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Digitale terrestre: la tv cambia ancora

Digitale terrestre: la tv cambia ancora

Da mercoledì 28 agosto 2024 inizia una nuova transizione per migliorare la qualità delle trasmissioni

Dal 4 luglio 2012, quando si è completata la progressiva eliminazione dai nostri televisori delle tradizionali trasmissioni analogiche iniziata nel 2009, sono già passati 12 anni.

Un’altra tappa fondamentale in questo processo di innovazione tecnologica si è vissuta l’8 marzo 2022, quando la maggioranza dei canali si è concentrata esclusivamente sull’alta definizione, abbandonando gli standard classici.

Non è però ancora concluso il cammino verso il definitivo “switch off”, cioè lo spegnimento del vecchio segnale e il passaggio di tutta la tv alla tecnologia Dvb-2, che utilizza la tecnologia Mpeg-4 (già adottata dal 21 dicembre 2022).

Per l’avvio del nuovo step, la data fissata è il 28 agosto 2024. Da oggi, dunque, 3 canali tematici Rai saranno i primi di cui sarà emesso nell’etere solo il più avanzato segnale in Dvb-2, ovvero Digital Video Broadcasting di seconda generazione.

Il passaggio al nuovo digitale terrestre e i suoi vantaggi

Ricordando sui propri canali social l’appuntamento con l’avvio della nuova transizione, che inizialmente era stata annunciata per il 1° gennaio 2023, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di “un ulteriore significativo passo verso il futuro della comunicazione digitale e del sistema televisivo nazionale”.

Urso ha anche aggiunto che “questa scelta strategica non solo innalzerà la qualità delle trasmissioni, ma rappresenta anche un impegno concreto del governo per un Paese tecnologicamente avanzato e connesso”. I successivi passi, in particolare relativamente all’adeguamento delle emittenti private, non sono stati però ancora definiti.

Innovando il sistema televisivo, ha in ogni caso sottolineato il ministro, si potranno garantire “più servizi per i nostri cittadini”. Oltre alla qualità superiore dell’immagine e del suono, grazie alla nuova tecnologia diventeranno infatti anche potenzialmente fruibili sempre più canali ad alta definizione.

Cosa cambia per il telespettatore

L’avvio del nuovo standard è messo in atto con una strategia diversificata da parte della Rai, prima emittente nazionale a procedere al passo, anche per gli obblighi previsti dal contratto di servizio. Sono 3 i canali tematici (Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual) per i quali la trasmissione avverrà da oggi esclusivamente con il segnale in Dvb-2.

Per gli altri (Rai 1 HD, Rai 2 HD e Rai 3 HD nazionale, Rai 4HD, Rai News 24 HD e Rai Premium HD) l’inizio della diffusione in alta definizione in Dvb-2, basata sul sistema di codifica Hevc, sarà per il momento accompagnata dalla proposizione in “simulcast” (cioè in contemporanea) anche col vecchio Dvb-T.

Per vedere i canali in Dvb-2 non servirà comunque cambiare antenna o televisore, purché si abbia un apparecchio acquistato dopo il 22 dicembre 2018, quando sono stati messi in vendita soli televisori compatibili con il nuovo standard europeo. È comunque suggerita una risintonizzazione dei canali.

Televisori non idonei e opportunità di sostituzione

Per i televisori più vecchi, invece, la sola alternativa possibile è la sostituzione o l’acquisto di un decoder esterno. Secondo una ricerca Auditel-Censis, nel 2023 sarebbero 8,4 milioni le famiglie, cioè il 35,2% dei nuclei che hanno un televisore, prive di un dispositivo compatibile con la tecnologia Dvb-2.

Se, dopo la risintonizzazione, i canali in Dvb-2 non si ricevono, una lista dei ricevitori adatti è disponibile sul sito del Ministero delle Imprese. Sul canale 100 del televisore, inoltre, sarà da oggi trasmesso un cartello per verificare l’idoneità dei ricevitori alla ricezione di ulteriori contenuti in Uhd/Hdr che potrebbero essere trasmessi in un futuro sui multiplex Dvb-2.

In materia, il Ministero ricorda anche che, fino al 31 ottobre 2024, è possibile per gli over 70 con pensione inferiore a 20 mila euro annui richiedere la ricezione gratuita a domicilio di un decoder compatibile con la nuova tecnologia, grazie all’iniziativa “Bonus decoder a casa”.

Alberto Minazzi

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