L’appuntamento è per il 28 febbraio a Parigi. All’asta, prestigiosi pezzi distribuiti in oltre 200 lotti tra mobili e oggetti d’arte
A Venezia, lungo il Canal Grande, nel sestiere di San Marco, si incontra uno splendido palazzo rinascimentale con affaccio sull’acqua, di imponenti dimensioni. Con i suoi 3.637 mq, è considerato tra i più grandi della città.
E ne è uno dei più prestigiosi.
Appartiene alla famiglia Volpi di Misurata, che, a partire dal 1917, quando lo ha acquistato, ne ha fatto la propria dimora.
Il 28 febbraio, il palazzo dell'”Ultimo Doge“, come è stato appellato il conte Giuseppe Volpi nel recente documentario realizzato da Rai Teche a lui dedicato e presentato nell’ambito della 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con tutti i suoi lussuosi e raffinati arredi, andrà all’asta a Parigi
Politico e ministro delle Finanze in epoca fascista, imprenditore e mecenate che diede vita al progetto di costruzione di Porto Marghera, leader di Confindustria, diplomatico, fondatore del Festival del Cinema di Venezia, che gli ha poi intitolato la coppa omonima, presidente della Biennale dal 1930 al 1943 e co-fondatore della CIGA, la prima catena alberghiera del lusso in laguna, Giuseppe Volpi aveva fatto del suo sontuoso palazzo il fulcro della mondanità del primo Novecento, ospitando intellettuali e artisti, personaggi politici, dello spettacolo e del jet set internazionale.
Tra gli altri, Winston Churchill, Andy Warhol, Cary Grant, Paul Newman, Maria Callas, Coco Chanel, Josephine Baker, i duchi di Windsor e, in tempi più recenti, Jach Nicholson e George Clooney. Le feste danzanti e i ricevimenti che, anche dopo la morte del conte Giovanni, proseguirono per volontà della moglie, la contessa Nathalie e poi del figlio Giovanni, oggi 86 enne, sono diventate leggendarie in città.
L’asta da Sotheby’s segna la fine di un’epoca.
All’asta 204 lotti tra prestigiosi mobili e arredi
Nel tempo, ogni proprietario del Palazzo ha lasciato testimonianza del proprio potere nelle ricchissime decorazioni che lo impreziosiscono tanto negli affreschi dei soffitti, quanto nei pavimenti in terrazzo veneziano e negli arredi.
All’asta di Parigi saranno proposti 200 lotti. Comprendono arredi e opere d’arte, mobili soprattutto lignei e oggetti provenienti dagli spazi del piano nobile dell’edificio tra i quali un “portego”, tipica sala di rappresentanza veneziana, il salone da ballo, la sala della musica e la sala da gioco arredata con le creazioni della Maison Jansen, una delle realtà di spicco nella decorazione del XX secolo.
Ci sono pregevoli cornici rinascimentali, arredi veneziani dell’ultimo quarto del XVII secolo, tra cui una specchiera con lo stemma dei Mocenigo e due eleganti console, mobili decorati con un misto di lacche e intarsi in madreperla. E ancora mobili siciliani del settecento, tra i quali un trumeau in lacca, un raro mobile turco e una serie di arredi romani e alcune panche della sala da ballo.
Le stime da poche migliaia di euro a pezzi più preziosi
Chiunque può portarsi a casa un oggetto proveniente dalla storica dimora dei Volpi.
Le stime dei prezzi partono da poche migliaia di euro per alcuni oggetti come vari argenti, gli obelischi di Jansen, i cestini da scrivania di Fornasetti.
Tra i pezzi meno cari vi sono, per esempio, una lanterna da ingresso a tre luci con tola e ferro battuto degli inizi del XX secolo (2.500 -4.000 euro); una coppia di colonne in granito del XX secolo (2.000 – 3.000 euro); un vaso a balaustra in porcellana Imari, Giappone, della fine del XIX secolo; set di candelabri tra 5 e 8 mila euro; una coppia di poltrone italiane in legno dorato, Venezia 1710-1715 circa.
Tra gli arredi veneziani e romani più preziosi spiccano tre console del settecento romano in legno dorato con piano in marmo verde stimate 50-80 mila euro l’una e una specchiera veneziana in lacca policroma, legno ebanizzato e intarsi in madreperla dell’ultimo quarto del XVII secolo con lo stemma dei Mocenigo proposte a 60-100 mila euro.
E infine divanetti da ballo e spettacolari specchi e lampadari veneziani stimati 50 mila euro.
Silvia Bolognini
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