Un’indagine congiunta tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV e Centro Nazionale Ricerche CNR ha svelato i motivi della riattivazione del vulcano. Nuove strade per la valutazione del rischio
Quanto è pericolosa l’Isola di Vulcano?
Nuove significative informazioni arrivano dall’attività del vulcano, che si trova nell’omonima isola appartenente all’arcipelago delle Eolie, in Sicilia, in provincia di Messina.
I ricercatori di INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e del CNR (il Consiglio Nazionale per le Ricerche) hanno infatti tracciato la mappa della sorgente vulcanica: un grande traguardo, che consente di delineare ciò che serve per la sicurezza dell’area. Il recente studio è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters e rappresenta dunque un significativo punto di riferimento per una più attenta valutazione della pericolosità vulcanica dell’isola.
L’indagine pionieristica
Come spiega Federico Di Traglia, ricercatore dell’osservatorio vesuviano INGV e primo autore dell’articolo, è da settembre 2021 che la Fossa Caldera, a Vulcano, situata nella parte settentrionale dell’isola, ha manifestato segni di riattivazione. L’attività in particolare è caratterizzata da un aumento delle temperature delle fumarole, massicce emissioni di gas, un evidente sollevamento del cratere zona, il tutto accompagnato da un aumento della sismicità.
Gli esperti hanno analizzato i dati di deformazione del suolo ottenuti dalla misurazione del radar satellitare e del sistema di navigazione satellitare globale. Insieme è stata anche condotta un’analisi dettagliata dei dati registrati dalla rete sismica dell’Isola di Vulcano. Quanto rivelato dalle osservazioni indica che le anomalie possono essere attribuite all’espansione del sistema idrotermale, un fenomeno osservato in precedenza tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90.
Riattivazione vulcanica e pericolosità: la sorgente
Dall’analisi dei dati è stata identificata la sorgente, posizionata a 500 metri sotto l’area craterica di Vulcano. Prima e durante la fase di disordini di metà settembre 2021, si legge nello studio, “la sismicità della tettonica vulcanica era a bassi livelli con focolai situati principalmente al largo a ovest e sud-ovest dell’isola a profondità intermedie di 5-12 km. Dopo il 30 ottobre 2021 si è registrato un moderato aumento dell’attività sismica nei settori Nord Ovest e Nord al largo di Vulcanello. La sismicità superficiale è persistita fino a dicembre 2021 per spostarsi successivamente a profondità intermedie con epicentri sia sull’isola che al largo, verso Est.
I risultati dell’analisi dei dati sismologici rivelano che l’ampiezza cumulativa degli eventi VLP Very Long Period mostra un rapido aumento quando il tasso di deformazione e la pressione della sorgente sono più elevati. Ciò suggerisce un collegamento tra la sismicità idrotermale e la fonte di deformazione. Le deformazioni localizzate nei vulcani possono essere molto rilevanti perché spesso sono indicatori della pressurizzazione dei sistemi idrotermali e possono essere precursori di esplosioni freatiche, vale a dire quelle che si verificano quando il magma riscalda terra o acque di superficie.
I lavori di analisi proseguiranno, precisano i ricercatori, con lo studio delle proprietà elastiche delle rocce del cono della Fossa per valutare i livelli di pressione necessari per esplosioni freatiche, di fatto aprendo una nuova strada nella comprensione e prevenzione di potenziali rischi vulcanici.