Dal cabaret allo studio delle lingue: quando la traduzione del titolo di una pellicola straniera non è proprio letterale (e strappa anche qualche risata)
Il rapporto dell’Italia con i film importati è molto particolare.
In primo luogo, il nostro Paese può considerarsi una delle principali “patrie” del doppiaggio di qualità.
Una traduzione nella lingua locale che diamo per scontata, ma che invece è la normalità in non tutti gli Stati. Tra i principali, la Germania, la Francia, la Spagna, la Svizzera e l’Austria e, fuori dall’Europa, in Cina, India, Sudafrica e America Latina.
Nella maggioranza dei casi, si usano i sottotitoli, con anche curiose soluzioni intermedie come quelle dei Paesi Scandinavi (ma anche del Portogallo e dell’Olanda, così come negli Usa e in Canada) che doppiano solo i film per i bambini. O quella adottata in Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, dove la versione locale è prevista solo per i programmi tv.
In altri casi, a partire da Polonia e Russia, si usa invece la voce fuori campo.
Quando il titolo italiano sorprende
Una nostra usanza molto particolare è poi quella di tradurre anche il titolo della pellicola.
A volte con risultati che si discostano molto dall’originale. Al punto che il cabarettista romano Francesco De Carlo, che si esibisce anche fuori dai confini nazionali in lingua inglese, ne ha tratto un divertentissimo monologo, parzialmente pubblicato anche sulla sua pagina Instagram, che strappa risate sia al pubblico di madrelingua che a chi la mastica almeno in parte.
Tema che è stato affrontato ora anche da uno studio della piattaforma per l’apprendimento delle lingue online Preply, selezionando una lista di film stranieri con le traduzioni italiane più strane, partendo da quelli maggiormente conosciuti o caratterizzati da un titolo particolarmente sorprendente. Sono stati poi analizzati il budget di produzione e gli incassi ottenuti, calcolandone il rapporto e creando così una classifica dei film con traduzioni insolite che hanno riscosso il maggior successo commerciale.
Chi ha visto “Mascelle” e “A casa da solo”?
Sia De Carlo che Preply citano come esempi-simbolo “Jaws” e “Home alone”.
Anziché il letterale “Mascelle”, per il primo è stato scelto come titolo italiano “Lo squalo” e nel secondo caso ci si è discostati ancor di più, visto che “A casa da solo” è diventato “Mamma ho perso l’aereo”.
Con la curiosità, sottolineata dal comico, che anche il sequel, “Home alone 2” non ha potuto discostarsi da questa linea, diventando “Mamma ho riperso l’aereo”, aggiungendo inoltre “Mi sono smarrito a New York”.
Lo studio riporta poi, tra le versioni italiane più curiose, “Una notte da leoni” per “The Hangover” (ovvero “Postumi della sbornia”) e “Fuori i vecchi… i figli ballano” al posto del più neutro “Risky Business” (“Affare rischioso”).
Il cabarettista invece si sofferma sul poetico “The eternal sunshine of the spotless mind” (“L’eterna luce del sole della mente immacolata”), da noi diventato molto più prosaicamente “Se mi lasci, ti cancello”.
Chi riconosce questi film?
L’analisi di Preply diventa quasi un simpatico quiz quando si paragonano alcuni titoli originali con i corrispettivi italiani.
A cosa corrisponde, per esempio, “Mean Streets” (“Strade cattive”)?
Solo i cinefili, pensiamo, hanno saputo dire correttamente “Domenica in chiesa, lunedì all’inferno”.
E “The producers” (“I produttori”)? A meno di ricordare un episodio all’inizio del film, immaginiamo lo stupore di un inglese che si trovasse a controtradurre “Per favore non toccate le vecchiette”.
La versione letterale di “Lost in translation” (“Sperso nel trasferimento”, ma anche “Perso in traduzione”) indica curiosamente il risultato ottenuto quando si è scelto di chiamare “L’amore tradotto” l’Oscar 2003 di Sofia Coppola.
Una scelta con alla base probabilmente anche motivazioni commerciali, per avvicinare cioè maggiormente al pubblico il film anche nel titolo. Così come quando “The Sound of Music” (“Il suono della musica”) diventa “Tutti insieme appassionatamente”. O “Walk the line” (“Seguire la linea”) viene proposto come “Quando l’amore brucia l’anima”, citando un verso della canzone più famosa di Johnny Cash.
Il record di incassi di “Non aprite quella porta”
Lo stravolgimento del titolo può dunque tradursi in successo.
Lo studio evidenzia infatti come, nonostante il budget modesto di 140 mila dollari, abbia sbancato i botteghini (27 milioni di incassi) “The Texas Chainsaw Massacre” (“Il massacro con la motosega nel Texas”), con un evidente collegamento alla trama. Ovvero il cult movie horror da noi conosciuto come “Non aprite quella porta” che, nei sequel e remake, fa riferimento (anche nel titolo) al personaggio principale, il serial killer “Leatherface” (cioè “faccia di cuoio).
Nella classifica stilata dalla piattaforma per l’apprendimento delle lingue, al secondo posto tra i film di maggior successo con titolo profondamente cambiato c’è “Lo squalo” (476,5 milioni di incasso e un rapporto di 52,9 rispetto al budget), seguito dal musical “Tutti insieme appassionatamente” (quoziente di successo pari a 34,9).
Vengono poi “L’amore tradotto” (incasso globale di 118,7 milioni di dollari) e, a completare la top 10, “Mamma ho perso l’aereo”, il giapponese “La città incantata” (letteralmente l’improponibile “La sparizione causata dai kami di Sen e Chihiro”), “Voglia di vincere” (cioè “Teen Wolf”, “Lupo adolescente”), “L’attimo fuggente” (“La società dei poeti estinti”) e “Gli spietati” (“Imperdonabile”).
Alberto Minazzi