Dalla quotidianità alle cronache: analisi di quello che è molto più di un semplice fenomeno “di costume”
Ormai, i selfie non intasano solo la memoria dei nostri smartphone, ma stanno via via conquistandosi spazi (spesso con poco onore…) anche all’interno delle cronache giornalistiche.
Alcuni, recentissimi, esempi? La folla di cittadini e di curiosi che hanno affollato la banchina di Porticello per immortalarsi durante le operazioni di recupero delle vittime del naufragio del veliero Bayesian. Oppure, spostandosi di isola, dalla Sicilia alla Sardegna, qualche giorno prima un video ha immortalato alcuni turisti che hanno violato i divieti per salire sulle fragili dune delle spiagge di Porto Pino e Is Arenas Biancas a caccia di istantanee “istagrammabili”.
E se la cantante Chappell Roan ha postato su TikTok 2 video contro i fan particolarmente invadenti che la fermano per strada chiedendole di posare per un autoscatto, un po’ fa sorridere la storia del pensionato di Ceglie Messapica, in Puglia, che si è accontentato di un selfie all’esterno della masseria che ospita Giorgia Meloni dopo essere stato fermato dalla sicurezza, che ha respinto la sua richiesta di stringere la mano alla premier.
Selfie: ogni giorno 93 milioni di scatti
La selfie-mania, in ogni caso, non risparmia nessuno. Nemmeno chi ha “sangue blu”. In occasione delle ultime Olimpiadi, per esempio, hanno fatto il giro del mondo gli autoscatti in tribuna delle giovani Leonor e Sofia, figlie di re Felipe e della regina Letizia di Spagna. Che, a loro volta, si sono concessi più di un selfie: da quello in barca durante la cerimonia di apertura ai molti insieme agli atleti. Una passione, peraltro, condivisa a Parigi tra gli altri dai reali di Lussemburgo, Danimarca e Belgio.
Del resto, il sito di grafica e fotografia Photutorial, riportando i dati comunicati da Google, sottolinea che i selfie scattati ogni giorno sui dispositivi Android sono 93 milioni. E, in un sondaggio, i giovani tra 18 e 24 anni hanno riferito che 1 foto su 3 scattata è un selfie. Lo studio fotografico Eksposure ha dunque calcolato che ognuno di noi se ne fa in media 450 all’anno. E i Millennial, secondo le previsioni, ne scatteranno oltre 25 mila nel corso della propria vita. La propensione agli autoscatti, aggiunge l’analisi di Eksposure, è maggiore tra le donne che tra gli uomini. E l’Italia, in una classifica mondiale, è al 5° posto dietro Filippine, Stati Uniti, Israele e Regno Unito.
Ci sono poi alcune curiosità. Il selfie più popolare è quello scattato allo specchio del bagno, mentre l’attrazione turistica più immortalata in questa modalità è la Tour Eiffel. Ancora, si stima che ci vogliano in media 11 secondi per decidere se un selfie ci piace e poi 26 minuti per scegliere se pubblicarlo sui social. Del resto, anche se sorprende, solo il 4% delle foto postate sulle piattaforme sono autoscatti. Infine, non mancano 2 inviti all’attenzione. Il primo si lega alla statistica che l’8% delle persone si pente di aver inviato un selfie a un potenziale partner. Il secondo ricorda che per un selfie si rischia anche di morire: principalmente per cadute da grandi altezze e poi per annegamento.
L’evoluzione storica dell’autoscatto
Con un po’ di elasticità, si possono trovare radici secolari all’idea di auto-immortalarsi: basta pensare agli autoritratti effettuati da numerosi dei grandi pittori. Rimanendo in ambito fotografico, l’anno da tener presente è invece il 1839, con il primo autoscatto catturato su pellicola da Robert Cornelius. È stato però l’avvento delle moderne tecnologie, insieme all’esplosione dei social media, a cambiare completamente l’approccio alla fotografia, prima ancora che all’autoscatto.
Ancora Photutorial stima che nel 2024 saranno scattati in tutto il mondo 1,94 trilioni (cioè quasi 2 mila miliardi) di foto: 5,3 miliardi al giorno, 61.400 al secondo, con una continua crescita tra il 6% e l’8% anno dopo anno che ha portato il totale delle foto attualmente presenti al mondo a 14,3 trilioni. Va sottolineato, però, che, nel 94% dei casi, quest’anno non sarà stata utilizzata una macchina fotografica, bensì la camera di uno smartphone.
L’epoca d’oro del selfie, d’altronde, è iniziata negli anni ’10 del nuovo secolo. Risale infatti al 2012 il brevetto del cosiddetto “bastoncino da selfie” da parte di Yeong-Ming Wang, con un boom nelle vendite l’anno successivo, quando “selfie” (termine peraltro coniato già nel 2002) fu scelta dall’Oxford Dictionary come “parola dell’anno 2013”. E nel 2014, proclamato da Twitter “anno del selfie”, la rivista “Time” ha dichiarato il bastone da selfie una delle migliori invenzioni dell’anno.
Selfie: uno studio psicologico
Che, ormai, dietro al selfie ci sia molto più di un semplice autoscatto lo conferma anche il fatto che, al fenomeno, sono stati dedicati anche alcuni studi psicologici. Quello intitolato “Immaginare la tua vita: il ruolo della prospettiva delle immagini nelle foto personali”, condotto da Zachary Niese dell’Università di Tubinga e pubblicato nel 2023 su Sage Journals, ha provato a individuare le motivazioni che ci spingono a effettuare un autoscatto anziché una semplice foto.
Confermando i risultati di ricerche precedenti, che avevano suggerito che “le immagini in terza persona” (cioè i selfie) rappresentano meglio il “significato” degli eventi rispetto all’”esperienza fisica”, la conclusione dell’indagine, che ha coinvolto 2.113 partecipanti, è stata quella che “alle persone piacciono di più le loro foto quando la prospettiva corrisponde al loro obiettivo per scattare una foto”. E, dunque, scattare un selfie sarebbe frutto di una scelta consapevole e non solo una moda.
Alberto Minazzi