In Veneto, portato a termine con successo uno dei primi interventi in Italia in cui l’animale (che sta bene) non sarà reimmesso nello stesso ambiente
Dopo un centinaio di avvistamenti nel corso dell’estate nelle aree della provincia di Treviso vicine al fiume, nella notte tra sabato 14 e domenica 15 settembre 2024 la lupa del Piave è stata ufficialmente catturata e ora sta continuando le analisi, che ne hanno evidenziato uno stato di salute sostanzialmente buono, nonostante sia emersa una frattura pregressa, peraltro già consolidata.
Un’operazione abbastanza insolita, quella condotta con successo dal team multidisciplinare di cui hanno fatto parte professionisti della squadra catture dell’Università di Sassari, coordinata dal professor Apollonio, con cui la Regione Veneto aveva già una collaborazione collaudata, delle Polizie provinciali di Treviso e Belluno e del Servizio veterinario dell’Ulss 2 Marca Trevigiana.
Perché non è la prima volta che un lupo viene catturato. Ma “normalmente, dopo la cattura, gli esemplari vengono radiocollarati e liberati nello stesso posto, a fini di studio scientifico.
In questo caso, per la prima volta in Veneto e nel Nord Italia, ma anche tra le prime volte assolute anche a livello nazionale, l’operazione si concluderà con il rilascio in un luogo diverso”, spiega Emanuele Pernechele, esperto di politiche della montagna della Regione Veneto.
La lupa del Piave: un esemplare troppo confidente
La lupa protagonista dell’estate trevigiana è un esemplare singolo, non appartenendo a un branco, e giovane, dell’età di circa un anno e mezzo, che ha reagito al meglio dopo la cattura.
La sua particolarità, come emerso dalle numerose segnalazioni ricevute e raccolte fin dall’inizio in un report corredato da analisi, foto e video, è quella di aver tenuto un “atteggiamento anomalo e molto confidenziale con persone e turisti”, sottolinea Pernechele.
Da una sagra all’altra, con qualche digressione tra recinti e giardini
“Si avvicinava molto agli esseri umani – prosegue – ed era solita frequentare senza timore i luoghi delle sagre paesane, dove mangiava anche della carne”.
Di qui la richiesta di autorizzazione alla cattura per la messa in sicurezza avanzata al Ministero dell’Ambiente, arrivata in pochissimi giorni anche grazie all’interessamento di diversi sindaci, “non tanto per un pericolo per l’uomo, non essendo giunte segnalazioni di questo tipo, quanto per il clima sociale molto teso che si era venuto a creare”.
La lupa, dal Piave ha raggiunto le aree abitate infatti un centinaio di volte nell’arco di soli tre mesi.
Al Ministero era stata in particolare inviata una nota, con la descrizione in dettaglio delle attività dell’animale segnalate, dopo gli episodi del cane predato in un giardino e di qualche gallina attaccata dalla lupa. “In tal senso – tiene a precisare Pernechele – dobbiamo dire grazie sia ai sindaci, molti dei quali hanno emesso avvisi pubblici che hanno informato la popolazione, che ai cittadini, che hanno svolto un egregio lavoro di segnalazione”.
Il primo tentativo di giugno
L’esperto della Regione Veneto rivela ora che, molto prima della cattura dello scorso weekend, un primo intervento era già stato tentato dopo le primissime segnalazioni della lupa del Piave nello scorso giugno.
“In quel caso – specifica – si era trattato di un tentativo di dissuasione, essendo stati autorizzati dal Ministero a sparare verso l’animale innocui proiettili di gomma, che però sono in grado di educare un animale molto intelligente come il lupo, dissuadendolo a tenere alcuni comportamenti”.
Pur essendo stata colpita e pur essendo diminuite le segnalazioni, come confermato dal confronto della mappatura “pre” e “post” dissuasione, la lupa del Piave ha continuato a tenere uno standard di comportamento improntato alla confidenza. Si è dunque continuato a raccogliere informazioni, con analisi dei comportamenti e contatti col territorio grazie alla rete di collegamento che ha portato all’organizzazione di incontri e riunioni operative, coordinate dalla Prefettura, con i sindaci dell’area del Piave.
La cattura
Ottenuto il via libera alla cattura, nei giorni scorsi è stata quindi organizzata la base logistico-operativa nei locali messi a disposizione dal parroco di Ormelle, che ha ospitato anche la squadra proveniente da Sassari.
I primi due tentativi di cattura non sono andati a buon fine, mentre il terzo, iniziato sabato 14 sera, con il completamento delle operazioni alle 4 di mattina di domenica, è stato premiato dal successo.
La squadra operativa, con personale abilitato e veterinari a supporto, racconta Pernechele, si è posizionata alla sagra del pesce di Cimadolmo, pronta a intervenire fin dal calare del buio, verso le 21.30. E la lupa, fedele alle sue abitudini, si è presentata regolarmente, venendo colpita con i proiettili contenenti narcotico. “Perché la sostanza faccia effetto – ricorda l’esperto della Regione Veneto – ci vogliono alcuni minuti, durante i quali l’animale selvatico colpito non si avvicina, ma scappa”.
L’allontanamento nella zona rurale, in ogni caso, era stato previsto, affidando così a una squadra della Polizia provinciale di Belluno l’incarico di seguire l’animale con un drone abilitato alla visione notturna grazie a una termocamera.
“La lupa ha fatto molta strada – ricorda Emanuele Pernechele – tornando verso il Piave e poi accasciandosi, permettendo la cattura da parte dei dottori del Centro recupero fauna selvatica”.
Il destino della lupa del Piave
Una volta catturata, la lupa del Piave è stata sottoposta a radiografie, prelievi e analisi generiche, per monitorarne lo stato di salute. “Al momento – precisa l’esperto di politiche della montagna – per motivi di riservatezza non possiamo svelare dove l’animale è detenuto, anche perché sono ancora in corso le analisi veterinarie. È però affidato alle cure di personale esperto e possiamo assicurare che si trova in un luogo protetto e sicuro”.
Solo al termine di questa fase sarà decisa la destinazione definitiva della lupa del Piave.
Al momento, si può dire solo che sicuramente non sarà trasferita in montagna. Così come non sarà rilasciata nuovamente nella stessa zona del Piave. Dove, però, è probabile che ci siano già altri lupi.
“Non possiamo escludere – conclude Pernechele – che ce ne siano altri, che però si comportano “da lupi”, con meno confidenza verso gli uomini. Il Piave, d’altronde, è un bacino importante, dove tutta la fauna si sposta in continuazione”.
Alberto Minazzi