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Cancro al pancreas: passo avanti verso la cura a Verona

Cancro al pancreas: passo avanti verso la cura a Verona
Tumore al pancreas (@www.univr.it)

Lo studio di un team di ricercatori dell’Università scaligera mette a punto un farmaco per contrastare il tumore

Quello al pancreas è il tumore che lascia le minori possibilità di sopravvivenza a chi ne è colpito.
Si parla del 34% per l’uomo e del 37,4% per la donna a 1 anno dalla diagnosi, con le percentuali che, a 5 anni, scendono rispettivamente all’11% e al 12%. E, ricorda l’Airc, secondo i dati più recenti in Italia, nel 2022, sono stati stimati 14.500 nuovi casi.
Se, negli ultimi anni, gli sforzi della ricerca non sono riusciti ad aumentare le speranze di vita, adesso per questi malati arriva una nuova, fondata speranza.
Un team di ricercatori dell’Università di Verona, diretto dal docente di Oncologia medica Davide Melisi, ha infatti scoperto un nuovo bersaglio per il trattamento di questo cancro in forma avanzata.
Lo studio è stato pubblicato il 1° gennaio sulla rivista scientifica internazionale “Cancer Research”.
Intanto, è già partita la sperimentazione di un farmaco da utilizzare in combinazione con la chemioterapia. Testata su pazienti con nuova diagnosi di malattia avanzata, presto saranno conosciuti i risultati preliminari di tossicità e attività di questa terapia.

Il contrasto all’autotaxina: la chiave per la cura

Il risultato ottenuto dal gruppo di ricercatori veronesi è quello di aver individuato un nuovo bersaglio terapeutico, un enzima che potrebbe essere un possibile fattore responsabile della resistenza delle cellule tumorali ai trattamenti chemioterapici.
Si chiama autotaxina e già da 7 anni è stato identificato da un gruppo di ricercatori statunitensi dell’Università dello Iowa come possibile collegamento tra demenza e diabete.
Nel caso del cancro al pancreas, lo studio, sostenuto dalla Fondazione Airc, ha dimostrato che i fibroblasti del tumore, cioè le molecole presenti nel microambiente tumorale che sono destinate a sostenere gli altri tessuti, garantendone la maturazione, rispondono all’inibizione, indotta dai farmaci, della proteina chiamata “fattore di crescita trasformante beta” (Tgfß), producendo autotaxina.
“Questa – spiega Melisi – a sua volta induce resistenza e limita l’attività della strategia terapeutica. Abbiamo dimostrato questo effetto sia in animali di laboratorio con cancro del pancreas, sia in pazienti trattati nell’ambito di sperimentazioni cliniche. L’impiego combinato di inibitori di Tgfß e del nuovo inibitore di autotaxina, il ioa289, rende le cellule tumorali molto più sensibili alla chemioterapia”.

La lotta al tumore del pancreas

I dati raccolti con questo studio, aggiunge il docente di Oncologia medica, aggiungono un anello importante al filone di ricerca sui farmaci, inibitori di Tgfß già avviato fin dal 2011 dal gruppo di ricerca dell’Ateneo scaligero.
“Il cancro del pancreas – ricorda Melisi – è un tumore per il quale ancora non esistono trattamenti con farmaci a bersaglio molecolare o immunoterapici oltre ai classici chemioterapici. Quello che ci rende sempre molto orgogliosi – prosegue – è il poter dire che le nostre ricerche poggiano su evidenze e problemi che emergono direttamente dall’analisi dei pazienti curati nella nostra unità nell’ambito di sperimentazioni cliniche. Soprattutto, i risultati di questi studi non rimangono in laboratorio, ma servono come razionale per nuovi studi clinici da offrire a chi purtroppo è colpito da queste patologie”.
Non a caso, dunque, è in corso la sperimentazione clinica di fase 1 dell’ioa289, somministrato insieme alla chemioterapia, che per ora non sta mostrando particolari tossicità.
“Il nuovo anno – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – si apre con un successo che riempie di orgoglio e di speranza nella lotta a un tumore ancora difficile da combattere come quello al pancreas. È l’ennesimo risultato che arriva grazie all’impegno di tutto il mondo della ricerca veneta, verso il quale siamo grati e orgogliosi”.

Alberto Minazzi

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Tag:  tumori

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