di fagioli, poi, il plurale è d’obbligo. Perché, secondo la Fao, sarebbero oltre 40 mila le varietà di questo legume esistenti.
In Italia, così, non ci sono solo il ben noti e più consumati fagiolo borlotto e il cannellino, ma si può dire che praticamente ogni zona del nostro Paese ha il suo fagiolo tipico. In Veneto, per esempio, c’è il fagiolo Lamon. In Toscana, i fagioli zolfini. E poi fagioli neri, fagioli all’occhio, fagioli rossi... Ognuno con il suo sapore e le proprie caratteristiche peculiari.
L’esperimento e la app
Le adesioni al progetto sono già più di 20 mila. Ai partecipanti viene chiesto di scaricare e registrarsi all’app dedicata “Increase Csa”, sulla quale potranno essere inserite le osservazioni e le fotografie che documentano la crescita delle piantine di fagiolo. Dati ritenuti preziosi ai fini della conservazione delle diverse varietà in quanto forniscono informazioni utili relativamente alle caratteristiche mostrate dalle piante in ambienti e condizioni diverse.
I promotori hanno anche avviato collaborazioni con centinaia di scuole al fine del massimo coinvolgimento dei giovani studenti e delle rispettive famiglie. Le buste contenenti 6 varietà di semi di fagiolo vengono inviate per posta in primavera, gratuitamente, a coloro che hanno sottoscritto su base volontaria l’accordo gestito dalla Fao sullo scambio dei semi. Il sistema, che garantisce la tracciabilità, consente anche ai partecipanti, alla fine del ciclo dell’esperimento, di scambiarsi i semi sempre tramite la app.
Proprio il ruolo fondamentale attribuito ai partecipanti nella circolazione dei semi è uno degli aspetti che massimizzano la decentralizzazione del sistema di conservazione. Si crea cioè un contesto virtuoso, all’interno del quale la comunicazione si alimenta giorno dopo giorno anche attraverso i canali social. Come il gruppo Facebook “Increase Citizen Science Experiment – Italiano”, in cui sono gli stessi cittadini a fornire le informazioni richieste da chi è potenzialmente interessato.
Alberto Minazzi