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Artico, nuovo catalizzatore dell'attenzione internazionale

Artico, nuovo catalizzatore dell'attenzione internazionale

Dal bianco della neve al verde dei prati. Ma anche un ruolo sempre più cruciale nella ridefinizione degli equilibri geopolitici mondiali

Nell’immaginario comune, le zone artiche e il Polo Nord sono solo immense distese di ghiaccio.
In realtà, come hanno confermato negli ultimi decenni anche gli studi basati sulle immagini satellitari, molto più di qualcosa è cambiato e sta continuando a cambiare.
È una delle conseguenze del climate change che, attraverso l’aumento delle temperature, sta facendo sciogliere la calotta polare ghiacciata. E l’effetto non è semplicemente cromatico, con sempre più zone verdi che si sostituiscono a quelle bianche.
Le nuove possibilità di accesso all’Artico hanno determinato, in parallelo all’aumento di quello da parte del mondo accademico e scientifico per i cambiamenti climatici, una forte crescita anche degli interessi geopolitici e finanziari per quelle terre.
Nuove opportunità, certo. Ma al tempo stesso anche la necessità di riflettere sulle tematiche di governance, sulle problematiche e sui rischi che ne possono derivare, pensando per esempio ai grandi movimenti sul fronte della difesa militare da parte di Russia e Nato.

Il “nuovo” Artico negli equilibri internazionali

Un approfondimento delle nuove sfide che si aprono in prospettiva a livello di intelligence è offerto dalla direttrice dell’Osservatorio sull’intelligence dell’Artico Emanuela Somalvico nel suo libro “Prospettiva Artico”.
Un lavoro che, partendo dall’analisi delle esperienze pregresse, inserisce nel quadro le diverse prospettive aperte dalla considerazione di quest’area geografica come snodo centrale di nuove rotte commerciali e territorio d’accesso a materie prime critiche, a partire dalle terre rare, e risorse ittiche.
L’evoluzione accelerata dal clima getta insomma le basi per far sì che la questione dell’Artico giochi un ruolo sempre più fondamentale nella ridefinizione degli equilibri geopolitici mondiali, con il timore che ne possano derivare conflitti, legati ad asimmetria degli scontri e nuove tensioni. Per Somalvico è allora necessario adottare l’approccio olistico tipico dell’intelligence, per cogliere le connessioni tra interessi statuali e non statuali, tutela dell’ambiente e nuove dinamiche geoeconomiche.

artico
Emanuela Samalvico

L’Italia e l’Artico

L’elevata importanza dell’Artico per l’Europa richiede inoltre di anticipare il più possibile le strategie di intervento, senza attendere le risposte internazionali. E l’Italia, secondo la direttrice dell’Osservatorio, deve essere assolutamente essere presente nell’area.
Il nostro Paese parte da un buon punto, essendo fin dal 2013 Stato membro osservatore permanente del Consiglio artico, come per esempio la Cina. Pur non potendo dare direttive concrete, il nostro Paese è in altri termini già attore dei destini dell’area.
La storia dell’Italia nell’Artico ha del resto una storia ultracentenaria, risalendo alla spedizione del Duca degli Abruzzi del 1899 e alle missioni di Umberto Nobile nel 1926 e nel 1928, con anche importanti imprese italiane (da Eni a Fincantieri) che operano nella zona. Fino a inizio anno, l’inviato speciale del Ministero degli Esteri per l’Artico è stato Carmine Robustelli, da luglio ambasciatore in Lussemburgo. Si attende quindi la nomina del suo sostituto, così come andrà aggiornata la strategia artica italiana, ferma al 2014.

L’Artico, la criminalità organizzata e il possibile ruolo italiano

Il focus della presentazione del libro di Somalvico a Firenze il prossimo 15 ottobre (seguiranno altri appuntamenti, a partire da quello dell’8 novembre a Roma), sarà dedicato in particolare a un aspetto assolutamente innovativo, che richiede una linea comune di contrasto: l’apertura generalizzata del territorio artico con un approccio nuovo potrebbe facilmente far gola alla criminalità organizzata internazionale, soprattutto nelle forme camaleontiche e nell’approccio di conquista di nuovi territori.
È in tal senso che l’autrice ritiene che, parallelamente allo sviluppo degli interessi del nostro Paese, l’Italia possa contribuire in maniera significativa alla governance generale del territorio artico attraverso la sua forza esperienziale maturata sul campo del contrasto alle mafie. Potremmo in altri termini offrirci come capofila, nella nuova attenzione rivolta al mondo artico, nel mettere in campo mezzi che evitino che la criminalità si possa impossessare di tanti aspetti di questa nuova realtà.

Alberto Minazzi

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