Lo studio del World Weather Attribution: la probabilità di una siccità estrema da agosto 2023 a luglio 2024 è aumentata di circa il 50%
È uno dei temi “caldi” che ha caratterizzato l’ultima estate e non solo: Sicilia e Sardegna da mesi stanno fronteggiando le pesantissime conseguenze della siccità.
“In diversi set di dati osservativi, questa siccità estrema è tra le più gravi dall’inizio delle registrazioni”, confermano i 15 studiosi internazionali del World Weather Attribution che hanno appena pubblicato i risultati di uno studio dedicato al tema.
“Per entrambe le isole – aggiungono nelle conclusioni – la probabilità di una siccità estrema da agosto 2023 a luglio 2024 è aumentata di circa il 50% a causa dei cambiamenti climatici. Concludiamo quindi che questo aumento della gravità della siccità è principalmente guidato dal fortissimo aumento delle temperature estreme dovuto al cambiamento climatico indotto dall’uomo”.
Sicilia e Sardegna: serbatoi d’acqua quasi esauriti
L’obiettivo che si sono posti gli scienziati provenienti da Italia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Commissione Europea e Stati Uniti è stato proprio quello di cercare di valutare se e in che misura il cambiamento climatico abbia influenzato i 12 mesi di siccità in Sicilia e Sardegna. Che, ricordano gli stessi ricercatori “hanno sofferto di precipitazioni eccezionalmente basse e temperature molto elevate negli ultimi 12 mesi, culminando in condizioni di estrema siccità da maggio 2024 in poi”.
“La siccità – ricorda il World Weather Attribution – è ancora in corso e, con l’avvicinarsi della fine dell’estate boreale, i serbatoi d’acqua sulle 2 isole sono quasi vuoti, nonostante il razionamento dell’acqua sia in vigore da febbraio. A causa del severo razionamento, in molte aree significative l’acqua non è stata disponibile per l’irrigazione, con gravi conseguenze per l’agricoltura e l’allevamento”, senza dimenticare anche l’impatto sul turismo.
L’impatto dei cambiamenti climatici sulla siccità delle grandi isole italiane
“Le conseguenze economiche di questa siccità sono catastrofiche per molti e la ripresa richiederà tempo”, si aggiunge con riguardo specifico alla Sicilia. Perché, a differenza della Sardegna (dove “questa siccità non è molto rara nel clima odierno, che si è riscaldato di 1,3°, con un periodo di ritorno di circa 10 anni”), nella più grande isola italiana “una tale siccità non si verifica molto spesso, con un periodo di ritorno stimato di circa 100 anni” e a soffrire sono anche gli ecosistemi naturali.
Applicando il sistema di classificazione del monitoraggio della siccità degli Stati Uniti, i ricercatori hanno concluso che “senza gli effetti del cambiamento climatico la siccità “estrema” sulla Sardegna sarebbe ora classificata come “grave” e con un ulteriore riscaldamento si avrebbe una siccità “estrema” più grave” . Lo stesso vale per la Sicilia, dove però, spiegano, “con ulteriori 0,7°C di riscaldamento, diventerà una siccità “eccezionale”.
Gli effetti dei cambiamenti climatici e le possibili soluzioni
Per comprendere meglio i fattori meteorologici di questi cambiamenti nella siccità, lo studio ha valutato anche le singole componenti dell’indice di siccità: precipitazioni, potenziale evapotraspirazione e temperatura. I cambiamenti riscontrati nelle precipitazioni sono “piccoli e non statisticamente significativi”, mentre, riguardo alle altre 2 componenti, “i valori osservati quest’anno sarebbero stati quasi impossibili da verificarsi senza il cambiamento climatico indotto dall’uomo”.
“A meno che il mondo non smetta rapidamente di bruciare combustibili fossili – è la conclusione – questi eventi diventeranno ancora più comuni in futuro. In un mondo più caldo di 2° rispetto a quello preindustriale, che potrebbe verificarsi già nel 2050 senza ampie e rapide riduzioni delle emissioni di gas serra, situazioni come quelle di Sicilia e Sardegna diventeranno più frequenti”. Per la gestione del rischio siccità e mitigarne gli impatti in regioni come Sicilia e Sardegna è allora fondamentale “investire in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e gestione sostenibile delle risorse”.
Alberto Minazzi