Ambiente +

Cani, attenti ai lupi!

Cani, attenti ai lupi!
branco di lupi @Andrea AN

Con l’aumento degli esemplari di questi predatori selvatici, crescono i rischi non solo per il bestiame. L’esperto: “In pianura, mi aspetto che aumenti il conflitto con l’uomo per gli animali domestici”

Quando si parla di cani e di lupi, la famiglia è la stessa: quella dei canidi.
Ma, volendo sdrammatizzare, come in ogni famiglia, i primi da cui guardarsi sono proprio i nostri simili.
Perché i lupi attaccano non solo il bestiame da allevamento, ma anche i cani e persino altri lupi.
La loro presenza in Italia è in deciso aumento ed è la più elevata d’Europa.
I più recenti dati Ispra, aggiornati al 2022 ma sottostimati, indicano tra 3.300 e 3.600 gli esemplari in tutte le regioni, isole escluse, di questo animale selvatico, che era stato considerato a rischio di estinzione a inizio degli anni ’70.
Il Coordinamento nazionale cacciatrici di Federcaccia, lo scorso anno, ha calcolato nel primo report dedicato al tema in che erano state circa 400 le predazioni di lupi a cani.
“Stiamo continuando a lavorare anche se su base volontaria e non scientifica – conferma Isabella Villa, referente del Coordinamento – e rispetto allo scorso anno c’è stato un notevole incremento, soprattutto visto che si è allargata la zona di predazione”.

Dove i lupi attaccano i cani

Sono dunque sempre meno rari i casi di cronaca che raccontano episodi di questo tipo.
Lo scorso 12 ottobre, per esempio, a Vermiglio, in Trentino, è stato aggredito un cane al guinzaglio della proprietaria.
A gennaio, proprio in occasione della presentazione del report, in Liguria si erano evidenziati 7 episodi in poche settimane.
A luglio, l’allarme, dopo una decina di aggressioni dei lupi ad animali, cani compresi, era stato invece lanciato dalla zona di Santarcangelo, in Romagna che, spiega Villa, “l’anno scorso era stata abbastanza indenne”.
La maggior parte delle segnalazioni ricevute da Federcaccia e inserite nel rapporto è arrivata del resto proprio dall’Emilia Romagna (46% del totale), seguita dalla Toscana (22,5%), con Parma (21,1%), Piacenza (16,7%) e Firenze (12,2%) come province più colpite. I casi in cui il cane aggredito è morto sono stati il 69,7%, con i lupi in branco responsabili del 49,4% delle aggressioni.
Pur non escludendo i centri urbani, la maggior parte degli attacchi, che hanno riguardato soprattutto segugi italiani, si è verificata in aree boscate (52,8%) e in contesti di caccia (55,1%).

lupi
Il gruppo di lavoro del Coordinamento nazionale cacciatrici di Federcaccia con il roll up del report sugli attacchi dei lupi ai cani

Attenzione anche per l’uomo?

Oltre ad aver allargato l’ambito di azione rispetto a Parmense e Piacentino, i lupi, sottolinea la referente di Federcaccia, hanno anche cambiato il tipo di predazione.
“Prima – illustra – si parlava soprattutto di cani da caccia, adesso, per esempio proprio in Romagna, vengono attaccati moltissimi cani da casa. E il lupo ha assunto un atteggiamento molto spavaldo, spingendosi nei giardini e sotto i portici delle case, con una confidenza sempre maggiore anche in un contesto antropizzato”.
Isabella Villa ritiene che il dato sia molto allarmante, in quanto “può portare al passaggio successivo, ovvero la pericolosità per l’uomo”. “Avvicinamenti all’uomo – racconta – ne sono stati registrati, così come attacchi, sia pure non di tipo predatorio, per esempio in Liguria, ma anche al Sud, a partire dalla Puglia. Si trovano sempre più lupi in città e nelle zone metropolitane, spesso vicini ai cassonetti della spazzatura, un po’ come facevano negli anni scorsi i cinghiali. E c’è infine da sottolineare il problema della grande diffidenza da parte delle persone a denunciare queste situazioni”.

