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Dallo Stato al cittadino: nuove visioni per il Demanio

Dallo Stato al cittadino: nuove visioni per il Demanio
La direttrice dell'Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme

Riqualificazione e crescita: ecco come l’Agenzia del Demanio sta creando valore con gli immobili dello Stato

Rigenerazione. Urbana, economica, culturale e sociale.
E’ questa la parola d’ordine che fa da filo conduttore alla nuova visione dell’immobile pubblico dell’Agenzia del Demanio.
Il Rapporto 2024, “L’Italia e i suoi beni. Creare valore con gli immobili dello Stato” lo evidenzia bene.
Affidando la narrazione ai numeri espressi dai primi risultati del Piano Strategico Industriale 2022-2026 che, arrivato a metà percorso, sono stati illustrati stamani a Palazzo Montecitorio, a Roma.

A quanto ammonta il patrimonio immobiliare italiano

Gli immobili gestiti dall’Agenzia del Demanio sono 44 mila.
La ricchezza immobiliare del Paese ammonta a 62,8 miliardi di euro.
E non si tratta più solo di immobili semi abbandonati o legati a destinazioni d’uso ai più sconosciute.
Buona parte di questi, con il Piano degli investimenti immobiliari 2024-2026 è stata riqualificata e, grazie all’avvio di nuovi progetti di partenariato, aperta ai cittadini.

La nuova vita degli Archivi di Stato

Tra questi immobili, gli Archivi di Stato.
Non tutti ancora, ma presto saranno aperti a un uso che andrà al di là della semplice consultazione gli archivi di stato milanesi e quelli napoletani.
Che diverranno luoghi in cui recarsi per lo studio, certo ma anche per trascorrervi del tempo libero, per far tappa in una caffetteria interna o cenare in un ristorante stellato.

Gli interventi di riqualificazione

Nel corso del 2023, ha illustrato presentando il Rapporto Annuale 2024 il Direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme, è stato investito per interventi di riqualificazione degli immobili del Demanio 1 miliardo di euro.
Dal 2021, “ sono stati investiti 2, 5 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 1,2 miliardi provenienti da fondi di altre amministrazioni  per complessivi 4,7 miliardi di euro”, ha precisato.
E da gennaio di quest’anno il numero di interventi è aumentato del 47% e il valore degli investimenti del 153%.

Gli interventi a monte

Insomma, il trend è in netta ascesa e favorito anche da interventi concreti a monte come, per esempio, la rinegoziazione dei canoni, i risparmi conseguiti con la revisione delle cosiddette “locazioni passive” (gli affitti pagati per sedi non di proprietà dello Stato), che ammontano a 70 milioni di euro, dai tagli effettuati sui costi , che “raggiungeranno entro il 2028 i 147 milioni di euro annui”.
Lo scopo finale dell’intera operazione, hanno sottolineato i partecipanti alla tavola rotonda che si è tenuta in seguito alla presentazione del Report 2024 (oltre al direttore Alessandra dal Verme, il presidente PtsClas Lelio Fornabaio, il presidente di Assoimmobiliare Davide Albertini Petroni, il consigliere di Stato Antonella Manzione, e la docente Sda Bocconi Veronica Vecchi oltre che il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, che ha tratto le conclusioni) sta nel “restituire ai cittadini immobili riqualificati e alle pubbliche amministrazioni edifici rifunzionalizzati ed efficienti”.
In un’ottica di rigenerazione sociale, oltre che economica e urbana.

Il connubio pubblico-privato

Tra gli interventi citati, la realizzazione, in occasione del Giubileo, di una Green City nell’area di Tor Vergata, la trasformazione del carcere di Verona, il recupero dell’ex Manifattura Tabacchi di Torino.
“Lo Stato c’è, si prende cura dei suoi beni, dei territori e della collettività”, è stato sottolineato.
Per farlo, ha anche bisogno del privato, che non è chiamato a “denaturarsi” ma a condividere una visione sociale ottenendo garanzia di stabilità grazie alla certezza normativa data per esempio dal nuovo codice degli appalti e dalla riforma del sistema tributario, che stimola gli investimenti.
E se rigenerazione è la parola d’ordine, altri tre termini ricorrono nei piani e nella relazione dell’Agenzia del Demanio: sostenibilità, innovazione e digitalizzazione.

Consuelo Terrin

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