Intervista a Giorgio Zorzi, fondatore della Saint Agnes di Walubira, dove 340 bambini in estrema povertà possono istruirsi gratuitamente e vivere serenamente
Il nuovo anno scolastico in Uganda è cominciato il 5 febbraio e le bambine e i bambini iscritti alla scuola Saint Agnes di Walubira sono 340: una settantina per il ciclo della materna (Nursery) gli altri per il ciclo delle elementari (Primary).
Quest’anno potranno contare anche su campi da calcio e da pallavolo, oltre che su un piccolo ambulatorio.
E’ questo il grande miracolo che stanno realizzando in pochi anni Giorgio Zorzi, 68 anni, ex direttore di produzione dell’azienda Ecoricicli – Gruppo Veritas di Venezia e sua moglie Sarah, 48 anni, ugandese conosciuta mentre era lavoratrice emigrata a Mestre.
A supportare la scuola, con raccolte fondi e adozioni a distanza, il “Comitato amici di Giorgio per l’Uganda” (presente anche come gruppo su facebook) formato da abitanti di Mira, città Natale di Giorgio.
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Giorgio Zorzi, come è nata la grande avventura?
In Ecoricicli ero responsabile di produzione e lì ho conosciuto mia moglie, quando è arrivata da noi nel suo percorso di lavoratrice emigrata dall’Uganda. Malgrado le tante differenze, ci siamo innamorati e, siccome lei voleva poi tornare in patria, ho deciso di seguirla. Ci siamo sposati quando siamo arrivati in Uganda.
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Cosa si aspettava dall’Africa?
Io non conoscevo l’Africa. Ero stato in viaggio in Marocco, ma non c’è nessun paragone. Sono arrivato in Uganda pensando di fare una vita tranquilla con mia moglie, ero piuttosto preoccupato anche per il clima molto caldo e umido e per il pericolo di contrarre malattie sconosciute in Europa.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, non appena sono arrivato a Gayaza, la città in cui viviamo, è stata la mancanza di qualsiasi comodità, la difficoltà delle persone a poter accedere ai servizi basilari.
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Com’è nata l’idea di fondare una scuola?
L’idea della scuola mi è venuta quando ho visto la capanna fatta di fango e rami dove i bambini studiavano nel villaggio di Walubira, dove io e mia moglie abbiamo le nostre attività.
Ci siamo rimboccati le maniche e, grazie alla generosità di amici, parenti e sostenitori, siamo riusciti a costruire nuovi edifici di mattoni che ospitano le aule per le classi di scuola materna e di scuola elementare. Oggi ci lavorano una decina di maestri più la direttrice, addetti alla cucina della mensa, alla pulizia e alla custodia, nonché alla gestione del giardino.
Nella scuola vengono insegnate tutte le materie ministeriali, compreso l’inglese, che qui è la lingua ufficiale.
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Qual è la vostra sfida più importante?
Considerato il numero delle persone assunte, riuscire a pagare ogni mese gli stipendi di tutti i nostri collaboratori.
Attualmente frequentano gratuitamente i nostri corsi 340 bambini e bambine. Tantissimi bambini vivono con nonne o zie, perché i genitori sono a lavorare in Arabia o Quatar.
Molti piccoli invece purtroppo sono orfani: la vita media è molto bassa nel Paese, dove sono largamente diffuse varie tipologie di malattie come l’aids e anche focolai di Ebola.
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Avete avviato anche altre attività?
Sì. Oltre alla scuola, abbiamo avviato una fattoria con casette per i lavoratori e abbiamo realizzato impianti con quattro pompe per l’acqua potabile e per l’energia elettrica. Avremmo bisogno di portare a termine i lavori per un edificio scolastico: manca un’aula, con tutto il corredo di materiale di cancelleria, banchi e giochi.
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Quali sono le condizioni di vita in Uganda?
La diffusa povertà è il problema principale, alla quale si associa un livello molto basso di scolarizzazione.
Mancano tutti i servizi come impianti per l’acqua e l’energia elettrica, le strade sono in pessime condizioni e spesso non asfaltate, è molto scarsa l’assistenza sanitaria.
Per dare un’idea, soltanto un ugandese su quattro ha la luce elettrica, mentre l’accesso all’acqua è ancora più limitato.
Nello specifico, le bambine vivono gravissime e particolari difficoltà, visto che sono spesso soggette ad abusi sessuali, con la conseguenza di gravidanze precoci soprattutto se non vanno a scuola: durante la pandemia le scuole sono rimaste chiuse per due anni e ci sono state 700 mila gravidanze tra adolescenti in età scolastica.
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Sente di esser cambiato da quando vive in Uganda?
Oh, sì, sono cambiato profondamente da quando vivo qui: chiunque venisse in Uganda sarebbe costretto a modificare completamente la propria mentalità e il proprio approccio alla vita.
Sono anche soddisfatto di ciò che finora siamo riusciti a realizzare e per questo mi sento di ringraziare tutti coloro che fanno parte del Comitato di miei amici e sostenitori, composto oltre che da Miresi, anche da tanti veneti di altre città e paesi.
Voglio ricordare che qui anche pochi euro possono fare la differenza: quando vado nella capitale Kampala per comprare latte, cereali e ciò che serve per la nostra mensa scolastica, acquisto sempre bottigliette di acqua e altri alimenti da distribuire tra i “bambini di strada” che si accampano a incroci e semafori per raccattare qualche soldo. A volte sono sfiniti e si addormentano ai bordi delle strade trafficate. Sono piccole creature allo sbando bisognose di tutto, per le quali un sorso d’acqua è già qualcosa di importante per la sopravvivenza in una giornata calda.
Nicoletta Benatelli
Per sostenere la Agnes School di Walubira contattare Giorgio Zorzi attraverso il suo profilo Facebook tramite messaggio privato in messanger
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