I cani: attaccati dai lupi perché competitor o risorse alimentari

“È assolutamente normale – commenta la situazione Fabio Dartora, tecnico faunistico specializzato nel monitoraggio della fauna selvatica e nella gestione del suo conflitto con le attività antropiche – vedere un lupo attaccare un cane o addirittura un altro lupo. La prima causa di morte di questi animali è del resto l’attacco da parte di altri lupi, che sono sì animali gregari, ma il loro branco è in realtà formato in pratica solo da genitori e cuccioli, più qualche figlio della cucciolata precedente che si ferma ad aiutare l’allevamento dei più piccoli anziché uscire dal branco”.

Fabio Dartora (tecnico faunistico, presidente Wild Life Initiative Italia)

Quando un lupo si disperde nel territorio, prosegue l’esperto, può attraversare la zona di altri lupi e, se non se ne allontana rapidamente, viene spesso ucciso dal branco e a volte anche mangiato. Quando invece incrocia un cane, può attaccarlo vedendolo come competitor, alla pari di un altro lupo che invade il suo territorio, o, in alternativa, come risorsa alimentare. “Il lupo – spiega Dartora – fa i suoi conti sull’accessibilità e sulla disponibilità di capi di altre specie. Per questo, può attaccare caprioli e cervi piuttosto che pecore o gli stessi cani”.

Tenete d’occhio il vostro cane

Già diversi anni fa, quando i lupi erano meno, il tecnico faunistico sottolineava la situazione per esempio relativamente ai cani che giravano per il Montello, nel Trevigiano.
“I cani vaganti nei territori antropizzati – illustra – possono diventare le risorse alimentari più abbondanti a disposizione dei lupi che, sapendo dove mordere, si possono prendere anche gli esemplari più grandi. È per questo, per esempio, che se un segugio che corre dietro a una lepre in un bosco incappa in un branco di lupi è spacciato, uscendo dal contesto domestico ed entrando in un’altra catena alimentare”.
Il consiglio è dunque semplice: “Custodite i vostri animali domestici – raccomanda Fabio Dartora – perché se non li guardate voi, li guarda il lupo”. E il problema, adesso che con il rimboschimento ha determinato l’aumento di cervi e caprioli in montagna, è che questi ultimi, seguendo i “corridoi ecologici” dei fiumi si spingono sempre più in pianura.
“Il lupo – fa notare Dartora – non è un animale di montagna. A fare la differenza, cioè, non è l’habitat, ma la presenza di risorse alimentari. Che non è detto siano sempre selvatiche”.

La variabile dieta del lupo

Le concimaie ricche di scarti alimentari o di animali nati morti attirano dunque i lupi. “E se il cane della fattoria – aggiunge l’esperto – gli abbaia contro, va incontro a essere mangiato a sua volta. Anche se non è automatico: ogni branco ha le sue caratteristiche. Quelli delle Prealpi trevigiane sono specializzati in asini, cosa che non succede sul Monte Grappa. Sulle Dolomiti, invece, guardano più ai cervi che ai caprioli, alternando la dieta con lepri, topi, volpi e tassi, se presenti ad alta densità. Il tutto sempre in base ai soliti princìpi: accessibilità, disponibilità e abbondanza”.
Cosa aspettarsi, allora? “In queste zone – prevede Fabio Dartora – i lupi seguiranno gli ungulati lungo il Piave fino al mare. E, una volta in pianura, prederanno e si nutriranno sempre più di cani vaganti, aumentando così il conflitto con l’uomo riguardo agli animali domestici. Non mi riferisco, sia chiaro, ai cani randagi, ma a quegli esemplari lasciati liberi di circolare. Il consiglio che posso dare ai proprietari dei cani, dunque, è di non liberarli la notte, di tenerli sempre al guinzaglio e, quando sciolti, di tenerli sempre di vista”.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  lupi