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Gli occhi dei bambini

Gli occhi dei bambini

Non sanno se vedono bene, non sappiamo se vedono bene. Ma ci sono dei modi per accorgersi del loro disagio. Le problematiche visive nei bambini sono più diffuse di quanto si creda.

“Gli occhi dei bambini” è la prima guida completa sulla salute visiva dei più piccoli. Un testo semplice che tratta un tema vasto, complesso e tuttora poco divulgato.
In libreria e sul web, la guida unisce teoria e pratica, rispondendo a dubbi e domande comuni.
Autrice Enrica Ferrazzi, varesina, esperta in comunicazione, scrittrice, che, dopo aver vissuto le problematiche visive di sua figlia Elisa, ha fondato Progetto Elisa (@occhideibimbi) per fare divulgazione ed essere di aiuto ad altri genitori. Coautrice anche Maria Antonietta Stocchino, oculista a Cagliari, fornisce indicazioni precise per rassicurare da ansie e timori, specie in caso di percorsi terapeutici lunghi e stressanti per il piccolo e i suoi familiari.

Abbiamo incontrato Enrica Ferrazzi per una intervista.

  • Enrica, gli occhi dei bambini come guardano il mondo?

Sin dai primi giorni di vita, un bambino è impegnato a scoprire ciò che lo circonda, a farsi capire nonostante il suo vocabolario limitato. Tutto è una scoperta che genera meraviglia: pensiamo allo sguardo estasiato di un bambino che vede il mare per la prima volta, oppure alla magia nell’osservare un arcobaleno, o una nuvola che assomiglia a un buffo animale. In questa sua esplorazione del mondo la vista gioca un ruolo determinante, perché ne influenzerà la postura, l’apprendimento, l’attenzione, la capacità di lettura, il rendimento scolastico e sportivo. Purtroppo, non è sempre facile rendersi conto se il proprio bambino ha una buona vista oppure ha delle difficoltà.

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  • Gli adulti dovrebbero imparare ad aver uno sguardo bambino? Perché?

I bambini osservano il mondo con grande curiosità, da una prospettiva diversa da quella degli adulti. Il punto di vista dei più piccoli è dinamico e fantasioso, lascia spazio a tutte le ipotesi e permette loro di entrare nella realtà per strade nuove, sconosciute e spesso incomprese dai grandi. Almeno ogni tanto farebbe bene anche a noi genitori mettere da parte la razionalità e fermarci a pensare: “Se fossi ancora bambino, cosa vedrei di bello in questo momento?” e provare a osservare, una volta ancora, come quando eravamo piccoli, la vita con occhi stupiti ed emozionati.

  • Com’è nata l’idea di questo libro?

Questo libro ha radici lontane. Quando mia figlia Elisa doveva iniziare la scuola primaria, essendo io miope, ho pensato di portarla con me a fare la sua prima visita oculistica. Ero certa che non ci fossero problemi, perché la bambina non mi aveva mai dato segnali che potessero far sospettare un problema di vista. Diciamo che il mio era più uno scrupolo che una preoccupazione. E invece è arrivata la tegola in testa. La bambina aveva seri problemi di vista da un occhio. Problemi che se fossero stati diagnosticati precocemente avrebbero potuto essere risolti semplicemente con l’uso di occhiali: ambliopia la diagnosi, una parola che non avevo mai sentito prima.

  • Cosa significa “ambliopia”?

E’ una parola che per me voleva dire condanna: per il pediatra che non mi aveva informata prima dell’importanza di un controllo oculistico precoce, e per me, che mi ero sempre considerata una mamma attenta e premurosa, dedita al benessere della figlia. Dopo alcuni mesi di grande paura e confusione, ho pensato di canalizzare questa rabbia in qualcosa di positivo, che potesse essere utile per altri genitori. È nata così l’associazione Progetto Elisa, che si occupa di prevenzione e divulgazione, perché quello che è accaduto a me e ad Elisa non capiti ad altri. Questo libro è uno degli ultimi tasselli del progetto, perché in tanti anni di attività ci siamo resi conto che serviva ai genitori uno strumento semplice in grado di guidarli dalla nascita, per scoprire cosa fare, e cosa non fare, per il benessere visivo dei propri figli

  • Lei quindi non aveva notato nessun problema di vista nella sua bambina?

