Il rapporto di Censis e Aiop: per l’89% il Servizio Sanitario Nazionale è un pilastro della società italiana. Ma un’indagine di Gimbe evidenzia: 1 giovane su 3 non conosce il suo medico di famiglia
Per quasi 9 italiani su 10, esattamente l’89% del totale, la tutela della salute garantita dal settore pubblico attraverso il Servizio Sanitario Nazionale è un pilastro della società, uno spazio “sacro” in cui le disuguaglianze, siano esse territoriali, socio-economiche o culturali, vengono ridimensionate.
Il ruolo fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale nell’opinione generale è evidenziato dal 21° rapporto “Ospedali&Salute”, promosso da Aiop (l’Associazione Italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato) e realizzato in collaborazione con il Censis.
Il titolo del rapporto (“Reinventiamo il Servizio sanitario. Come evitare la deriva di una sanità per censo”), appena presentato a Roma, evidenzia però come nel sistema sussistano delle criticità che, in concreto, troppo spesso costringono, in molti casi contrariamente alle proprie intenzioni iniziali, a ricorrere a strutture private.
Guardando alla sanità pubblica, un altro problema (evidenziato in questo caso da un’indagine svolta dalla Fondazione Gimbe nelle scuole superiori) è legato a come vi si rapportano i giovani. Basti pensare che 1 su 3 non conosce il medico di famiglia, per capire come occorra educare le nuove generazioni al miglior approccio al Servizio Sanitario Nazionale.
Sanità: italiani tra pubblico e privato
Anche nelle aree del Sud Italia, sottolinea il rapporto “Ospedali&Salute”, la soddisfazione da parte dei pazienti per le cure ricevute dal Servizio Sanitario Nazionale è pressoché totalitaria: il 90,5% del campione intervistato ha attribuito un giudizio “positivo” o quanto meno “sufficiente” alle prestazioni loro erogate.
Il principale tasto dolente è quello delle “barriere” riscontrate all’accesso alle prestazioni sanitarie, che rendono in molti casi problematico riuscire a usufruire dei servizi sanitari nell’ambito del Ssn. Più della metà degli italiani, il 53,5%, punta il dito sui tempi d’attesa, che risultano troppo lunghi se confrontati con l’urgenza della propria condizione clinica.
Inoltre, fa notare il rapporto, nonostante il formale divieto di tale previsione, più di 1 su 3 (il 37,4%) si è trovato di fonte a liste bloccate o chiuse.
Tutte condizioni che determinano la necessità, in molti casi, di rivolgersi a strutture sanitarie private a pagamento per ottenere la prestazione in tempi rapidi.
Liste d’attesa: chi non ha possibilità, rinuncia a curarsi
Ogni 100 tentativi di prenotazione nel Ssn, questo avviene nel 39,4% dei casi, percentuale che scende solo di poco, al 34,4%, se si considerano i pazienti a basso reddito. E se il 18% ricorre al privato “puro”, c’è anche un 12% che abbrevia i tempi d’attesa con il cosiddetto “intramoenia”, cioè la sanità privata nelle strutture pubbliche.
La spesa sanitaria privata degli italiani è dunque pari a circa un quarto di quella totale. Vi è infatti un 51,6% di persone, il 40,6% tra coloro che hanno un reddito basso, che salta direttamente il tentativo di prenotazione attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, compresa la componente di sanità “privata” al suo interno.
“Dal rapporto – è il commento del ministro della Salute, Orazio Schillaci – emergono tanti punti di forza e molte criticità”. Tra queste, il ministro sottolinea anche il fatto che ci sono “persone che rinunciano a priori a curarsi: atteggiamento questo di sfiducia, una rappresentazione di una sanità in crisi”.
I giovani e la salute: l’indagine Gimbe
Quella che viene definita dal presidente Nino Cartabellotta una vera e propria “battaglia in difesa del diritto costituzionale alla salute”, che “deve coinvolgere anche i più giovani, a partire dall’età scolastica”, è al centro del progetto “La salute tiene banco”, con cui la Fondazione Gimbe intende guidare gli studenti nell’utilizzo del Ssn.
Nell’ambito del progetto, avviato a gennaio 2023, sono avvenuti finora 8 incontri formativi, che hanno coinvolto 775 studenti degli ultimi anni delle scuole superiori di Bologna.
Una buona parte di loro ha partecipato al sondaggio, basato su 10 domande, da cui sono emersi dati oggettivi per capire il grado di conoscenza della sanità pubblica nei giovani.
È emerso così che, per l’87,5%, in nessun altro Paese del Mondo esiste un modello come il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Al tempo stesso, sono 214 su 323 (il 66,3%) i ragazzi che hanno risposto “no” alla domanda “conoscete il vostro medico di medicina generale”: quello che, sottolinea la Fondazione, è il primo punto d’accesso al Ssn.
Vi è poi un 77,3% di studenti che ritiene che ci siano disuguaglianze di accesso ai cittadini alle prestazioni sanitarie tra le diverse regioni, con l’89,2% del campione che ritiene, in linea con la moderna visione One Health, che i protagonisti della salute siano uomini animali e ambiente.
Sono emerse però anche lacune di conoscenza. Sull’uso (errato) degli antibiotici per le infezioni delle alte vie respiratorie, il 45% ha risposto di aver ricevuto più volte tali prescrizioni e il 21,5% una volta. Solo il 56,9% ha indicato i tumori (mammella, cervice uterina e colon-retto) per i quali sono previsti programmi di screening gratuiti. E il 56,7% ha risposto, sbagliando, che è sempre un vantaggio diagnosticare il più precocemente possibile un tumore.
Alberto Minazzi