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L'arte sociale di Elisabetta Maresio

L'arte sociale di Elisabetta Maresio
Elisabetta Maresio @David Raccanello

Love Bloom: la mostra multisensoriale di un’artista che racconta la potenza della vita

Nel 1967 Fabrizio De André dava vita e voce a due canzoni emblematiche della sua poetica: “Via del Campo” e “Bocca di Rosa”.
In entrambe il tema dei fiori, dell’emarginazione femminile e della prostituzione, del valore degli ultimi.
“Dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fior”, metafora di come la negatività sia la base quasi necessaria per far sbocciare il più bello dei petali.
Come nani sulle spalli di giganti, sullo stesso solco si insinua la poetica visiva (e non solo) di Elisabetta Maresio.
Essere umano poliedrico, lettrice e narratrice delle persone attorno a lei tramite la disciplina psicologica – è psicoterapeuta di professione – nonché giornalista e artista sociale: Elisabetta ricerca nell’umanità la profondità che ci unisce, nella condivisione poi delle sue opere pittoriche tramite installazioni interattive, nel rispecchiarsi di questi legami vissuti da ognuno, tra tutti.
In questi giorni (e fino al 17 marzo) i quadri di Elisabetta Maresio sono esposti al palazzo della Loggia di Noale, per l’esposizione Love Bloom, una sua monografica dove le tematiche centrali sono i fiori, i colori e le figure femminili.
“Una mostra multisensoriale – spiega l’artista originaria di Trieste – che stimola tanto l’olfatto, con la scelta di profumi ad hoc, quanto le sonorità mosse dalla naturalezza dell’umanità; inoltre, in tre diversi punti della mostra vi sono delle domande divertenti, semplici o esistenziali. Qui i visitatori sono chiamati a rispondere. Dopo una serie di quadri monocromatici azzurri, c’è per esempio la domanda ‘è mare o cielo?’, un semplice quesito che può scatenare ricordi passati e raccontare molto delle persone che partecipano al gioco”.

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  • Da cosa nasce il suo bisogno di fare arte?

Nasce dalla necessità di trovare delle modalità espressive efficaci per un percorso esperienziale a diversi livelli per la persona. L’arte è una modalità libera di emozionarsi, in cui si possono trovare sentimenti e consapevolezze simili, condivisibili, senza la rigidità che possiamo avere attraverso le parole. L’arte – in questo caso sensoriale, ndr – è libertà di dire quel che pensiamo senza giudizio, trovare nuovi modi di comunicare e di veicolare concetti profondi e rivoluzionari.

 

  • Nella sua arte è molto presente la figura femminile e la sua relazione con i motivi floreali…

La relazione tra la figura femminile e i motivi floreali vuole marcare la potenza della vita, che nonostante i dolori, i soprusi e le violenze, permette sempre di sbocciare nuovamente. Uno dei quadri che più ha lasciato il segno nei visitatori, emblematico nella poetica di Elisabetta, è Medusa. Il quadro dovrebbe ricordare l’episodio di stupro subito dall’affascinante sorella gorgone; il riconoscere la bellezza del quadro da parte del pubblico fa sì che la donna stuprata diventi eroina, la quale non si lascia morire se riconosciuta nella sua sofferenza.
Si può rinascere dalla sofferenza se vi è uno sguardo di cura da chi osserva; la negatività non è solo una bruttura, se si mostra può sbocciare nella sua amorevolezza, nella sua sensualità e nella sua sessualità.

 

  • Lei raffigura la figure umane prive di volto. Perché?

Perché la violenza può essere subita da chiunque e l’arte può essere esperita da chiunque voglia metterci la faccia.
La mostra è una condanna contro la violenza e sui nostri corpi; viceversa è un invito a utilizzare la nostra fisicità come veicolo di amore nelle sue diverse accezioni, donare in maniera sana nella logica che solo l’amore può dare.

 

  • Tra i quadri esposti vi è anche Penelope; la sua sofferenza mitologica stava nell’attesa. È ancora così per la Penelope contemporanea?

L’attesa è uno stato contemporaneo; attendiamo lo scorrere delle guerre, attendiamo persone e relazioni. Le Penelopi, uomini e donne, attendono un mondo migliore, una vita che prende forma, trovare un proprio perché. Penelope nel quadro è sola, con due margherite appoggiate alle orecchie per non ascoltare l’odio che ci circonda, soprattutto nei social, nell’apparente libertà di poter dire qualsiasi cosa. La Penelope d’oggi è sia in attesa che in difesa contro le sofferenze delle parole, veicoli di condanna.

 

  • La femminilità è al centro della sua poetica: che ruolo ha la donna oggi?

Mi piacerebbe che non avesse un ruolo e fosse concepita nella sua interezza. Si è sempre avuto un problema culturale: l’uomo ha una vita impostata, mentre la donna no, è una non-definizione. Sono due fonti di dolore diverse; la donna per esempio quando si veste ha una forma artistica più ampia. La donna ha la possibilità di non essere mai banale, è generativa in questo così come l’uomo non può essere. La mostra vuole avvicinare maschile e femminile, esseri in modi diversi senza critica alcuna. Viviamo in una società che rischia di coprire del tutto la donna, metaforicamente e letteralmente.

 

  • Anche con i fiori?

Al contrario. Dipingere figure femminili con motivi floreali nelle zone erogene è un modo per esercitare questa a-critica e celebrare le nostre diversità, senza pudore.
Voler coprire un corpo significa sia tarparne la bellezza quanto nascondere i difetti, le violenze subite, le difficoltà. I fiori quindi vanno a svelare tutto ciò, e a celebrarne l’estetica a prescindere, oltre il giudizio esterno e culturale.

 

  • Tra i dipinti in mostra, c’è anche una tela bianca con le dediche dei visitatori chiamati a rispondere alla domanda: “Che cosa ti fa battere il cuore?”. 

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Sì, la mostra è dedicata alle persone belle che sono nella quotidianità. I miti stessi sono calati nel quotidiano, dove il protagonista fondamentale della propria vita e degli altri siamo noi e le scelte determinanti che compiamo. Vorrei nel mio piccolo puntare l’occhio sull’umanità che abbiamo ancora in noi.
Per questo la tela bianca con le dediche dei visitatori è la vera opera d’arte della mostra: sono fiori che sbocciano, nella condivisione degli esseri umani.

Damiano Martin

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