Ad avanzare l’ipotesi, la presidente della Bce, Christine Lagarde. Intanto anche gli Usa decidono di lasciare i tassi ancora invariati
In economia, quella tra tassi di interesse e costo del denaro è una correlazione inevitabile: quanto più aumentano i primi, tanto più aumenta il secondo, in particolare per il peso dei mutui e del credito al consumo.
Alla base della scelta delle banche centrali su come intervenire sulla quota che chi prende denaro in prestito è tenuto a restituire agli istituti di credito in aggiunta al capitale, vi sono considerazioni legate alla stabilità della politica monetaria.
Da luglio 2022, in Europa, è iniziato un ciclo di rialzi che, in questo inizio di 2024, ha registrato fin qui decisioni della Banca centrale europea che hanno lasciato invariati i tassi al 4,5% per i rifinanziamenti principali, al 4% sui depositi e al 4,75% sui prestiti marginali.
Una posizione di attesa che rinvia ancora il taglio. Anche se, in tal senso, sembra aprirsi uno spiraglio, sulla base delle dichiarazioni rilasciata della presidente della Bce, Christine Lagarde.
Uno spiraglio per giugno
La prima finestra utile per un intervento di riduzione del costo del denaro in Europa, ha confermato Lagarde in un discorso a Francoforte, sarebbe quella di giugno 2024.
L’interruzione della strategia messa in campo dalla Bce dopo la pandemia per contrastare la ripartenza dell’inflazione sarebbe ora possibile grazie al sensibile rallentamento della crescita dei prezzi al consumo registrato negli ultimi mesi.
Per giugno, la Banca centrale europea avrà a disposizione ulteriori dati proprio sull’andamento dell’inflazione e nuove stime che, ha spiegato la presidente, permetteranno “di valutare se l’inflazione continuerà a scendere sostanzialmente in linea con le nostre proiezioni”.
Nel caso di una conferma dell’andamento, il Consiglio direttivo della Bce potrà così decidere “di passare alla fase di revisione delle nostre politiche rendendole meno restrittive”.
Serve un calo stabile dell’inflazione
Come ha sottolineato la stessa Christine Lagarde, comunque, anche se dovesse effettivamente realizzarsi questa inversione di tendenza, ciò non significa che la stessa potrà necessariamente proseguire anche nei mesi successivi.
“Le nostre decisioni – ha detto il numero 1 della Bce – dovranno rimanere legate ai dati. Non possiamo impegnarci preventivamente su un particolare percorso dei tassi”.
La politica economica europea, per il momento, rimane comunque assolutamente in linea con quella statunitense.
Proprio nelle ultime ore, la Federal Reserve, la banca centrale americana, ha lasciato infatti ancora una volta invariati i tassi di interesse, ai massimi da 23 anni, con il costo del denaro tra il 5,25% e il 5,5%. “Prima di tagliare i tassi – è la motivazione della Fed alla base della propria decisione – serve maggiore fiducia in una traiettoria di calo stabile dell’inflazione”.
Alberto Minazzi