Amalia Ercoli Finzi: “Adesso ci siamo veramente”
Dallo spazio terrestre allo spazio “spaziale”. Da che mondo è mondo, uno delle occupazioni principali dell’essere umano sul pianeta Terra è ricercarlo, lo spazio: per vivere, per adattarsi, per proliferare. L’umanità si è allargata a macchia d’olio, saturando la superficie terrestre, e ora guarda veramente al cielo.
“Adesso ci siamo veramente” ha affermato Amalia Ercoli Finzi, storica ingegnera aerospaziale riferendosi alla Luna e alla sua prossima colonizzazione, grazie alle missioni Artemis della NASA.
Questione di tempo, che in Italia copre un’arco temporale dalla già citata Ercoli Finzi a Anthea Comellini, 32 anni, anche lei ingegnera aerospaziale e selezionata, nel 2022, come astronauta di riserva per l’ESA.
Nel mezzo, una nuova frontiera di ricerca e di scoperta, di relazioni geopolitiche e di mercato vero e proprio, dove le aziende private hanno già iniziato a muoversi.
Un mondo letteralmente “sconfinato”, in cui il Galileo Festival della Scienza e dell’Innovazione – tenutosi tra il 2 e il 5 maggio 2024 a Padova – ha tentato di dare conto e misura, nella sezione degli eventi legata alla “Space Economy”, grazie alle due ospiti già citate e altri attori imprenditoriali coinvolti nell’argomento.
Tra la tecnologia satellitare e la tecnologia lunare
La Luna, in tale panorama, è diventata in sessant’anni (“Un miracolo tecnologico”, secondo Amalia Ercoli Finzi) da obiettivo a passaggio fondamentale per l’impresa spaziale.
Lo sviluppo economico, da qui, si dirama su due vie: la tecnologia satellitare, che ruota attorno alla manifattura dei metalli, ai software, ai meccanismi che orbitano attorno alla costruzione di satelliti artifciali, e la tecnologia lunare, che permetterà l’accampamento, la sopravvivenza e la produzione di materia prima direttamente sul suo suolo.
Ciò crea interesse di mercato, area in cui opera Primo Ventures, fondo di venture capital che investe in start up e aziende del settore.
Il grande ruolo dell’Italia per lo Spazio
“Primo Ventures è una delle società di investimento – uno delle più importanti in Europa – che riesce a canalizzare anche fondi istituzionali per reinvestirli nell’impresa privata – ha affermato Gianluca Dettori, chairman del venture -. Per esempio, abbiamo raccolto il 70% dei nostri fondi in Europa per immetterne l’80% sul mercato italiano. L’Italia, in questo senso, è uno dei maggior player, soprattutto in ambito manifatturiero”.
Affermazione alla quale ha fatto eco Guido Parissenti, CEO e co-fondatore di Apogeo Space, start up italiana che si occupa della produzione di nano-satelliti.
“Innanzitutto, Apogeo Space non esisterebbe se l’Italia non fosse un forte paese in questo settore” ha spiegato Parissenti. “Siamo il 3° al mondo ad aver lanciato un satellite di propria produzione nello spazio e la 3° nazione finanziatrice dell’ESA. Questo sostrato ha permesso alla nostra impresa di progettare e lanciare nello spazio nano-satelliti, nove per volta – nell’ordine di decine di centimetri – diminuendo peso e volume, così da ridurre costi e creare una rete satellitare sull’orbita bassa del pianeta Terra”. Quel che possiamo immaginare, da terrestri, è di avere questa coltre di monitorizzazione spaziale, che osserva la terra e prepara la strada a produzione in orbita e lavori spaziali.
Lo Spazio è ancora democratico
Ciò che manca, al momento, è la collaborazione su larga scala, con l’ottica di migliorare la vita a terra, come ricordato dalla space mentor Veronica La Regina.
“Lo spazio è ancora democratico e con un certo livello di gratuità. Bisogna lavorare per semplificare le infrastrutture spaziali”.
