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Chi siamo noi italiani? Ce lo dice l’Istat

Chi siamo noi italiani? Ce lo dice l’Istat
Large and creative group of people gathered together in the form of a map Italy, a map of the world. 3D illustration, isolated against a white background. 3D-rendering.

I dati dell’edizione 2024 della piattaforma “Noi Italia”: residenti in lieve calo, ma sempre più vecchi. Ripartiti i matrimoni

Capire il Paese in cui viviamo attraverso la lente fornita da oltre 100 indicatori statistici relativi a fenomeni demografici, economici, sociali e ambientali. È questo l’obiettivo della piattaforma web “Noi Italia”, di cui l’Istat ha appena pubblicato l’edizione 2024.

Un quadro generale che, con 59 milioni di abitanti (oltre un terzo dei quali concentrati nelle sole Lombardia, Lazio e Campania), conferma nonostante il -0,1% l’Italia al terzo posto per residenti in Unione Europea alle spalle di Germania (84 milioni) e Francia (68 milioni), con il 13,2% dei 449 milioni di cittadini europei.

Ma, pur con qualche segnale di inversione di tendenza (per esempio sui matrimoni) si capisce che la nostra Nazione è anche quella che presenta una situazione tra le più problematiche dal punto di vista delle dinamiche, tra invecchiamento della popolazione, nascite e indice di dipendenza di chi non lavora rispetto a chi è ancora attivo.

L’Italia resta divisa in due

Dalle statistiche si confermano per esempio le grandi differenze territoriali. Guardando proprio al lieve decremento demografico, questo è legato ai dati del Sud (-0,4%) mentre il Nord (+0,2%) in un anno ha fatto segnare un recupero numerico della popolazione e il Centro è rimasto sostanzialmente stabile.

Rimane inalterata anche la tendenza degli spostamenti interni, di cui 1 su 3 si è verificato dal Mezzogiorno al Centro-Nord. Emilia-Romagna (+3,8 per mille) e Trento (+3 per mille) evidenziano così i tassi migratori interregionali più elevati, con Basilicata e Calabria (-5,3 per mille) al contrario agli ultimi posti.

Anche sulla speranza di vita alla nascita, che vede l’Italia ai primi posti in Europa con 81,1 anni per i maschi e 85,2 per le femmine, si vive mediamente di più al Centro-Nord, con la Provincia di Trento prima (rispettivamente 82,4 e 86,9 anni per maschi e femmine) e la Campania (79,4 e 83,6) ultima.

Il (difficile) ricambio generazionale

Un altro aspetto ancora critico è quello relativo all’invecchiamento della popolazione. L’indice di vecchiaia, il più alto dell’Ue, è salito in un anno del +5,5%, con 193,1 anziani ogni 100 giovani al 1° gennaio 2023. Le situazioni più sbilanciate, a livello regionale, sono quelle di Liguria (270,9) e Sardegna (252,8), mentre i valori più bassi arrivano da Campania (148,6) e Bolzano (131,8).

L’Italia è anche uno dei Paesi dell’Unione a più bassa fecondità, con 1,24 figli per donna (-0,1) e un’età media della madre al parto più elevata (32,4 anni). Bolzano (1,64 figli) e Trento (1,36) sono ai primi posti per fecondità, la Sardegna all’ultimo, con 0,95, in calo da 0,99.

Il rallentato ricambio generazionale si traduce anche nei dati sul cosiddetto indice di dipendenza, che, con 57,4 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa, è superiore alla media europea di 56,5. In tale prospettiva, il tasso è in calo ovunque, tranne che nel Sud Italia (+0,3%).

Famiglie tra matrimoni e divorzi

Il nostro Paese resta agli ultimi posti anche per quanto riguarda il quoziente di nuzialità, anche se si è tornati a valori pre-Covid 3,2 matrimoni per mille abitanti: +0,1 per mille in un anno sull’intero territorio, anche se diverse regioni del Mezzogiorno hanno registrato un calo rispetto al 2021.

Il Sud resta comunque ai primi posti, a partire dal 3,9 per mille della Campania, e il Nord (Lombardia e Friuli Venezia Giulia al 2,8 per mille) agli ultimi. In generale, comunque, i matrimoni celebrati nel 2022 in Italia (in totale 189.140) hanno continuato a crescere, anche rispetto al periodo pre-pandemico. L’incremento è stato del +4,8% nei confronti del 2021 e del +2,7% dal 2019.

Per converso, le separazioni (89.907) sono scese del -8,2% e i divorzi (82.596) del -0,7%. Il tasso di separazione nazionale è quindi di 15,2 ogni 10 mila abitanti, tra il 19,2 della Sicilia e il 10,3 di Bolzano. La Provincia autonoma altoatesina è ultima (tasso 9,6) anche per divorzi, dove invece, con una media italiana di 14 ogni 10 mila abitanti, guida la Liguria con 16,3.

Alberto Minazzi

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