La denuncia di Assoutenti: circa un milione ogni anno i telefonini rubati o persi. Molti ricompaiono nel “continente nero”
Secondo i dati di Statista, in Italia circolano oltre 46 milioni di smartphone, ponendo il nostro Paese al 17° posto al Mondo (guidano Cina e India, rispettivamente con 953 e 492 milioni), dove i telefonini di ultima generazione sono circa 6,8 miliardi sui 7,3 complessivi, comprendendo anche gli apparecchi tradizionali.
Può sorprendere, quindi, che, come sottolinea Assoutenti nel nostro Paese ogni anno ben 1 milione di smartphone vengano smarriti o rubati e in minima parte poi recuperati.
Di questi, una buona parte, individuata attraverso app di geolocalizzazione, finisce in Africa, spesso attraverso vie non legali.
Smartphone rubati: un business
Si può insomma supporre, afferma l’associazione di consumatori. che esista una vera e propria rete criminale ben organizzata che ruota attorno il vero e proprio business degli smartphone rubati.
Anche perché un apparecchio contiene al suo interno numerosi dati sensibili utilizzabili per fini illeciti.
I luoghi in cui avviene la maggior parte dei furti o smarrimenti di smartphone, approfondisce il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, sono quelli pubblici come bar, ristoranti o discoteche.
C’è una netta prevalenza anche nelle fasce d’età interessate. Il 45% dei cellulari che vengono persi o rubati appartengono a giovani sotto i 24 anni.
Il furto con estorsione
Tra i fenomeni in crescita, l’associazione sottolinea in primo luogo quello dei furti che avvengono in strada.
Per appropriarsi dell’apparecchio, specie quando si tratta di un modello recente o particolarmente costoso, il malvivente arriva infatti, oltre che a utilizzare minacce o intimidazioni, a strapparlo direttamente dalle mani del proprietario, mentre questo sta facendo una telefonata o inviando un messaggio.
Tra le nuove frontiere della microcriminalità Assoutenti indica quindi quella del furto di smartphone con estorsione al seguito. I ladri, cioè, dopo essersi appropriati del cellulare, anziché cercare di venderlo a terzi preferiscono spesso contattare il proprietario e chiedere un pagamento in denaro in cambio della restituzione dello stesso.
Il tema dei dati sensibili
La soluzione del “riacquisto” del cellulare da parte del proprietario risolve però solo in parte quello che è considerato il vero problema del fenomeno dei furti di smartphone.
All’interno dei dispositivi mobili sono infatti caricati sempre più dati sensibili: dall’accesso ai servizi di home banking alle carte di credito, dallo Spid e le password ai dati fiscali e sanitari, fino ai profili sui social network e alle caselle di posta elettronica. Oltre ad appropriarsi fisicamente dell’apparecchio, il criminale può così riuscire a sottrarre somme di denaro anche ingenti da conti e carte oppure effettuare quello che si definisce “furto di identità”. Recuperando il cellulare, si torna dunque in possesso sia dello stesso che delle informazioni in esso contenute, ma non si può avere la certezza di evitare questi rischi.
Alberto Minazzi