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Il Leone di Venezia e l'arte che Resiste: storia di una maestria Artigiana

Il Leone di Venezia e l'arte che Resiste: storia di una maestria Artigiana

Dal laboratorio della storica Fonderia Artistica Brollo escono capolavori che raccontano tradizione, passione e una tecnica che sta rischiando di scomparire. Luciano Brollo: “Oggi essere artigiani è un atto di resistenza”.

Avete presente il Leone con il quale ogni anno vengono premiati film e artisti durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del Cinema di Venezia?
La statuetta simbolo del Festival è figlia di una lunga tradizione di maestria artigianale che richiede tempo, competenza e una perfetta combinazione di arte e tecnica.
Il suo prototipo è nato in una storica fonderia che ha sede a Spinea dove da mezzo secolo, con passione e dedizione, Luciano Brollo, figlio del fondatore Giuseppe, porta avanti l’attività familiare di lavorazione e restauro di metalli nobili.

leone

L’artigianato tra creazione e restauro

Era il 1962 quando Giuseppe Brollo diede vita alla Fonderia Artistica Brollo, in origine un’azienda di artigiano orafo-argentiere che produceva semilavorati in argento a Mestre. Con il passare degli anni l’attività si è evoluta, a lui si è affiancato il figlio Luciano, che alla morte del padre ha raccolto il testimone e tuttora la porta avanti nell’ampio laboratorio a Spinea, in provincia di Venezia.
E’ lì che da 50 anni si realizzano oggetti sacri, medaglioni, trofei per manifestazioni, oggetti promozionali creati su misura, in oro, argento, ottone e bronzo oltre a restaurare oggetti che sono stati danneggiati nel tempo per riportarli alla forma e colori originali.

“L’oggetto antico – sottolinea Luciano Brollo, titolare della Giuseppe Brollo di Brollo Luciano & C. s.n.c. – è una fonte di emozioni e insegnamenti, mi immedesimo nell’artigiano che lo ha realizzato. Oggi portare avanti l’eredità di mio padre non è semplice, ma la passione per questo lavoro che mi ha trasmesso è il motore che mi sostiene nel portarlo avanti affrontando le difficoltà di un mestiere che purtroppo sta scomparendo. Essere artigiani oggi significa impegno e sacrificio notevoli, ma non intendo mollare”.

Luciano Brollo al lavoro

L’oggetto come simbolo

Ogni pezzo che esce dal laboratorio è interamente realizzato a Venezia.
Tra i lavori della Fonderia Artistica Brollo, oltre alla realizzazione del  prototipo dei Leoni della Biennale di Venezia e al restauro della pala della Chiesa di San Salvador a Venezia, vi sono realizzazioni artistiche commissionate tra le quali un candelabro a nove bracci per un importante negozio di Arte Ebraica di Venezia, un anello voluto dalla Diocesi per il Patriarca della città Angelo Scola quando arrivò la notizia del suo trasferimento a Milano e la realizzazione di un monumento dedicato ad un agente di polizia deceduto in servizio.

La capacità di dare concretezza alle idee

La tecnica di produzione di oggetti in oro, argento bronzo e ottone è quella della microfusione o fusione a cera persa che parte da un’idea o un modello fornito da cliente.

brollo
“Ciò che maggiormente caratterizza l’azienda – continua Luciano Brollo – è che siamo trasformatori di idee, una persona affida a noi il suo desiderio riguardo l’oggetto da realizzare e noi cerchiamo di soddisfarlo al meglio con particolare attenzione. La stessa che mettiamo nel restauro di oggetti di argenteria sacra o civile, in ottone o in bronzo. Ciascuno di questi ha bisogno di una cura particolare perché bisogna saper individuare le tecniche e i materiali che sono stati usati per ricostruirlo e riportarlo nuovamente al suo splendore”.

Così ogni giorno nel laboratorio di Spinea si realizzano prodotti che raccontano una storia, una tecnica ma soprattutto un’arte, quella dell’artigianato, che oggi sta scomparendo e che non fa avvicinare i giovani a questo mestiere.

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“La determinazione e l’amore per questo lavoro, che fin da piccolo ho colto in mio padre e che oggi mi accompagnano, – conclude Luciano Brollo – non appartengono ai giovani di oggi, le nuove generazioni non conoscono queste attività, si è persa anche la cultura dell’oggetto, è difficile far comprendere che dietro c’è una storia. Tuttavia voglio guardare con ottimismo al futuro e penso che tra qualche anno arriverà il momento del riscatto e i pochi artigiani bravi che curano il prodotto nei minimi particolari saranno rivalutati”.

Silvia Bolognini

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