E’ possibile passeggiare sull’intera superficie nel Parco Archeologico dove vi sono i depositi delle reti dei pescatori dell’epoca e gli scheletri di circa 300 fuggiaschi che tentarono di mettersi in salvo dall’eruzione del 79 d.C.
Nell’area è stato sviluppato un pluriennale percorso di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura che ha portato alla riapertura al pubblico dell’unico affaccio sul mare in un parco Archeologico: l’antica spiaggia di Ercolano.
Un lavoro capillare per restituire un’immagine il più possibile vicina a come la città si presentava prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
A conclusione del progetto, i cui lavori sono stati svolti grazie al partenariato pubblico – privato “Herculaneum Conservation Project” e finanziati nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli, coordinato e gestito dall’Unità Grande Pompei, l’antica spiaggia sarà ricongiunta all’area dei nuovi scavi dove si trova la Villa dei Papiri.
Da acquitrino all’originario splendore
Negli ultimi decenni la zona dell’antica spiaggia cittadina era stata interessata da corrosione e decadimento e per la veicolazione delle acque piovane e di risalita il suo aspetto era quello di una sorta di acquitrino con pericoli di allagamento e impatti sulla conservazione del patrimonio.
Grazie ai complessi lavori svolti, è stato possibile realizzare un’area percorribile dai visitatori e la valorizzazione del fronte a mare della città antica.
Come spiega il Direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano, questo progetto permette di associare all’estremo interesse storico archeologico anche quello topografico e urbanistico dal momento che è ora possibile apprezzare su un’’area di più di 3.000 mq, in modo ravvicinato, quasi da protagonisti, l’unico fronte mare di una città romana quasi interamente conservato. La spiaggia ha oggi l’aspetto di come si presentava prima dell’eruzione.
Gli interventi per riportare l’area all’originario splendore hanno riguardato diversi aspetti, con opere idrauliche di primaria importanza.
In mancanza di adeguati sistemi di raccolta e smaltimento e a causa della difficile manutenzione, fin dai primi anni duemila presentava accumuli di acqua e vegetazione infestante.
Era quindi necessario eliminare i continui allagamenti che mettevano in pericolo la stabilità dei fronti di scavo e dei monumenti antichi e avevano creato un paesaggio paludoso mai esistito su questo sito.
Per questo, le acque sorgive naturali e l’acqua raccolta dalle antiche fogne, che come un tempo scaricano sulla spiaggia, sono state messe sotto controllo e in parte riutilizzate.
Prima, infatti, l’antico litorale ercolanese non era fruibile, se non in limitata parte a ridosso dei fornici occidentali, attraverso una passerella metallica.
La passeggiata lungo il litorale ritrovato
Grazie anche allo studio dei documenti d’archivio, si sa che al momento dell’eruzione del 79 d.C. tutto l’antico litorale era coperto da uno strato di sabbia scura di spessore variabile. Partendo da questa base è stata studiata una sistemazione che consiste nella creazione di una superficie sulla quale camminare in graniglia di basalto, posiziona in maniera da essere carrabile e accessibile anche da parte di disabili e piccoli mezzi per la manutenzione e stabilizzata con un’armatura alveolare.
Una soluzione che, oltre a rievocare l’aspetto dell’antico litorale al momento dell’eruzione, offre vantaggi anche dal punto di vista funzionale, tra i quali l’ottenimento dello stesso grado di permeabilità all’acqua sull’intera superficie della spiaggia e la facilità delle opere di manutenzione.
La percezione dell’invaso della spiaggia è ulteriormente arricchita da un adeguato impianto di illuminazione che valorizza il fronte mare della città antica.
La documentazione fotografica legata ai lavori di scavo degli anni ’90 mostra la presenza nella zona di una piattaforma in tufo segnata da lunghe incisioni parallele, interpretate come segni lasciati dalle chiglie delle barche, mentre indagini recenti hanno dimostrato che il litorale nel corso dei secoli ha più volte cambiato il proprio livello alzandosi e abbassandosi, almeno dal III secolo a.C.
L’antica spiaggia di Herculaneum
Anticamente, la spiaggia aveva una leggera inclinazione verso il mare, la cui linea di battigia doveva trovarsi pressappoco dove oggi termina l’area di scavo.
Lì non si svolgevano solo attività marinare, ma era anche utilizzata per raggiungere la citta e per salire, attraverso delle rampe, verso le case affacciate direttamente sul mare e per rifornire le terme di legna.
Nella notte dell’eruzione oltre ai più di 300 fuggiaschi, i cui scheletri sono stati rivenuti negli anni ’80 del secolo scorso, in gran parte rifugiati all’interno di alcuni magazzini legati all’approdo, c’erano anche muli e cavalli.
Li sorprese l’arrivo della prima nube ardente che, con una temperatura di oltre 400 °C e una velocità di 80 km/h provocò la morte istantanea per shock termico di tutti gli abitanti della città. L’arrivo delle ondate di fango vulcanico del Vesuvio, ricoprì poi i resti dei corpi lasciandoli nella medesima posizione in cui si trovavano e con gli oggetti preziosi che avevano con loro come gruzzoli di monete e gioielli, lucerne e chiavi di casa.
A fine del 2021 l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo di circa 40/45 anni.
Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante, trascinato dalla forza dell’eruzione assieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto, e altri reperti di legno appartenenti nella maggior parte dei casi alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici.
Silvia Bolognini