Il preoccupante risultato della ricerca di Csiro e Università di Toronto: sul fondo dell’oceano, fino a 11 milioni di tonnellate di rifiuti plastici
Il report risale a 2 anni fa ma la situazione, nel frattempo, non è cambiata.
I dati Ocse pubbilicati in vista della conferenza Onu 2022 per avviare un negoziato che porti a sottoscrivere un trattato internazionale contro l’inquinamento da plastica evidenziano che la produzione annuale di plastica negli ultimi vent’anni è raddoppiata e, entro il 2040, prevedono un ulteriore raddoppio.
Sono passati milioni e milioni di tonnellate dalle 234 annue del Duemila.
22 milioni di materie plastiche sono state disperse nell’ambiente nel solo 2019.
Secondo l’Ocse 109 milioni di tonnellate si sono accumulate nei fiumi.
30 negli oceani, che dalla recente ricerca sul tema del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (Csiro), l’agenzia scientifica nazionale australiana e l’Università canadese di Toronto vengono definiti “un serbatoio” per l’inquinamento da plastica.
Un camion di plastica in mare ogni minuto
La drammatica immagine metaforica scelta dal Csiro per illustrare la dimensione del problema è quella di un camion della spazzatura pieno di plastica. È questa, secondo le stime dello studio, la quantità di rifiuti di questo tipo che finisce negli oceani ogni minuto. Sul fondo delle grandi masse d’acqua terrestri, dunque, sarebbero presenti da 3 a 11 milioni di tonnellate di inquinanti materiali plastici di scarto, che poi si scompongono in pezzi più piccoli e si mescolano nei sedimenti oceanici.
È la prima stima mondiale, sottolinea la ricercatrice senior del Csiro Denise Hardesty, relativa agli oggetti più grandi, di varie dimensioni, come sacchetti di plastica e reti.
In precedenza, lo stesso Csiro aveva stimato la presenza di microplastiche (quelle sotto i 5 millimetri) nei fondali degli oceani in almeno 14 milioni di tonnellate.
La plastica presente sul fondo dell’oceano, stima Alice Zhu dell’Università di Toronto, potrebbe dunque essere fino a 100 volte superiore alla quantità che galleggia in superficie.
Dove si trova la plastica in oceani e mari
“La superficie dell’oceano – prosegue Zhu – è un luogo temporaneo di deposito della plastica, quindi si prevede che se riuscissimo a impedire che la plastica entri nei nostri oceani, la quantità sarebbe ridotta. Tuttavia, la nostra ricerca ha scoperto che la plastica continuerà a finire nelle profondità dell’oceano, che diventano un luogo di riposo permanente”. Capire come e dove viaggia la plastica, sottolineano gli studiosi, è allora fondamentale per proteggere gli ecosistemi marini e la fauna selvatica.
Per stimare la quantità e la distribuzione di plastica nell’oceano gli studiosi hanno costruito un modello basato sui dati delle reti a strascico e uno che utilizza i dati dei veicoli telecomandati.
Dalle rilevazioni emerge che la massa di plastica si accumula attorno ai continenti, con il 46% al di sopra dei 200 metri di profondità e il restante 54% tra 200 e 11.000 metri.
Alberto Minazzi