Dalla collaborazione del Corila con Cnr-Isp, il primo progetto sperimentale che utilizza le immagini dell’Agenzia Spaziale Italiana per arrivare a un protocollo di gestione dei grandi volatili in area urbana
Guardare dallo spazio i gabbiani e i loro nidi per facilitare la gestione degli uccelli e la loro convivenza pacifica con l’uomo in un ambito urbano.
Sembra fantascienza, ma Venezia ha già iniziato a percorrere la strada verso la realizzazione di un algoritmo di rilevazione basato sulle immagini satellitari.
A febbraio 2024, il Consorzio di coordinamento delle ricerche sul sistema lagunare Corila, in collaborazione con il ricercatore Matteo Zucchetta dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha avviato il progetto che prevede nuovi filoni di ricerca rispetto al solo monitoraggio della specie in area urbana.
L’obiettivo, infatti, è di intraprendere la strada di una gestione sostenibile e integrata dei gabbiani, cercando strategie non cruente, ma puntando invece a limitare l’attrattività dell’ambiente urbano per gli uccelli.
Il monitoraggio dei gabbiani a Venezia
Come premette Francesca Coccon del Corila, responsabile scientifica del progetto, per arrivare al risultato finale ci vorrà un po’ di tempo. Intanto, a marzo e giugno di quest’anno, sono state effettuate 2 nuove campagne di monitoraggio dei gabbiani con osservazioni dai campanili: lo stesso approccio utilizzato negli anni precedenti per avere continuità nei dati.
L’ultimo monitoraggio completo risale infatti al 2018, quando gli individui erano circa 2 mila, di cui 400 coppie riproduttive.
Nel 2021 fu quindi effettuata una campagna parziale, dalla quale emerse una sostanziale stabilità nel numero complessivo di gabbiani e un leggero incremento, ma non statisticamente rilevante, delle coppie riproduttive, arrivate vicino a quota 500.
L’occhio del satellite puntato sui gabbiani
Negli ultimi mesi del 2024 ci si concentrerà invece sull’analisi immagini satellitari in alta definizione fornite dall’Agenzia Spaziale Italiana, che consentono di avere una precisione nell’ordine di 30-40 centimetri.
“I test – spiega Coccon – serviranno per vedere se è possibile utilizzare queste immagini per individuare le coppie riproduttive sui tetti. Sappiamo già che non si vedranno le coppie, ma vogliamo capire se la definizione ci consente una rilevazione utile ai nostri fini”.
Se la possibilità sarà confermata, aggiunge la responsabile, il passo successivo sarà quello di istruire un algoritmo con le forme emerse dalle immagini satellitari che identificano i nidi per poi poter scansionare le immagini future.
“Il sistema basato su un protocollo metodologico innovativo – prosegue Francesca Coccon – verrebbe utilizzato per la stima della popolazione dei gabbiani e della distribuzione delle coppie quando non è possibile il monitoraggio in presenza, che finora avviene con cadenza ogni 2 o 3 anni”.
Uccelli: il satellite sbarca in città
Si tratterà, ovviamente, di un sistema sperimentale, visto che, nella letteratura scientifica, non esistono testimonianze di precedenti utilizzi delle immagini satellitari per le rilevazioni sugli uccelli in area urbana.
“A quanto ci risulta – conferma la responsabile del progetto – immagini di questo tipo ad alta definizione sono state finora utilizzare nelle rilevazioni solo per altre specie ornitiche più grandi e, in particolare, in ambienti naturali”.
Il punto di partenza della fase di lavoro che inizierà la prossima settimana sarà quello di confrontare le immagini satellitari con i dati storici relativi alle coppie riproduttive presenti a Venezia. “Se ci sarà una coerenza con le posizioni rilevate a occhio nudo – conclude Coccon – avremo a questo punto il riscontro necessario per confermare l’utilizzabilità delle immagini in alta definizione e proseguire quindi con lo sviluppo dell’algoritmo”.
Venezia vuole convivere con i gabbiani
La convivenza della città lagunare con questi grandi volatili è spesso balzata agli onori delle cronache per problematiche cui si è provato a dare risposte a volte anche curiose. Per esempio, la scorsa primavera, alcuni alberghi hanno dotato i loro ospiti di pistole ad acqua per allontanare i gabbiani. Oppure, su alcune altane, vengono posizionati i cosiddetti “balloon predator”: palloni gonfiabili di colori sgargianti con stampati occhi che richiamano quelli di un falco.
“Secondo noi – commenta il dottore di ricerca in Scienze ambientali del Corila – la via giusta è quella della comunicazione e della sensibilizzazione di cittadini e utenti della città. Per questo, dopo la pubblicazione nel 2022 di un vademecum sulla gestione del gabbiano reale in città, adesso abbiamo lanciato un questionario per capire la percezione di turisti e residenti della presenza dei gabbiani. Sempre ricordando che i comportamenti dell’uomo influiscono in maniera importante su questo fenomeno”.
Alberto Minazzi
Complimenti. Ricerca super interessante e ben fatta. Sarebbe il caso di continuarla ed espandere in altre città con problematiche simili