Copasir, Antimafia, Governo e Parlamento in allerta. Milioni di dati rubati e migliaia di dossier specifici
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Tanti sono gli italiani che potrebbero esser stati oggetto delle attenzioni degli hacker della società di investigazioni private Equalize, al centro dell’inchiesta avviata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e che sta monopolizzando la scena politica come non si vedeva forse dai tempi di Tangentopoli.
Sarebbero infatti almeno 800 mila (ma si stima che le cifre possano addirittura essere superiori), non solo quindi personalità di spicco ma anche comuni cittadini, le persone al centro di quello che si prefigura come un vero e proprio fiorente mercato illecito delle informazioni: il dossieraggio.
E così si stanno muovendo con urgenza le istituzioni: dal Copasir all’Antimafia, dal Governo al Parlamento, che stanno valutando le contromisure per una stretta di tipo normativo a un’attività che potrebbe arrivare ad assumere profili anche di tipo eversivo.
Stamani, a Palazzo Chigi, si è così tenuto un vertice durante il quale si è parlato di misure preventive, di un rafforzamento delle misure di sicurezza e della necessità di proteggere maggiormente lo Sdi del Viminale attraverso il quale, secondo la procura di Milano, Equalize avrebbe trovato accesso a numerose banche dati dello Stato.
Alle 16.00 si riunirà invece il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno, un decreto legge con misure urgenti in materia, tra le altre cose, anche di competenza investigativa sulla criminalità informatica.
Dossieraggio e spionaggio: non sono la stessa cosa
Se l’inchiesta, sulla base soprattutto di intercettazioni, sta mettendo in luce le modalità d’azione di coloro che avrebbero contribuito a raccogliere letteralmente un garage di informazioni (quello della segretaria dell’amministratore delegato di Equalize Carmine Gallo, ex poliziotto, ora agli arresti domiciliari), ancora non è chiaro se c’è un fil rouge che ha portato alla raccolta di questi dossier illegali, molti dei quali richiesti da clienti.
Per il momento, dunque, si parla di dossieraggio, attività che va distinta da quella di spionaggio, finalizzato, attraverso l’ottenimento di dati sensibili, a influenzare la sicurezza nazionale, le strategie aziendali o altri aspetti fondamentali della vita sociale.
In ogni caso, secondo quanto finora emerso, le numerose persone coinvolte nell’inchiesta avrebbero raccolto o favorito la raccolta di dati privati o riservati estendendo la ricerca anche alla sfera personale e professionale delle vittime dei loro controlli mirando forse al ricatto o a un loro discredito, soprattutto riguardo personaggi politici.
Le ipotesi degli inquirenti
Quel che è certo è che la società di investigazioni private Equalize ha raccolto e conservato milioni di dati segreti ottenuti accedendo ai sistemi informatici pubblici e migliaia di dossier illegali sfruttando, nelle ipotesi dei pm, appoggi di alto livello, compresi quelli della criminalità mafiosa e dei servizi segreti, non solo italiani.
A disposizione Equalize avrebbe avuto una propria piattaforma informatica, denominata Beyond, collegata a un server lituano, in grado di bypassare il problema degli alert che, nello Sdi del Viminale, rendono maggiormente difficile l’accesso alle informazioni di alcune banche dati o personaggi.
Probabilmente attraverso dei virus, inoltre, Equalize sarebbe riuscita a trarre informazioni anche direttamente dai cellulari o PC delle vittime.
Anche se ora questa pratica viene effettuata sfruttando le moderne tecnologie, il dossieraggio non è un fenomeno nuovo. Non solo nella storia dell’Italia repubblicana, ma anche all’estero: dagli Stati Uniti, alla Russia, alla Cina. Anzi, nel grande Paese asiatico le attività di raccolta illecita di informazioni sarebbero state considerate strategiche già 3 mila anni fa.