Un rapporto della Corte dei conti di Parigi include il monumento tra gli immobili romani di proprietà dello Stato transalpino
Volendo buttarla sull’ironia, c’è da chiedersi cosa pensano di fare nel caso venga riconosciuta la fondatezza della loro pretesa.
Ma la notizia è assolutamente seria: la Corte dei conti di Parigi, in un recente rapporto, ha avocato alla Francia la proprietà della scalinata di Trinità dei Monti, uno dei monumenti probabilmente più iconici di Roma.
Trinità dei Monti nel rapporto della Corte dei conti
Il rapporto dei magistrati francesi si basa sulla ricognizione del patrimonio dello Stato transalpino nella capitale italiana effettuata nei mesi scorsi. Nelle pagine del documento si cita, un po’ a sorpresa, anche la situazione di Trinità dei Monti.
“La scalinata – scrivono i giudici – è stata costruita con fondi francesi all’inizio del XVIII secolo e in seguito mantenuta per decenni dai Pii Stabilimenti, custodi dei beni d’Oltralpe, ma anche, in diverse occasioni, negli ultimi anni, dal Comune di Roma, anche attraverso sponsorizzazioni”.
Il problema evidenziato dalla Corte dei conti di Parigi, che ha avocato alla Francia la proprietà della scalinata, si lega alla critica mossa alla gestione delle 5 chiese francofone di Roma, tra cui c’è anche Trinità dei Monti, per le quali sono state denunciate decisioni “opache” e “derive”.
La ricognizione del patrimonio immobiliare francese a Roma
La gestione del patrimonio “immobiliare e spirituale” francese a Roma è affidata ai “Pieux établissements de la France a Rome”. Oltre a Trinità dei Monti, tra le chiese, vi rientrano, sulla base degli accordi internazionali bilaterali tra Francia e Vaticano, anche San Luigi dei Francesi, Sant’Ivo dei Bretoni, San Claudio dei Borgognoni e San Nicola di Lorrain.
A questa istituzione, posta direttamente sotto l’autorità dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede, la Corte dei conti avrebbe ora imputato una gestione confusa e, in alcuni casi, contrassegnata da sciatteria e disinteresse.
Il patrimonio affidatole non sarebbe in altri termini messo adeguatamente a frutto, con anzi anche fatturazioni di dubbia esecuzione.
I Pieux établissements, vigilati da un amministratore e da un tesoriere (quest’ultimo con mandato indeterminato) nominati dall’ambasciata, gestiscono anche altri 13 immobili del centro storico, tra cui Villa Medici, i cui proventi legati agli affitti vengono utilizzati anche per garantire la manutenzione delle chiese romane rientranti nel patrimonio francese.
Pieux établissements e Trinità dei Monti: storia travagliata
La risposta dei gestori dell’ente non è mancata, sottolineando la correttezza del proprio operato e l’attività di censimento di tutti i beni francesi a Roma che sarebbe in atto.
La Corte dei conti ha comunque suggerito la trasformazione dei Pieux établissements in istituzione pubblica.
Alla base degli accordi tra Francia e Santa Sede che diedero vita all’ente ci fu, nel 1790, la decisione di Papa Pio VI, che incaricò l’allora ambasciatore francese in Vaticano, il cardinale de Bernis, di riunire sotto la sua tutela tutti gli edifici religiosi francesi di Roma. Immobili di cui, durante il fascismo, fu chiesta la restituzione.
La questione del possesso dell’area di Trinità dei Monti, invece, è ancor più risalente e si lega al fatto che la realizzazione della scalinata, iniziata nel 1717, si lega al lascito testamentario, espressamente voluto a tal fine, del diplomatico francese Stefano Gueffier, scomparso nel 1660.
Alberto Minazzi