Salute +

La violenza che incide sul genoma delle donne

La violenza che incide sul genoma delle donne

Il progetto EpiWe dell’Istituto Superiore della Sanità intende definire quanto le modifiche delle funzionalità del genoma siano profonde e quanto durano nel tempo

Non solo il disturbo da stress post traumatico, ma persino la predisposizione a sviluppare patologie non trasmissibili come tumore all’ovaio, problemi cardiovascolari e malattie autoimmuni potrebbero presentarsi più facilmente nelle donne che hanno subìto violenza sessuale.
Un collegamento che passerebbe attraverso modifiche della funzionalità, anche se non della sequenza, del genoma.
Riguardo al primo nesso, testato in uno studio pilota svolto su un campione sia pur limitato di 62 donne, ci sono già risultati preliminari, relativi a un pannello di 10 geni, che sembrano avallare la fondatezza della tesi. Adesso, per approfondire l’impatto della violenza nella prospettiva di altre patologie, lo studio EpiWe (Epigenetics for Women) promosso dall’Istituto Superiore di Sanità diventa multicentrico.

Lo studio EpiWe: capire per prevenire

In altri termini, per lo studio si apre adesso un periodo di osservazione, che durerà almeno un anno e mezzo, dei campioni biologici che saranno forniti volontariamente da donne che sono state vittime di violenza in 5 regioni: Campania, Lazio, Liguria, Lombardia e Puglia. L’obiettivo è quello riuscire a prevenire in maniera più mirata i danni alla salute capendo meglio come la violenza influisca sulla salute del genoma.

genoma

Quel che è stato dimostrato con lo studio pilota, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2023, è la capacità della violenza non di alterare la struttura dei geni, ma la loro espressione, con effetti che si possono manifestare anche a distanza di decine di anni dall’evento traumatico. Sarà questo il punto di partenza per provare ora a misurare la relazione tra violenza e patologie attraverso un’analisi dell’epigenoma nel tempo.

Il contributo delle donne

Iss, Ministero della Salute e Centro nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie, che hanno raggiunto l’accordo per dare il via a questa nuova fase della ricerca, invitano dunque tutte le vittime di violenza a dare il loro contributo, attraverso una campagna informativa svolta in ambulatori, pronto soccorso, Asl, case e centri antivolenza.
Prima di effettuare la donazione del campione biologico, attraverso un semplice prelievo di sangue, sarà chiesto di compilare un questionario.
Successivamente al primo, saranno quindi effettuati altri 3 prelievi, con cadenza semestrale, per valutare nel tempo le possibili variazioni epigenomiche, intercettare eventuali danni di salute più rapidamente possibile e poter così intervenire a livello multidisciplinare e integrato per la prevenzione.
I campioni raccolti saranno corredati da dati sul benessere psicofisico, in particolare relativamente alle patologie correlate allo stress.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  donne, genetica