Saranno valutati gli effetti della restrizione calorica sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici
Il tumore triplo negativo è il più cattivo dei carcinomi mammari.
Colpisce il 10-15% delle malate di cancro al seno e ha il tasso di sopravvivenza a cinque anni più basso tra tutte le neoplasie.
Oggi una nuova speranza per contrastare gli effetti della malattia arriva dall’avvio di uno studio, chiamato “Breakfast-2”, coordinato dall’Istituto nazionale tumori Int di Milano, che indagherà sul potenziale terapeutico del digiuno contro questa tipologia di cancro.
Si tratta della prima volta al mondo in cui l’impatto del programma nutrizionale viene valutato sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici.
12 i centri che saranno coinvolti nel nostro paese e 150 donne di età compresa tra i 18 e 75 anni.
Il digiuno migliora le cure contro il tumore?
Lo studio valuterà gli effetti della restrizione calorica sul tumore rispetto a uno schema dietetico differente e al tempo stesso sarà analizzato come il simil digiuno influenzi gli esiti delle cure farmacologiche. Un’azione dunque su due fronti.
Il nuovo studio è il continuo di quanto iniziato nel 2016 con il medesimo schema nutrizionale di restrizione calorica.
Finora con questo approccio è stato dimostrato che è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, potenziando le cellule immunitarie con attività antitumorale.
La fase di sviluppo della sperimentazione prevede appunto la valutazione dell’impatto di questo programma sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici.
Lo studio riguarda in particolare un trattamento a base di 4 chemioterapici e un immunoterapico, somministrato alle pazienti con cancro al seno triplo negativo in stadio precoce (II – III) prima dell’intervento chirurgico.
Lo studio Breakfast-2 e la restrizione calorica
Come spiega Claudio Vernieri, medico oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia e Ematologia dell’Int nonché ricercatore di UniMi e istituto Firc di oncologia molecolare, è la prima volta che insieme vengono combinati uno schema terapeutico complesso con un programma nutrizionale che prevede la restrizione calorica.
Questo per capire se sia sicura, ben tollerata e soprattutto in grado di aumentare l’attività antitumorale della chemio-immunoterapia applicata contro il tumore al seno.
Lo schema di restrizione calorica ciclica prevede 5 giorni di regime alimentare a base di cibi e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine che viene ripetuto ogni tre settimane. Nel braccio di controllo del nuovo trial (i trial sono studi clinici che riguardano direttamente cittadini e pazienti, ndr) l’alimentazione raccomandata è invece basata sull’utilizzo di un’ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali quali World Cancer Research Fund, European Code Againist Cancer e America Cancer Society. Tutte le pazienti di Breakfast-2 seguiranno la chemio-immunoterapia pre-chirurgica.
Pazienti e medici in contatto diretto con la web-app
Le pazienti saranno monitorate dal punto di vista oncologico e nutrizionale e saranno seguite anche tramite una web-app, studiata sulla base dell’esperienza maturata con le donne con tumore al seno coinvolte nei precedenti studi. Il suo utilizzo permetterà di mantenere in contatto diretto, via chat, le pazienti e i medici.
A questa app possono avere accesso anche i diversi team dei centri coinvolti nello studio ma è l’Istituto nazionale tumori di Milano Int a prestare assistenza alle pazienti in caso di dubbi o necessità attraverso i suoi oncologi e nutrizionisti.
Come sottolineano i ricercatori, si tratta di uno strumento operativo importante perché permette di avere in tempo reale un’idea globale sull’andamento dello studio, sull’aderenza dei pazienti al trattamento, sugli eventuali effetti collaterali e sullo stato di salute di ogni persona coinvolta senza passaggi intermedi.
“Tra gli obiettivi dello studio – precisa Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata dell’Int e presidente di Eurama Precision Oncology – c’è anche la ricerca di biomarcatori molecolari. Valutiamo l’evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale e l’associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali”.