I risultati del progetto “Univers-Ita”: i giovani non sanno più scrivere. 20 errori di media in un testo elaborato dagli studenti universitari
Anche se passano una buona parte della propria giornata a digitare sul proprio smartphone, i giovani non sanno scrivere correttamente in italiano.
Perché quella che sono abituati a usare è la lingua dei social, delle chat e delle applicazioni di messaggistica come WhatsApp, in cui le regole sono decisamente più elastiche.
Generando di fatto una nuova lingua, sempre più l’unica che i giovani sanno usare e che utilizzano, spesso senza averne consapevolezza, anche in ambito formale.
È il risultato a cui è giunto il progetto “Univers-Ita”, studio condotto da Nicola Grandi, docente ordinario di Glottologia e linguistica all’Università di Bologna, in collaborazione con le Università di Pisa, Macerata e a quella per stranieri di Perugia. Un esperimento che ha coinvolto 2.137 studenti di 45 Atenei italiani.
Tra i quali, inoltre manca la consapevolezza: l’80% degli studenti si dice sicuro della propria capacità di scrittura.
Il test: metà degli errori sulla punteggiatura
La ricerca si è basata sull’analisi dei testi, di lunghezza media (tra le 250 e le 500 parole), elaborati dai giovani universitari su richiesta del gruppo di lavoro coordinato da Grandi.
Tema: raccontare il proprio vissuto durante il lockdown.
Gli scritti degli studenti sono quindi stati esaminati dal punto di vista di parametri come il lessico, la sintassi e la punteggiatura.
Proprio quest’ultimo aspetto, sul quale raramente viene incentrata l’attenzione quando si utilizzano i moderni mezzi di comunicazione, è risultato il più carente, con oltre la metà dei 20 errori riscontrati in media nei testi inerenti ai segni di interpunzione. “Non bisogna mai dimenticare – sottolinea il professore – che la punteggiatura ha un forte valore testuale, scandendo l’organizzazione del testo”.
Tra le cause individuate c’è anche la scarsa propensione alla lettura, visto che appena il 17,5% del campione legge oltre 10 libri all’anno, con il 52% che si ferma al massimo a 5.
Il lessico, è quindi emerso dallo studio, è più variegato tra gli studenti del Nord e, un po’ a sorpresa, tra chi sta seguendo un corso di studi scientifico, quando ci si aspetta che il diploma liceale, specie se classico, aiuta a scrivere meglio.
Pensieri di un tempo che fu.
L’impatto dei social sulla scrittura
Già nel 2017, 600 professori inviarono a Governo e Parlamento una lettera in cui evidenziavano le lacune linguistiche degli studenti, con errori anche banali.
Lo studio ha dato una base scientifica a questa constatazione, evidenziando, insieme agli errori e alla mancanza della punteggiatura, carenze lessicali, sul piano dell’articolazione sintattica e della grammatica e una struttura dell’argomentazione spezzettata.
Le difficoltà a elaborare testi complessi o a trasmettere informazioni articolate da parte degli studenti universitari odierni rispetto ai loro predecessori si lega indubbiamente all’abitudine a usare frasi brevi e con le parole spesso sostituite da emoticon o immagini.
“L’impressione – afferma Grandi – è che l’abitudine alla scrittura in ambito informale abbia pervaso quello formale, con una sorta di “parlato digitato”.
I social, aggiunge l’analisi, hanno avuto un impatto anche perché, rispetto al periodo precedente al loro avvento, oggi si scrive di più, ma in gran parte al di fuori dell’ambito scolastico, dove le elaborazioni sono prodotte con la consapevolezza che il testo sarà valutato e corretto. E anche l’interazione tra studenti, così, è passata da un ambito esclusivamente orale a quello scritto, ma informale.
Alberto Minazzi