Un omaggio, in occasione dell’8 marzo, alle pioniere e alle eccellenze al femminile
Nel linguaggio comune, il termine “primadonna”, mutuato dal mondo dello spettacolo, ha assunto un significato negativo.
In realtà, ci sono primedonne speciali, anche in senso letterale: coloro che, per prime nella storia, hanno raggiunto risultati fino a quel momento preclusi alla parte femminile dell’umanità e quelle che, nei rispettivi campi di competenza, si sono rivelate eccellenze che travalicano la diversità di genere.
E’ a loro che, in occasione della festa dell’8 marzo, Metropolitano.it vuol rendere omaggio, con la consapevolezza che non si riuscirà a dare onore a tutte.
Perché le donne che hanno lasciato il segno, checché se ne pensi, sono più di quel che si crede.
Elena Cornaro e le altre prime volte italiane
Tra le prime mondiali assolute c’è una protagonista veneziana: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, nata nel 1646 e, anche se c’è chi attribuisce questo primato a Bettisia Gozzadini, dottoressa in Diritto canonico a Bologna nel 1236, prima donna al mondo di cui è documentata la laurea, in filosofia all’Università di Padova nel 1678.
Dopo la nascita dell’Italia unita, arrivò anche la prima donna laureata in medicina: Ernestina Paper, nata a Odessa, che conseguì il titolo all’Istituto di Studi superiori fiorentino.
La seconda laureata dopo Elena Cornaro, la fisica bolognese Laura Bassi fu invece la prima donna docente universitaria, con la cattedra in “Filosofia naturale” (quella che oggi si chiama fisica) che le fu assegnata nel 1732 dall’ateneo felsineo.
L’Italia conta anche altre prime volte al femminile.
Risalendo fino al 1616, la pittrice Artemisia Gentileschi fu la prima a essere accettata all’Accademia delle Arti del disegno di Firenze.
Avvicinandoci ai giorni nostri, nel 1958 la contessa napoletana Maria Teresa de Filippis fu la prima donna a correre in un Gran Premio di Formula 1.
Infine, nel 2016, Fabiola Gianotti è stata scelta come direttore generale del Cern, il più importante laboratorio di fisica al mondo: prima donna a ricevere l’incarico, che era già stato ricoperto da due italiani, Carlo Rubbia e Luciano Maiani.
Le “prime donne”: Matilde Serao e Marie Curie
La giornalista Matilde Serao e la scienziata Marie Curie sono accomunate dal Nobel.
La Serao non riuscì a vincerlo ma per ben 6 volte vi fu candidata.
Erano gli anni ’20 del secolo scorso e, per prima, abbatté un muro fino a quel momento invalicabile per le donne.
Nata a Patrasso nel 1856, dove il padre, avvocato, si era rifugiato dalla nativa Napoli in quanto ricercato come antiborbonico, tornata in Italia, col marito Edoardo Scarfoglio fondò, nel 1885, il Corriere di Roma, divenendone anche direttrice, carica mai affidata a una donna in precedenza nel nostro Paese.
La prima donna a ottenere invece proprio il Premio Nobel assegnato dal comitato dell’Accademia reale svedese delle scienze, è stata, nel 1903, la polacca naturalizzata francese Maria Sklodowska, più nota con il cognome del marito (Pierre Curie), con cui si aggiudicò il Nobel per la fisica, ripetendosi poi nel 1911 con il premio per la chimica.
E’ ancor oggi l’unica ad averlo vinto in due distinti campi scientifici.
Prime donne in un Doodle
Solitamente, il motore di ricerca “Google” per l’8 marzo dedica il proprio “Doodle” (ovvero, letteralmente, lo “scarabocchio” che correda per un giorno la barra di ricerca) alle donne.
In attesa di conoscere la scelta per il 2024, in alternativa agli omaggi alle donne comuni sulla base della appartenenza ad alcune categorie (lo scorso anno mamme, lavoratrici, dedite alla cura delle persone o unite nella mobilitazione a difesa dei propri diritti), nel 2017 si scelsero 13 donne-simbolo, tra cui l’architetto romano naturalizzato brasiliano Lina Bo Bardi, definita “uno dei pionieri dell’architettura moderna”.
Tra le altre “pioniere” scelte 7 anni fa da Google ci sono nomi più noti (vedi la pittrice Frida Kahlo, la cantante Miriam Makeba e la tennista Suzanne Lenglen) e altri meno conosciuti, ma degni di menzione. Come Loftia El Nadi, prima donna aviatore egiziana, Olga Skorokhodova (che ha contribuito in maniera decisiva a sviluppare la comunicazione con le persone non udenti o non vedenti), l’archeologa turca Halet Cambel, scopritrice delle tavole che hanno consentito di comprendere l’alfabeto fenicio e prima donna musulmana a partecipare alle Olimpiadi, Ada Lovelace, matematica inglese prima programmatrice al mondo, Lee Tai-young, primo avvocato e giudice donna coreano, o Sally Ride, prima donna statunitense nello spazio.
Le eccellenze italiane
Restando in orbita, la nostra Samantha Cristoforetti ha un primato europeo (prima donna del Vecchio Continente a diventare comandante della Stazione spaziale internazionale) e uno nazionale (prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea).
È l’ennesima testimonianza del fatto che le donne italiane, anche quando magari non possono essere considerate delle vere e proprie pioniere, sono state e continuano a essere tra le eccellenze mondiali nei più svariati ambiti di competenza.
Basta citare l’astrofisica Margherita Hack (tra l’altro prima donna italiana a dirigere, e a portare a rinomanza internazionale, l’Osservatorio astronomico di Trieste). O la pedagogista Maria Montessori, tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia e inventrice dell’omonimo metodo educativo adottato in migliaia di scuole di tutto il mondo.
Ancora, Rita Levi Montalcini, neurologa italiana premio Nobel per la Medicina nel 1986.
Prima (e unica) italiana a vincere il Nobel per la letteratura è stata invece Grazia Deledda, nel 1926.
Prime donne anche in politica
Le donne italiane in politica, soprattutto ai vertici, sono ancora poche.
Tuttavia, anche in quest’ambito, più di una ha lasciato il segno.
Tra le prime, la prima presidente della Camera donna (1979) Nilde Iotti, già presidente anche dell’Unione donne italiane e componente, nel 1946, della Commissione dei 75 deputati che scrissero la nostra Costituzione.
La prima donna ministro, nel 1976 è stata invece Tina Anselmi. Al dicastero del Lavoro succedette per due volte quello della Sanità.
E’ a lei che si deve la legge sulle pari opportunità.
Prima senatrice della Repubblica italiana fu invece Lina Merlin, che si ricorda, tra le altre cose, per la legge che porta il suo nome e che ha fatto abolire le “case chiuse”, per aver fatto eliminare la “clausola di nubilato” sui contratti di lavoro (nel momento in cui si sposavano le donne venivano licenziate) e la disparità tra figli naturali e adottivi.
La prima donna presidente del Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati, 2018) e la prima donna presidente del Consiglio (Giorgia Meloni, 2022) sono storia dei giorni nostri.
Alberto Minazzi