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Carne e latte bloccano i tumori dell'intestino

Carne e latte bloccano i tumori dell'intestino

La scoperta di uno studio giapponese: gli antigeni alimentari innescano le cellule del sistema immunitario che proteggono dal cancro

La questione resta ancora estremamente dibattuta, con tutta la gamma delle risposte possibili: consumare latte e carne aumenta il rischio di tumori?
La tesi tradizionale, che dà una risposta positiva alla domanda (nel caso specifico riferendosi agli alimenti di origine bovina e al cancro del colon-retto), è stata per esempio rilanciata da uno studio del German Cancer Research Centre pubblicato sulla rivista Molecular Oncology a febbraio 2023.
Nell’ultimo aggiornamento di gennaio 2020, il sito della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro si tiene in una posizione intermedia affermando (relativamente al latte e ai latticini) che “i dati oggi disponibili non permettono di giungere a tale conclusione”. Anzi, si aggiunge che “contro alcuni tumori possono avere addirittura un effetto protettivo”.
Affermazione, quest’ultima, che trova ora un fondamento scientifico, che comprende anche la carne, le uova ed altri alimenti proteici di origine animale, nello studio del giapponese Riken Center for integrative medical sciences da poco pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology.

Gli antigeni alimentari che combattono i tumori

La scoperta cui sono arrivati al termine dei loro esperimenti i ricercatori guidati da Hiroshi Ohno è che gli antigeni alimentari, come le proteine del latte, aiutano a impedire ai tumori di crescere nel nostro intestino, in particolare nell’intestino tenue (anche se non in quello crasso). Queste proteine innescano infatti il sistema immunitario intestinale, consentendogli di fermare efficacemente la nascita di nuovi tumori.
La teoria sulla quale ha lavorato il team giapponese è partita dalle già note capacità di sopprimere i tumori dell’intestino che sono presenti in alcune cellule immunitarie attivate dai batteri intestinali e dal fatto che, anche quando non provocano reazioni allergiche ad alcuni cibi come arachidi, crostacei, pane, uova e latte, gli antigeni alimentari vengono comunque considerati dall’organismo come oggetti estranei da tenere sotto controllo.

I risultati dei test sui topi

È stata dunque testata la capacità che questi antigeni possono avere nella prospettiva della soppressione dei tumori nell’intestino tenue. A un gruppo di topi che presentavano una mutazione che non consentiva il corretto funzionamento di un gene di soppressione tumorale, sviluppando così tumori in tutto l’intestino, è stato somministrato cibo normale e cibo privo di antigene. Ed è emerso che, pur non diminuendo quelli nell’intestino crasso, i topi che hanno ricevuto cibo normale hanno avuto meno tumori nel tenue.
Il passo successivo è stato quello di aggiungere albumina, antigene presente nella carne, alla dieta priva di antigeni, per rendere identica la quantità totale di proteine dei due diversi regimi alimentari. Con il risultato della soppressione dei tumori dell’intestino tenue anche nel gruppo di topi che, nella prima parte dell’esperimento, non aveva beneficiato degli effetti protettivi, che dunque sono stati direttamente collegati alla presenza dell’antigene e non al valore nutrizionale del cibo.

Le conseguenze della scoperta

Tra gli altri risultati emersi è che la presenza di antigeni o albumina aggiunta artificialmente agli alimenti ha aumentato la quantità di cellule immunitarie, a partire dalle cellule “T”, nell’intestino tenue rispetto a quanto riscontrato nei topi che hanno seguito una dieta priva di allergeni. Attraverso ulteriori esperimenti, i ricercatori sono riusciti anche a rivelare il processo biologico che rende possibile un simile risultato.
Queste conclusioni hanno implicazioni cliniche. Se le diete prive di antigeni e proteine, adottate anche per perdere peso o ridurre gonfiore e infiammazione, possono aiutare le persone con gravi condizioni intestinali, al tempo stesso Ohno invita a considerare “con molta attenzione l’uso clinico di diete elementari nei pazienti con poliposi adenomatosa familiare”, che presentano un rischio più alto di sviluppare “tumori intestinali piccoli”, normalmente “molto più rari di quelli del colon”.

Alberto Minazzi

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Tag:  ricerca, tumori