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Truffa “del 351”: il pericolo arriva dal Portogallo

Truffa “del 351”: il pericolo arriva dal Portogallo

Continuano a moltiplicarsi e diffondersi le insidie via telefono: l’ultima si può spesso identificare col prefisso del Paese lusitano

Fino a pochi giorni fa, uno dei prefissi internazionali più usati dai malintenzionati era quello del Regno Unito (+44).
Adesso tocca a quello del Portogallo (+351), ma la sostanza non cambia: si tratta dell’ennesimo tentativo di truffa, rivolto in particolare a chi è in cerca di un lavoro, a cui via telefono si cerca di estorcere dati sensibili per poi prosciugargli il conto.
L’inventiva dei pirati della rete, ai quali certo non difetta la fantasia, è continuamente all’opera.
Da Trieste, per esempio, l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina ha messo in guardia la cittadinanza dopo aver ricevuto diverse segnalazioni riguardo a un suo presunto sondaggio telefonico che, sottoscrivendo un’assicurazione sanitaria privata, promette sedute di fisioterapie gratuite con un sistema di estrazione.

E la stessa Tim, la compagnia di telefonia mobile più diffusa in Italia (a gennaio, la quota di mercato era del 27,9%), ha appena lanciato una campagna di sensibilizzazione, diffusa sulle principali emittenti radiofoniche nazionali con uno spot della durata di 20” e supportata da una pianificazione digitale e da informazioni aggiuntive sulle fatture, per aiutare gli utenti a riconoscere e segnalare le truffe telefoniche.

La truffa “del 351”

Tornando a una delle truffe più in voga, quella chiamata “del 351”, segnalata da numerosi utenti tramite i social network, è un esempio classico di “phishing” telefonico, cioè di un mezzo per provare, spacciandosi per un ente affidabile, a convincere a fornire informazioni personali, dati sensibili come quelli finanziari, codici di accesso o password, per poi essere in grado di accedere ai conti bancari o addirittura di rubare l’identità.

truffa

La potenziale vittima, in questo caso, riceve una telefonata in cui un messaggio preregistrato le comunica che il suo curriculum è stato scelto per l’assunzione in un’azienda. Per completare quella che solo apparentemente è una proposta di lavoro, si invita a salvare il numero sul proprio cellulare e di contattarlo via WhatsApp per fornire gli ulteriori dati che non sarebbero inseriti nel curriculum, ma necessari al completamento della pratica.
Per evitare i rischi è innanzitutto consigliato rifiutare la chiamata dal numero sconosciuto, possibilmente anche bloccandolo sul proprio telefono. In caso di risposta, è invece fondamentale riattaccare al più presto, senza aver fornito nessun dato. Se si procede con la chiamata e vi sia un interlocutore (e non una voce automatica), questo va identificato, chiedendo anche quale sia la ditta di riferimento. I numeri sospetti possono essere segnalati su piattaforme dedicate.

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Whatsapp truffe

Truffe telefoniche: un universo in espansione

Sarebbe infine opportuno segnalare i tentativi di truffa alle forze dell’ordine, che ben conoscono la vera e propria galassia delle principali strategie utilizzate dai malfattori. Del resto, per avere idea della dimensione del fenomeno, basta scorrere i dati della Polizia postale e delle comunicazioni contenuti nel “Rapporto 2024 sulla sicurezza ICT in Italia” del Clusit, la più autorevole associazione italiana nel campo della sicurezza informatica.

Nel 2023, i casi di truffe online trattati dalla Polizia postale sono stati 16.637, ovvero oltre 45 al giorno, con 3.610 persone indagate e somme sottratte per più di 139 milioni e mezzo di euro.
Oltre la metà, il 53%, dei casi di truffe si sono concentrate nel settore dell’e-commerce, ma, dal punto di vista economico, il peso maggiore, con più di 111,6 milioni di euro (l’80%) del totale è riconducibile al trading e agli investimenti online.

Una tendenza che, ovviamente, non riguarda solo il nostro Paese. L’Fbi statunitense ha quantificato le perdite legate alle truffe online avvenute lo scorso anno in più di 10 miliardi di dollari. E se, negli Usa, a essere presi di mira sono soprattutto gli over 60, tra email, sms, false notifiche giudiziarie e alert fatti passare come inviati da una banca, la varietà di mezzi utilizzati dai malintenzionati costringe chiunque a usare la massima attenzione.

Le principali truffe telefoniche e online

Stilare un elenco esaustivo di tutte le varie forme di inganno tentate dai truffatori telematici è un’impresa ardua. Vi sono però alcuni mezzi più diffusi, di cui le stesse Poste Italiane illustrano sul proprio sito le principali caratteristiche. Vi è, per esempio, la truffa chiamata “wanigiri” o “pingcalls”: lo squillo telefonico da un numero estero (soprattutto di Gran Bretagna, Cuba e Tunisia), che induce a richiamare, con possibili addebiti piuttosto ingenti.

Invitando alla massima attenzione verso l’e-commerce, riguardo al phishing si ricorda che spesso viene effettuato tramite link, inseriti in e-mail, che portano su siti molto simili a quelli del presunto mittente. Il phishing telefonico si distingue poi in “smishing” (link inviato tramite sms) e “vishing” (chiamata da parte di un falso operatore di call center, che chiede di fornire dati e codici segreti. Il contatto fraudolento può avvenire anche sui più diffusi social network.

Una ultima, ancora poco nota, modalità su cui Poste Italiane lancia l’allerta è la cosiddetta “cash fors sms”.
Si tratta di app, dichiarate illecite dalle autorità, che consentono ai clienti di cedere dietro compenso gli sms non utilizzati nell’ambito di piani tariffari prepagati “tutto incluso”. Queste app, spiega il sito, “possono creare seri problemi agli utenti che ne effettuano il download e le utilizzano”. Per ogni dubbio, è disponibile la mail antiphishing@posteitaliane.it.

Alberto Minazzi

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Tag:  telefoni, truffe

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