Purtroppo non mi ero mai accorta che Elisa avesse problemi visivi, altrimenti le avrei fatto fare prima una visita. Quello è stato il problema. E quello il motivo per cui all’inizio mi sono colpevolizzata: “Come avevo potuto non capire?”. Solo col tempo, parlando con tanti oculisti, ho compreso che un genitore difficilmente può sospettare che il proprio figlio abbia un problema visivo. Non possiamo neppure aspettarci che siano i nostri bambini a segnalarci le loro difficoltà di visione: specie nella prima infanzia, infatti, i bambini non sono in grado di comunicare correttamente questo loro disagio, che viene frainteso o peggio, passa inosservato. Lo stesso vale per i bimbi più grandi perché non hanno alcun elemento di paragone. Hanno sempre visto così, non sanno cosa voglia dire “vedere bene”.

  • Quali consigli dà ai genitori?

Fate prevenzione! Per molte problematiche visive, come l’ambliopia di mia figlia Elisa, solo una diagnosi precoce si traduce in maggiori possibilità di successo. Non pensate: “perché dovrebbe capitare proprio a me?”. Le problematiche visive nei bambini sono più diffuse di quanto si creda.

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  • E gli oculisti come si pongono con bambini e genitori?

In tanti anni di attività della nostra associazione, è accaduto che in alcuni casi i genitori ci segnalassero scarsa pazienza da parte dell’oculista che aveva esaminato il proprio figlio. Può accadere. Faccio una premessa: non esiste una specializzazione in ambito pediatrico. Qualsiasi oculista è in grado di esaminare un bambino, anche quando è piccolo e non sa leggere. Ciononostante esistono alcuni professionisti che si sono dedicati con particolare attenzione e cura ai bambini, imparando ad adeguarsi ai loro modi e tempi. Il nostro invito è di cercare uno di questi oculisti soprattutto per il primo “tagliando degli occhietti” che deve essere effettuato entro il terzo anno di vita (prima se esiste familiarità o avete dei sospetti che qualcosa non vada). Se non sapete a chi rivolgervi, chiedete consiglio al pediatra o a qualche genitore i cui bambini abbiano già effettuato controlli oculistici.

  • Com’è nata la collaborazione con l’oculista coautrice?

Ho conosciuto Maria Stocchino durante l’attività di divulgazione su Instagram, un paio di anni fa. L’avevo contattata dopo un suo post dedicato ai bambini; ci siamo sentite telefonicamente e le ho illustrato quello che cerco di fare ogni giorno per fornire ai genitori, e non solo, corrette informazioni che li aiutino a prendersi cura della salute visiva dei loro figli. Maria ha subito sposato la nostra causa, aiutandoci nella creazione di contenuti. Ed è nata così l’idea di creare un manuale pratico, scritto in maniera semplice, per dare informazioni e rispondere ai tanti quesiti che spesso assillano i genitori.

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L’oculista Maria Antonietta Stocchino
  • Cos’è che noi adulti non vediamo?

Ci sarebbe da scrivere un libro per rispondere a questa domanda. Focalizzandoci sul tema, direi che non vediamo ciò che non conosciamo. In un certo senso, questo libro aiuta i genitori a vedere, perché se si conoscono, ad esempio, i piccoli segnali cui prestare attenzione (mancanza di aggancio visivo, un occhio che devia dopo il quarto mese, un occhio rosso o che lacrima sempre, una posizione anomala del capo, mentre il bambino scrive o fa i compiti, e così via) è più probabile che si riesca a intercettare precocemente una problematica visiva.

  • I nostri bambini sono fortunati. E i bambini immersi nella povertà o nelle guerre cosa vedono? Come aiutarli?

Mi piacerebbe avere la risposta a queste domande. Forse si tratta di questioni di competenza dei “grandi della Terra”. Indubbiamente anche la salute visiva dei bambini è più a rischio nelle zone svantaggiate del mondo, ove manca l’opportunità di accedere ai servizi oculistici essenziali, come ricorda spesso anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel concreto, ci sono molte organizzazioni che realizzano iniziative a supporto della vista per questi bambini: in rete si possono reperire informazioni e decidere di supportare il lavoro di una di queste realtà.

  • In sua figlia lei cosa vede? E sua figlia cosa vede in lei?

Voglio ricordare una bellissima frase di una donna eccezionale che, pur non avendo partorito, è stata madre di tantissimi bambini, madre Teresa: “I figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno. Gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.” Come tutte le madri non sono perfetta, ho fatto e continuo a fare errori, ma spero che un giorno mia figlia Elisa, che è e sarà sempre la luce dei miei occhi, come ho scritto anche nella dedica del libro, possa trovare un sogno da vivere e far volare come un aquilone. Io spero di poter essere per lei il vento che l’aiuti a far volare il suo sogno.

Nicoletta Benatelli

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