La geopolitica terrestre però, in questi mesi, non facilita la cooperazione. Come ricordato da Franco Conzato, procuratore di Venicepromex – agenzia che aiuta l’internazionalizzazione delle aziende – “nel 2017 a Padova si organizzava la Space week, invitando esponenti di Russia, Cina, Sudafrica, India… oggi questo sarebbe molto più difficile”.
Il mercato nello spazio, a livello geopolitico, potrebbe “aprire nuovi tavoli di negoziato”, come sottolineato da Guido Parissenti.
Portare l’uomo su Marte: una grande sfida astronomica
Tornando allo spazio come frontiera di conoscenza e scoperta, e conquistata la Luna, lo sguardo dell’essere umano si volge a Marte.
“Il pianeta Rosso oggi è un obiettivo ultimo” racconta Amalia Ercoli Finzi.
“Abbiamo ormai un sacco di macchine su Marte, l’aspirazione sarà portarci l’uomo: una grande sfida astronomica. Marte ha un’orbita doppia rispetto alla Terra: il punto più vicino tra i due pianeti si ha ogni due anni: è in questo momento in cui il viaggio, della durata di sei mesi, si fa più fattibile. Questo significa un anno, tra andata e ritorno, e un ulteriore anno di permanenza sullo stesso Marte, con inverni a -180° e una preventiva e obbligata vita nelle caverne. Bisognerà imparare a stare lontano dalla Terra”.
La Luna un banco di prova
“La mia prospettiva rispetto a Marte – risponde Anthea Comellini – è quello di un contributo ingegneristico. Sarà molto difficile per la mia generazione andare fisicamente lì. La Luna diventa in questo senso un banco di prova, una preparazione, mantenendo un’ottica di sostenibilità. Per esempio, utilizzando la regolite che si trova sul nostro satellite naturale per ciò che serve all’uomo in ambiente spaziale”.
La regolite potrebbe essere una chiave di volta anche nell’ottica delle rinnovabili “grazie alla distillazione della regolite per estrarre elio, come nuovo combustibile energetico”, secondo Gianluca Dettori.
Tante le aziende venete del settore spaziale
Un progresso tecnologico di enorme portata, dettato anche e soprattutto dalle piccole realtà imprenditoriali. Prendendo in esame il solo Veneto, Franco Conzato ha citato alcuni numeri: “Nel solo Veneto si possono contare, ufficialmente e ufficiosamente, circa 260 aziende che lavorano e collaborano nel settore spaziale”.
Non solo software o elettronica, ma anche manifattura in generale.
“Siamo forti nella produzione di satelliti e microsatelliti, con un fatturato di 2,2 miliardi. Sarebbe auspicabile creare un polo dedicato, per credere veramente in questa area imprenditoriale”.
Le ripercussioni potrebbero essere non solo economiche, ma anche e soprattutto sociali.
Per le donne, con l’incremento tecnologico che può aiutarle a mantenere il loro ruolo di cura della specie umana.
“La donna ha questo importantissimo compito – ha detto Amalia Ercoli Finzi – e la tecnologia può contribuire a farle mantenere il suo ruolo, senza sacrificare aspetti della vita privata”. E vi possono essere anche ricadute per l’ambiente, con la scoperta di nuove fonti energetiche (“una delle idee è raccogliere l’energia solare nei satelliti, trasportandola poi a terra” secondo Veronica La Regina), mantenendo un occhio di riguardo per un ipotetico inquinamento spaziale che si può evadere con il controllo reciproco.
Con gli occhi rivolti al cielo
Cosa può comportare quindi uno sviluppo della Space Economy?
Il settore può essere la chiave di volta per la sopravvivenza della specie umana sul pianeta Terra, bilanciando la visione opposta della “decrescita felice”.
Va da sé che, se in medium stat virtus, uno sviluppo oculato può permettere un progresso tecnologico, senza una cieca visione volta al mero profitto.
Gli occhi, piuttosto, sarà meglio tenerli fissi al cielo, con tutta la deferenza possibile, verso un nuovo spazio umano, tra le stelle.
Damiano Martin