Nella nuova classifica Censis, dopo 14 anni il “Bo” torna in testa, sorpassando Bologna tra i mega-atenei. Nord-Est al top tra le realtà di medie dimensioni
Il primato di Università più antica del mondo occidentale, essendo stata fondata addirittura nel 1088, all’Alma Mater Studiorum di Bologna non lo potrà mai togliere nessuno. Un sorpasso, però, l’ateneo emiliano adesso lo deve registrare.
Perché, a 14 anni di distanza al 2009, quando raggiunse per la prima volta la vetta della classifica stilata annualmente dal Censis, a guidare la graduatoria delle università italiane è tornata Padova, al vertice tra i “mega-atenei”.
Le classifiche del Censis
Il Censis, che mira principalmente a dare attraverso il proprio ranking indicazioni per l’orientamento agli studenti che si accingono a iniziare la carriera universitaria, valuta le università, statali e non, sulla base di diversi parametri (strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità) e ben 963 variabili, che danno luogo a 70 graduatorie.
Gli atenei sono quindi divisi in categorie omogenee per dimensioni (“mega”, “grandi”, “medi” e “piccoli”, più le categorie riservate ai “politecnici” e agli atenei “non statali”). Tra le classifiche elaborate dall’istituto di ricerca socio-economica rientrano anche quelle relative ai raggruppamenti di classi di laurea triennali, ai corsi a ciclo unico e alle lauree magistrali biennali, secondo la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali.
Mega-atenei d’Italia: il primato di Padova
Con un punteggio complessivo di 89,5, il “Bo” è dunque primo tra le università con oltre 40 mila iscritti, davanti a Bologna (87,5) e “Sapienza” di Roma (84,3). Con un guadagno di 3 posizioni, sale al 4° posto Palermo (83,8), ora davanti alla “Statale” di Milano (83,2) e a Pisa (82,8). Completano la classifica Torino (82,7), Firenze (82,3) e Napoli “Federico II” (73,5).
Tra i primi a esprimere soddisfazione per il primato padovano è stato il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha sottolineato come “ancora una volta il Veneto si distingue per l’eccellenza del sistema universitario grazie a una qualità della didattica e dei servizi sempre maggiore, con atenei attraenti per gli studenti”. Padova, ha aggiunto il governatore, “dimostra di saper stare al passo coi tempi, mantenendo fede alla sua vocazione universale”.
I grandi atenei: la Calabria balza in vetta
Un sorpasso al vertice si è registrato anche nella classifica dei “grandi” atenei statali, quelli da 20 a 40 mila iscritti. Scende infatti al secondo posto Pavia, che ha totalizzato 89,5 punti, superata dall’Università della Calabria, con un punteggio addirittura di 92,2. A completare il podio, Perugia (87,7), davanti a Parma (87,2) e Cagliari (86,5), comunque entrambe in ascesa. Si conferma quindi 6^ Salerno (85,8), che precede Milano “Bicocca” (85,7) e Roma “Tor Vergata” (84,5).
Nella categoria rientrano complessivamente 18 atenei. A completare la top-10 sono Modena e Reggio Emilia (83,5) e Genova (82,3). Vengono poi Verona (82), Messina (80,7), Ferrara (80,3), “Roma Tre” (80), Università della Campania (79,2) e Bari (77), new entry in quanto fino allo scorso anno era inserita tra i mega atenei statali. A chiudere la classifica Chieti e Pescara (76,8) e Catania (76,7).
Il Nord-Est spicca tra i medi atenei statali
Nel gruppo di atenei “medi”, con un numero di iscritti tra 10 e 20 mila, c’è invece la conferma ai primi 2 posti rispettivamente di Trento (94,5) e Udine (93,2), a conferma della qualità dell’istruzione universitaria del Nord-Est. Dopo Sassari (terza con 94,5), Università Politecnica delle Marche (91) e Siena (90,5), davanti a Trieste (88,7) e Brescia (87,8) è 6^ “Ca’ Foscari” di Venezia, all’esordio nella categoria dopo aver fatto parte dei “grandi atenei” fino al 2023.
Nello specifico, l’ateneo lagunare conferma la leadership per i corsi nell’ambito letterario umanistico (en plein con 110 punti su 110) e nei corsi di laurea magistrale nel settore linguistico (109,5), con il 2° posto tra i “medi” per internazionalizzazione (con un punteggio di 105) e il 3° per le attività di comunicazione e per i servizi digitali, con 106 punti assegnati in base alla funzionalità e ai contenuti del sito internet e dei profili social.
Piccoli atenei statali, politecnici e atenei non statali
Non si registrano novità ai primi 4 posti dei migliori “piccoli” (fino a 10 mila iscritti) atenei statali. Guida sempre Camerino (98,8) davanti a Università della Tuscia (88,5), Macerata (86,7) e Cassino (86). L’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria (83,3) sopravanza invece al 5° posto l’Università del Sannio (82,7). Ultima del gruppo è invece l’Università “L’Orientale” di Napoli (79,7), che rientrava fino allo scorso anno tra i “medi”.
Tra i 4 “politecnici”, si conferma in vetta Milano (98,7), poi Torino (92), Bari (87,8) e Iuav di Venezia (87,7). Quanto infine agli atenei “non statali”, entra tra i “grandi” (oltre 10 mila iscritti) per la prima volta la “Luiss” di Roma, che si prende la leadership con 96 punti, davanti a “Bocconi” (92) e “Cattolica” (78,2). Tra i “medi” (con iscritti da 5 a 10 mila) è prima la “Lumsa” (83,4) e tra i piccoli non statali è ancora davanti a tutti la Libera Università di Bolzano (95).
Immatricolazioni: più donne nelle discipline scientifiche
Il Censis dedica nel suo rapporto un’analisi generale anche al tema delle immatricolazioni, che secondo i dati provvisori di aprile, nell’anno accademico 2023/24 generalmente restano stabili (-0,2%, pari a 579 neoiscritti in meno, dopo il precedente +3,3%) con aumenti al Sud e nelle Isole (+4,2%) e a Nord-Est (+1,2%) e cali al Centro (-3,6%) e a Nord-Ovest (-2,5%).
Tra le diverse aree tematiche, la sanitaria e agro-veterinaria segna un +7%, mentre quella economica, giuridica e sociale e le discipline Stem registrano un -2,2%. In questo ambito, spiccano in particolare i dati femminili. Se già in generale i neoiscritti maschi sono calati del -1,1%, con le femmine cresciute del +0,5%, si nota soprattutto il +6,4% (contro il -1,9% maschile) ad architettura e ingegneria civile e il +12,5% (rispetto al +1,2%) in area informatica e tecnologie Ict.
Alberto Minazzi