Dal 2030 tutti nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, stop alle caldaie a gas dal 2040
Sebbene l’Italia non abbia votato a favore, con la direttiva Ue sulle case green, dovrà conformarsi a nuove regole e scadenze inerenti al settore edilizio.
Non solo per case di nuova costruzione.
Le prime tre date chiave sono il 2030, anno entro il quale il consumo energetico delle nostre abitazioni dovrà essere abbattuto del 16%, il 2035, quando la riduzione dovrà attestarsi tra il 20 e il 23% e il 2050, termine entro il quale gli edifici dovranno essere a emissioni zero.
Di mezzo c’è il 2040: anno a partire dal quale non si potranno più vendere e produrre le classiche caldaie.
Il punto dal quale parte la direttiva europea è semplice: attualmente il 40% del consumo energetico e il 36% delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea sono legati al suo parco immobiliare.
Per il quale sono ora previsti dunque requisiti più stringenti.
Per dar concretezza a quello che in gergo si chiama NZEB, acronimo di Nearly Zero Energy Buildings, ovvero edifici di altissima prestazione energetica che abbiano un fabbisogno di energia molto basso se non nullo, anche l’Italia dovrà quindi ora mettere a punto un piano straordinario per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico.
E se le date sono quelle indicate per gli edifici privati, per quelli pubblici la scadenza del primo step (abbattimento del 16 di consumo energetico) è fissata per il 2028.
Nuove costruzioni e ristrutturazioni
L’obiettivo principale è dunque quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici puntando sulle nuove costruzioni con standard più rigorosi e sulla ristrutturazione degli immobili con le prestazioni peggiori.
Che non sono pochi se si considera che, secondo le stime della Commissione, si tratta del 75% degli edifici europei.
Le soluzioni prevedono per questi cappotti termici, sostituzione degli infissi, pompe di calore al posto delle caldaie e pannelli solari. Questi ultimi diventeranno obbligatori in modo progressivo dal 2026 al 2030 per i nuovi edifici pubblici.
Un altro capitolo riguarda le abitazioni di nuova costruzione, per le quali si punta anche su materiali diversi da cemento, acciaio e vetro la cui produzione, secondo quanto rilevato dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili, genera l’11% delle immissioni in atmosfera.
Un’alternativa che già nel 2022 ha avuto un significativo riscontro è stata quella dell’edilizia in legno che, ha reso noto Federlegno Arreda, soprattutto in Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto ha visto la costruzione di 3602 unità abitative.
Case green: esenzioni e i risparmi
I nuovi requisiti cui, nel tempo, dovranno rispondere le abitazioni europee non saranno applicabili a tutto il parco immobiliare.
Esistono infatti delle esenzioni che riguardano gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.
I Paesi Ue avranno due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia indicando il percorso che intendono seguire.
Secondo la Commissione Europea entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare.
Le stime riguardo i risparmi in bolletta con il passaggio di anche due sole classi energetiche con le nuove case green, secondo il rapporto “Uil valore dell’abitare” promosso da Cresme, Fondazione Symbola, Ance e European Climate Foundation, saranno in media del 40% , con un plusvalore (stima Ance) acquisito dagli immobili del 44,3% .