La decisione della nuova riduzione di 25 punti base influirà positivamente su rate dei mutui, nuovi prestiti e peso del debito pubblico
Mutui più leggeri, prestiti più convenienti, debito pubblico meno pesante.
Sono queste le principali conseguenze positive, per i cittadini, le imprese e i Governi, della decisione di politica monetaria appena presa dalla Banca Centrale Europea, che ha tagliato il costo del denaro di altri 25 punti base, proseguendo l’inversione di tendenza iniziata col primo taglio dello scorso giugno.
Una scelta che si lega alla frenata dell’inflazione negli ultimi mesi, anche se sarà necessario un ulteriore rallentamento fino a una stabilizzazione del tasso sotto il 2% per passare da una politica restrittiva a una espansiva.
Ma i benefici, che già si sono visti con le prime mosse di questo tipo messe in campo, arrivano sia nell’immediato che a medio termine. E potrebbero dare una spinta anche a nuovi investimenti.
Mutui variabili: risparmi attorno ai 20 euro al mese
Il nuovo tasso di riferimento stabilito dalla Bce è ora al 3,25% sui depositi, al 3,4% sulle operazioni di rifinanziamento principali e al 3,65% per quelle marginali.
A essere interessati, in primo luogo, sono i mutui a tasso variabile e senza tetto massimo stabilito già attivati, che pure sono la minoranza del monte complessivo, con 144 miliardi erogati contro 279 per mutui a tasso fisso.
Negli ultimi mesi, sottolinea un’analisi Fabi, la rata era aumentata fino al 78% in più. Per un prestito ventennale da 150 mila euro si era infatti arrivati a toccare una rata mensile da 1.180 euro partendo dai 665 euro di 2 anni fa. Per lo stesso mutuo, calcolano le simulazioni di Mutuionline.it, il risparmio legato al taglio dei tassi sarà ora mediamente di 20 euro al mese, ma la riduzione potrebbe aumentare con ulteriori tagli.
Il rilancio del mercato di mutui e prestiti
Insieme al beneficio per chi già sta pagando un mutuo, il minor costo del denaro incentiva anche le richieste di nuovi finanziamenti. La decisione della Bce è stata del resto anticipata nelle ultime settimane da indici di mercato e offerte delle banche e già a settembre il mercato di mutui e prestiti aveva registrato un aumento del +19%. Secondo il Crif, il 61,3% dei richiedenti ha tra 25 e 44 anni e il 32,8% tra 45 e 64 anni.
I dati della Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria indicano inoltre un aumento del +7,2% nei primi 9 mesi 2024 della domanda di finanziamenti ipotecari da parte delle famiglie: non tanto per nuovi mutui (-10,5%), quanto per le surroghe (+17,6%). L’importo medio richiesto, tra luglio e settembre, è di 146.469 euro, con il 30,5% di tutti i mutui stipulati fin qui nel 2024 che ricade nella fascia tra 100 mila e 150 mila euro.
Il calo delle rate (in attesa di ulteriori tagli del tasso)
Se il mutuo a tasso fisso, secondo Mutuionline.it, è ora offerto mediamente con un interesse del 3,06% e punte del 2,7%, il Tan medio di quello variabile è arrivato al 4,33%, scendendo in alcuni casi al 3,86%. Ma ci si attende già nei prossimi giorni una discesa fino alla media del 4,08%. Il rapporto mensile dell’Abi indica inoltre, sempre a settembre, un tasso medio sui mutui in discesa al 3,33%.
Gli analisti si attendono comunque nuovi cali nei prossimi mesi, nonostante l’iniziale previsto nuovo rialzo degli indici dei prezzi. La tendenza alla diminuzione del costo del denaro, per la quale non sono da escludere nuovi tagli entro la fine del 2024, dovrebbe quindi proseguire per tutto il 2025. Una situazione che, oltre ad aumentare la fiducia nelle famiglie, potrebbe dare anche un nuovo impulso a investire alle imprese.
Alberto Minazzi