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L'Italia vuol tornare a puntare sulle imprese dei giovani

L'Italia vuol tornare a puntare sulle imprese dei giovani

Il messaggio di incoraggiamento alle nuove generazioni lanciato dal Forum Giovani imprenditori di Confcommercio

Parafrasando il titolo di un famoso film del 2007, l’Italia è sempre meno un Paese per giovani.
Un’affermazione che diventa ancor più tragicamente reale se si guarda all’imprenditoria.
Perché in generale, sul fronte della popolazione residente, negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 10 milioni di appartenenti alle nuove generazioni, con invece un raddoppio di chi ha dai 65 anni in su.
Soprattutto nelle regioni del Sud, dove le condizioni economiche sfavorevoli hanno ridotto di 1 milione gli abitanti e di 1,9 milioni i giovani.
Ma, nello stesso arco di tempo, sono scomparse in Italia più di 180 mila imprese giovanili, anche in questo caso particolarmente al Meridione, dove si localizzano oltre il 40% delle aziende di questo tipo non più attive. Il tasso di imprenditoria giovanile è così sceso dall’11,9% all’8,8%,. E l’impatto negativo sul Pil è stimabile tra i 47 e i 63 miliardi di euro.

L’Italia ha bisogno di giovani imprenditori nel terziario

Eppure, proprio la forza imprenditoriale giovanile è uno dei pilastri che possono contribuire in maniera determinante a spingere la ripartenza.
Dati alla mano dell’analisi dell’Ufficio studi della Confederazione generale delle imprese italiane intitolata “L’importanza dell’imprenditoria giovanile per la crescita economica”, i Giovani imprenditori di Confcommercio hanno voluto lanciare dalla 15^ edizione del loro Forum, tenutasi a Milano un allarme che vuole essere al tempo stesso uno sprone.

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Nell’occasione si è infatti evidenziato che, per contrastare il declino, è necessario aumentare l’imprenditorialità giovanile, soprattutto nel terziario, settore che ha generato maggior crescita occupazionale.
“L’equazione risolutiva – ha affermato Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio – è “più imprese giovani nel terziario di mercato”. È da qui che si deve passare per forza. E anche lo squilibro generazionale va ridotto”.
Un impulso alla crescita che, ha proseguito Bella, l’imprenditoria giovanile può dare complessivamente all’intero Paese, ma soprattutto al Mezzogiorno “che ha sempre trovato nell’autoimprenditorialità un’ancora di salvezza contro la ridotta presenza di grandi imprese che generano lavoro dipendente”.

Le soluzioni possibili e le riflessioni

“Per rivitalizzare la relazione tra giovani imprenditori e crescita economica in un orizzonte di medio e lungo periodo – ha aggiunto il direttore dell’Ufficio Studi – occorre migliorare il contesto socio-economico e la demografia, incentivando la partecipazione femminile al lavoro per invertire la tendenza demografica a lungo termine; incentivare l‘imprenditorialità, promuovendo l’auto-imprenditorialità attraverso agevolazioni fiscali, semplificazione burocratica e variabili di contesto più favorevoli; agevolare l’accesso al credito per le imprese giovanili che rappresenta un investimento nell’innovazione che va sostenuto dalla collettività”.

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Anche il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo intervento ha citato alcune cifre.
“Nel 2011 le imprese giovanili erano quasi il 12% del totale, nel 2019 erano il 9,5%, nel 2023 l’8,8%. L’impresa è insomma un orizzonte che le nuove generazioni scelgono sempre meno. Tuttavia fare impresa è una delle decisioni a più alto impatto personale e sociale che possano esserci”. “I dati dimostrano – ha rincarato il presidente dei Giovani imprenditori, Matteo Musacci – che senza imprenditoria giovanile la stessa crescita, lo sviluppo, del Paese procede con il freno a mano tirato. Le imprese giovanili portano nel mercato energie, prospettive e competenze che rappresentano un irrinunciabile canale di innovazione e creatività”.

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Anche il Governo, comunque, ha ben presente il problema.
“Nelle prossime settimane – ha ricordato il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi – sarà presentato il primo disegno di legge “giovani” su lavoro salute famiglia e genitorialità, che riguarda sicuramente anche il vostro mondo d’impresa. Il Governo vuole andare incontro alle esigenze dei lavoratori attraverso il rispetto dell’impresa”.

Alberto Minazzi

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