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Il mistero del “safari” londinese di Banksy

Il mistero del “safari” londinese di Banksy

Qual è il messaggio lanciato dallo street artist con i 3 stencil comparsi in 3 giorni nella capitale britannica? Si moltiplicano le teorie

Una capra, due elefanti, tre scimmie e un lupo.
Sembra l’inizio di una classica filastrocca per bambini, sullo stile di quelle che, dai famosi “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie in giù, spesso sono state utilizzate in letteratura anche come fil rouge di una vicenda dai contorni misteriosi.
E, in fondo, se l’elenco di per sé è solo la sintesi estrema di quello che è già stato ribattezzato “il safari di Banksy”, di fondo gli aspetti enigmatici non mancano. Al ritmo di uno al giorno, infatti, gli stencil neri dello street artist di cui si ignora l’identità hanno fatto la loro comparsa sui muri di diverse zone di Londra.
4 in 4 giorni. L’ultimo, il lupo, fa mostra di sé davanti a un’antenna parabolica che la sera, grazie all’illuminazione dei lampioni, si “trasforma” in una grande luna cui ululare.
Si attende di allora di capire se anche venerdì 9 agosto 2024, la serie proseguirà.
Nel silenzio dell’autore (il sito ufficiale e il profilo Instagram riportano solo le immagini), chiunque può esprimere la propria idea sul fatto che i muri di Londra continuino a riempirsi di animali e sul significato che questi ultimi hanno.

Le ipotesi sul messaggio

A favorire l’anonimato dell’artista è anche la tecnica utilizzata, che riprende quella impiegata a inizio degli anni Duemila. Per realizzare gli stencil neri si utilizzano infatti modelli in cartone che riducono al minimo i tempi di lavoro, potendo bastare anche un quarto d’ora o poco più per completare l’opera utilizzando la vernice spray.
Va inoltre ricordato che una delle tematiche care al movimento della street art è quella della sensibilizzazione dell’opinione pubblica su tematiche importanti.
Il precedente lavoro londinese di Banksy, per esempio, rappresentava una finta chioma d’albero dipinta alle spalle di un albero vero interamente potato.

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Come ricorda un biografo di Banksy, Stefano Antonelli, l’artista ha già in passato sostenuto le cause proposte dal movimento Extinction Rebellion.
La tesi ecologista della salvaguardia dell’ambiente, così, è una delle principalmente sostenute tra chi ha provato a interpretare il messaggio veicolato con il “safari” londinese.
Il ventaglio di possibilità è però amplissimo, dal destino della Terra per i cambiamenti climatici, fino all’Apocalisse.
Essendo comparse tutte nella capitale del Regno Unito, c’è poi chi ha collegato le opere alle recenti rivolte di estrema destra che si stanno ripetendo oltremanica. Un parallelo, tra persone e animali selvatici, che avrebbe un precedente.

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Gli elefanti di Banksy (@Instagram – @banksy.co.uk)

Banksy e gli animali, tra topi e scimmie

Guardando alle precedenti opere di Banksy, gli animali non mancano: prevalentemente topi, ma anche cani, un cavallo e persino una foca.
Le scimmie, altra figura tipica dello street artist, erano invece state ritratte in particolare nell’opera “Devolved Parliament” del 2009 e ancor prima in un lavoro del 2002. Nel primo caso, gli scimpanzé occupavano la Camera dei Comuni inglese e, di fronte alla riproposizione dell’opera da parte del museo di Bristol in occasione della Brexit, Banksy aveva rimarcato commentando, con una parafrasi della sua precedente creazione, “Ridete ora, ma un giorno comanderemo noi”.
Gli stencil degli scimpanzé protagonisti della terza tappa dell’attuale safari sono stati invece realizzati su un ponte ferroviario nella zona est di Londra, a Brick Lane, dove Banksy aveva iniziato la sua carriera.

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Le scimmie di Banksy (@Instagram – @banksy.co.uk)

Due elefanti che si guardano, con le proboscidi che si sfiorano, sulle finte finestre di un edificio erano comparsi invece martedì a Chelsea e la capra in bilico lunedì a Kew Bridge.

Alberto Minazzi

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