Due giorni di udienza. Oggi il Sudafrica, dal quale parte la denuncia, domani Israele. La posizione dell’Italia
Con gli attacchi nella Striscia di Gaza seguiti al massacro provocato da Hamas lo scorso 7 ottobre, la risposta di Israele ha provocato almeno 23 mila morti tra i palestinesi. È genocidio?
Lo stabilirà la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, che discuterà in due udienze pubbliche al Palais de la Paix, in programma tra oggi e domani, 11 e 12 gennaio, dell’istanza di accusa presentata dal Sudafrica lo scorso 29 dicembre.
Genocidio: le accuse sudafricane
“Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza” è la precisa denuncia del Sudafrica, secondo cui si è in presenza di una violazione della Convenzione sul genocidio, ratificata nel 1950, non giustificabile con i fatti che hanno dato il via al conflitto.
Una teoria che ha trovato il sostegno da parte del presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva.
Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha definito l’azione del suo Paese “una questione di principio”. Va ricordato che il suo partito, l’African National Congress, è a fianco della causa palestinese, che viene paragonata alla lotta contro l’apartheid che ha caratterizzato la storia del Paese africano. La lettura che viene data da molti analisti internazionali è però quella di un tentativo di riguadagnare consenso interno in vista delle elezioni e aumentare il peso internazionale del Sudafrica come membro dei Brics.
La risposta di Israele e dei suoi alleati
La risposta indignata del premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ritiene le accuse infondate, è giunta attraverso i social. “Lasciatemi chiarire alcuni punti: Israele – ha scritto – non ha intenzione di occupare in modo permanente Gaza o di spostare la sua popolazione civile. Israele sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese e lo stiamo facendo nella piena conformità con la legge internazionale”. E l’ex premier Naftali Bennett ha definito la riunione “uno spettacolo di ipocrisia, antisemitismo e vergogna”.
Insieme al sostegno degli Stati Uniti, Israele ha trovato anche quello della Gran Bretagna, il cui ministro degli Esteri, David Cameron, pur senza escludere la possibilità di una violazione del diritto internazionale a Gaza, ha affermato che “la nostra opinione è che Israele abbia il diritto di difendersi”, definendo la mossa sudafricana “non utile e nemmeno giusta: spetta ai tribunali definire il termine genocidio, non agli Stati”.
La posizione dell’Italia
A commentare la vicenda, a nome dell’Italia, è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto a Radioanchio. “Abbiamo detto in tutti modi – ha ricordato – che non condividiamo gli attacchi alla popolazione e continuiamo ad invitare Israele a non superare i limiti della giusta reazione per sconfiggere Hamas”. Aggiungendo poi che “il genocidio è un’altra cosa: qui c’è un attacco che colpisce la popolazione civile”.
“Non si può dimenticare – ha concluso Tajani – quello che è successo il 7 ottobre, quando cittadini israeliani sono stati presi uno per uno con una violenza inimmaginabile”. E un altro partito di governo, la Lega, in una nota ha aggiunto: “L’accusa di genocidio per Israele è inaccettabile e molto grave, la responsabilità di quanto sta accadendo in Medio Oriente è del terrorismo islamico e dell’orrore scatenato il 7 ottobre. Nessuno deve dimenticarlo”.
Le udienze all’Aia
La prima chiamata a parlare davanti alla Corte di giustizia, per presentare le proprie argomentazioni, è la delegazione sudafricana, guidata dal ministro della Giustizia.
Nel dossier di 84 pagine, il Sudafrica afferma che “gli atti e le omissioni di Israele rivestono carattere di genocidio perché accompagnano l’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza in quanto parte del gruppo nazionale, razziale ed etnico più ampio dei palestinesi”.
Tra le accuse mosse a Israele da Pretoria, il non adempimento “ai suoi obblighi di prevenire il genocidio” e di perseguire i responsabili “dell’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio”.
La richiesta avanzata è quindi quella di imporre misure cautelari vincolanti, come l’ordine di cessare le uccisioni e “i gravi danni fisici e mentali inflitti” ai palestinesi di Gaza, oltre a quello di consentire l’accesso agli aiuti umanitari.
Israele comparirà domani. “Questo – ha sottolineato l’ufficio del premier – aiuterà lo Stato di Israele nella sua missione di ricordare al mondo che siamo vittime dell’evento terroristico senza precedenti che abbiamo vissuto”.