Il logo speciale di Google riporta le foto di alcuni luoghi-simbolo nella lotta ai cambiamenti. Ma diversi rapporti lanciano numerosi allarmi
Anche quest’anno, per la ricorrenza del 22 aprile, Google ha deciso di dedicare uno speciale “doodle”, cioè la grafica che sostituisce temporaneamente il logo del motore di ricerca, alla Giornata della Terra. E ha scelto di lanciare un messaggio incoraggiante, utilizzando le foto di alcuni luoghi-simbolo dei progressi fatti da alcuni Paesi nella lotta agli effetti negativi legati ai cambiamenti climatici.
Al di là della prospettiva ottimistica, è però innegabile che, a 54 anni dalla sua istituzione, questa Giornata, diventata sempre più un’occasione di sensibilizzazione e informazione sulle tematiche legate al clima, sia il momento scelto per presentare una serie di rapporti su alcune problematiche che, al contrario, testimoniano come, per la maggioranza degli aspetti, i motivi di preoccupazione siano sempre più incalzanti.
Ecco allora gli allarmanti dati del report sullo stato europeo del clima pubblicato dal Copernicus Climate Change Service (C3S) e dell’Organizzazione meteorologica mondiale, la denuncia sul consumo di suolo in Italia di Coldiretti o la riunione dei sindaci della Pianura Padana al Piccolo teatro Strehler, promossa dai sindaci di Milano, Venezia, Torino, Bologna e Treviso per provare a costruire una strategia condivisa mirata a un drastico calo delle emissioni inquinanti.
I 6 luoghi protagonisti nel doodle
In tutto il Mondo, ha spiegato Google illustrando la scelta del doodle, “persone, comunità e Governi lavorano ogni giorno per aiutare a proteggere la bellezza naturale, la biodiversità e le risorse del pianeta”. Il viaggio virtuale del logo che si ispira ai progressi contro il cambiamento climatico parte così dalle isole Turks e Caicos, arcipelago di 40 isole coralline nell’Atlantico, a Sud-Est delle Bahamas, la cui foto assume le sembianze della “G” maiuscola.
Si prosegue con la “o” formata dalla foto della più grande barriera corallina del Golfo del Messico meridionale, l’Arrecife Alacranes, e da quella che propone l’immagine del più grande ghiacciaio d’Europa, ovvero l’islandese Vatnajokull.
Ancora, la “g” minuscola ci porta nella foresta amazzonica brasiliana, con il parco nazionale di Jaù.
Il doodle che compare sopra la barra di ricerca si completa con la “l” della Grande muraglia verde, progetto che ha preso il via nel 2007 in Nigeria, finalizzato alla realizzazione di una striscia di vegetazione lunga oltre 7 mila km che attraversa orizzontalmente, da costa a costa, l’intera Africa, dal Senegal a Gibuti. E, infine, la “e” con la foto della riserva naturale delle isole della regione di Pibara, in Australia.
Il report sul clima europeo 2023: l’allerta-caldo
Di tutt’altro tono il rapporto del C3S, che sottolinea come gli impatti dei cambiamenti climatici anche nel 2023 hanno continuato a manifestarsi in tutta Europa, con milioni di persone colpite dagli eventi meteo estremi.
Si parte dal caldo, con temperature superiori alla media per 11 mesi e il settembre più caldo della storia, facendo dello scorso anno il primo o il secondo più caldo di sempre, a seconda del set di dati.
È stato da record il numero di giorni con “stress da caldo estremo” e la tendenza del 2023 ha confermato in tutto il continente l’aumento dei giorni di “forte stress da calore”. Del resto, riporta il rapporto, già negli ultimi 20 anni si stima che la mortalità correlata al caldo sia aumentata di circa il 30% con un +94% dei decessi legati alle temperature eccessive nelle regioni europee monitorate.
L’Europa, prosegue il C3S, è il continente che si sta riscaldando più velocemente: l’aumento delle temperature è circa il doppio della media globale. E particolarmente problematici, in tal senso, si presentano gli anni più recenti: i 3 più caldi della storia vanno tutti dal 2020 in poi, con la top ten di questa classifica occupata da anni compresi tra il 2007 e il 2023.
Le altre emergenze climatiche in Europa
Il report si sofferma poi su un’altra serie di conseguenze dei cambiamenti climatici. Per gli eventi meteorologici estremi, le stime preliminari dell’International Disaster Database riporta per il 2023 in Europa 63 morti per tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi. Le perdite economiche supererebbero invece i 13,4 miliardi di euro.
Pur non essendo stata l’estate più calda di sempre, quella del 2023 è stata poi caratterizzata da condizioni a volte estreme, con contrasti di temperatura, ondate di calore e siccità. Ma anche pericolo superiore alla media per gli incendi (500 mila ettari andati in fumo e il più grande rogo della storia dell’Ue, in Grecia, con circa 96 mila ettari bruciati).
La temperatura della superficie del mare, nel corso dell’anno, è stata la più alta di sempre, fino a +5° rispetto ai valori medi.
E se è mancata la neve, che ha favorito per esempio la perdita del 10% dei volumi dei ghiacciai sulle Alpi, le piogge hanno fatto segnare un +7% di precipitazioni rispetto alle medie, con flussi fluviali superiori alla soglia di alluvione elevata per un terzo della rete e un 16% oltre il livello di gravità. Le inondazioni hanno così colpito circa 1,6 milioni di persone, causando circa l’81% delle perdite economiche annuali per gli impatti climatici.
Il consumo di suolo in Italia
In occasione della Giornata della Terra, fissata un mese e un giorno dopo l’inizio della primavera e creata nel 1970 negli Usa, con l’adesione dell’Onu nel 1971, anche Coldiretti ha pubblicato un rapporto, relativo al consumo di terreno in Italia, con stime basate sui dati Crea-Ispra. Sarebbero 76,8 i km quadrati di terreni “cancellati”, a una media di 2,4 metri quadri al secondo, con un incremento del +10% dalla precedente analisi.
Ogni anno il consumo di suolo fertile “brucia”, secondo i coltivatori diretti, 1 miliardo di cibo. Del resto, il 7,14% della superficie nazionale, 2,2 milioni di ettari, risulta occupata a causa della cementificazione. Ma la preoccupazione di Coldiretti va anche al tema del fotovoltaico “selvaggio”, citando il caso-simbolo della provincia di Viterbo, dove quasi la metà della superficie agricola è già occupata da pannelli.
Alberto Minazzi