Tra i codici e i manoscritti della Biblioteca di Foligno, l’opera di un anonimo che tanto ha contribuito alla diffusione del Milione
Rappresenta la versione del Milione di Marco Polo più letta e conosciuta in Europa durante il Medioevo.
Eppure, fino a oggi, del manoscritto denominato VA e realizzato entro il primo quarto del Novecento probabilmente da un monaco dell’Italia nord orientale, si erano perse le tracce.
“Devisement dou monde/Milione” in realtà è stato sempre presente nei cataloghi ma non è mai stato menzionato nei vari censimenti dell’opera fino a quando non è stato segnalato da un dottorando dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Fabio Soncin e inserito successivamente nel loro approfondito lavoro su “Il Milione” da Samuela Simion, Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Antonio Montefusco (quest’ultimo studioso dell’Università di Nancy) perché l’ultimo dei codici noti “aggiunge nuove importanti informazioni riguardo alla trasmissione del testo e alle sue varie versioni”.
Le 110 carte trascritte quando Marco Polo era ancora vivo
Custodito tra tanti altri manoscritti dalla Biblioteca Diocesana di Foligno, il manoscritto, come ha illustrato il bibliotecario Ivan Petrini, è stato scritto da una sola mano “in una minuscola umanistica”.
Si pensa in ambito religioso perché alcune parti presenti in altre versioni qui, probabilmente perché ritenute “eterodosse o scabrose”, sono state censurate.
Complessivamente si compone di 110 carte ma è privo appunto di alcune interne e di quelle iniziali.
La versione tradotta più volte sia in latino che in volgare
E’ stato donato alla biblioteca di Foligno tra il 1662 e il 1664 facendo parte di un’ampia collezione (oltre 7.560 opere e manoscritti) del presbitero e storico Ludovico Jacobilli che tuttavia, in merito al manocritto VA, non ha lasciato informazioni su come ne sia venuto in possesso.
Queste 110 carte saranno ora oggetto di uno studio approfondito in quanto ritenute molto importanti per capire le ragioni del suo grande successo in epoca medievale.
Ciò che si sa è che circolò molto inizialmente in area emiliana e lombarda e fu poi tradotto in molte occasioni, sia in latino che in volgare.
Il Milione: best seller del Medioevo
D’altra parte, Il Milione di Marco Polo, scritto dall’esploratore veneziano tra il 1298 e il 1299 con l’aiuto di Rustichello da Pisa, può esser considerato uno dei primi “best seller” della storia e ancor oggi resta tra i classici della letteratura di viaggio.
Le sue descrizioni della corte del Gran Khan, del mondo orientale e della Cina in particolare nel corso del Medioevo hanno affascinato lettori di tutta Europa.
Fu così tradotto in molte lingue e copiato in numerose versioni manoscritte, rendendolo uno dei libri più diffusi e letti dell’epoca.
Questa sua enorme fortuna fece sì che anche l’anonimo amanuense che ha lasciato la versione VA oggi ritrovata abbia deciso, in anni in cui Marco Polo era ancora vivo, di cimentarsi nella sua trascrizione, che paradossalmente, visto l’oblio in cui è rimasta nei secoli successivi, risulta la versione dalla quale sono derivate la maggior parte di quelle poi più conosciute e lette.
Una prima edizione digitale per Il Milione
Oggi il manoscritto della Biblioteca Jacobilli di Foligno ritorna in auge e a lui sarà dedicata un’intera sessione del convegno Marco Polo, il libro e l’Asia. Prospettive di ricerca vent’anni dopo che dall’11 al 14 settembre l’Università Ca’ Foscari, nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni della morte dell’esploratore veneziano, ha organizzato a Venezia (Auditorium Santa Margherita) con la collaborazione del Ministero della Cultura e il patrocinio di Rai Veneto e Rai Cultura.
Ma non sarà l’unica novità di questo importante incontro durante il quale, infatti, sarà presentata anche la prima edizione digitale dell’opera di Marco Polo.
Edita da Ca’ Foscari, offre la presentazione sinottica di 12 versioni dell’opera che potranno quindi essere affiancate fornite di un glossario dei termini chiave dell’epoca, di mappe interattive dei luoghi toccati da Marco Polo e di informazioni bibliografiche.
L’edizione digitale sarà in open access e open source.
Consuelo Terrin