Circa la metà dei percettori del reddito di cittadinanza ha già presentato domanda per la nuova misura. Il Veneto scende ancora rispetto alla misura precedente
È stato introdotto lo scorso maggio, ha aperto le domande il 18 dicembre, è in vigore dal 1° gennaio 2024, ma è già boom per l’assegno di inclusione, la nuova misura di sostegno alle famiglie in difficoltà che sostituisce il reddito di cittadinanza.
Secondo dati Inps aggiornati al 31 dicembre, sono già 417.782 mila le richieste pervenute in via telematica all’istituto di previdenza: 159.556 compilate direttamente dai cittadini e 258.226 in cui è stato richiesto l’ausilio dei patronati.
Un trend in linea con gli ultimi dati pubblicati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, aggiornati alle ore 10 del 20 dicembre.
In appena 2 giorni di attivazione del portale, il nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl) aveva infatti acquisito 145.261 istanze di fruire dell’Assegno di inclusione, di cui 65.303 presentate in autonomia dai cittadini e 79.958 inviate attraverso i patronati.
È già evidente che la platea dei beneficiari coincide in gran parte con quella della misura precedente.
I dati ministeriali sottolineano che oltre il 90% tra quelli che hanno presentato la domanda sono nuclei familiari già fruitori del reddito di cittadinanza. E, al 1° gennaio, già metà dei percettori del vecchio sostegno economico hanno inoltrato la richiesta.
Assegno di inclusione: chi può richiederlo
La nuova misura, ricorda il Ministero, è destinata alle famiglie in cui almeno un componente sia una persona minorenne, con disabilità, ultrasessantenne o in condizione di svantaggio e inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.
I beneficiari devono essere in possesso, sia al momento della presentazione della richiesta che durante l’intero periodo di erogazione del beneficio, dei requisiti di residenza in Italia da almeno 5 anni (di cui gli ultimi 2 in modo continuativo), cittadinanza europea e diritto di soggiorno o titolarità di status di protezione internazionale.
Il riconoscimento della misura è inoltre condizionato alla prova dei mezzi sulla base dell’Isee (il limite è fissato in 9.360 euro), alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare (6 mila euro annui moltiplicati secondo i parametri) e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
Niente assegno per chi ha condanne definitive o con sentenza di patteggiamento
Sono previsti anche requisiti patrimoniali, a partire da un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro (esclusa una casa di abitazione fino a 150 mila euro) e mobiliare fino a 6 mila euro, accresciuti di 2 mila euro per ogni componente successivo al primo (fino a 10 mila euro), di 1.000 per ogni minorenne successivo al secondo, di 5 mila per ogni disabile e 7.500 per ogni componente non autosufficiente.
Sono inoltre escluse le persone sottoposte a misura cautelare personale, misura di prevenzione o che nei 10 anni precedenti la richiesta siano state condannate per un reato con sentenza definitiva o patteggiamento. Infine, non ha diritto all’assegno di inclusione, per 12 mesi, il nucleo familiare di cui un componente risulta disoccupato a seguito di dimissioni volontarie.
L’importo dell’assegno
L’integrazione del reddito familiare varia da un minimo di 480 a un massimo di 6 mila euro annui, che salgono a 7.560 se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni ovvero da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza.
È prevista la possibilità di incrementare l’importo con un contributo per l’affitto dell’immobile dove risiede il nucleo per una somma pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto in locazione regolarmente registrato, fino ad un massimo di euro 3.360 annui (1.800 euro annui se tutti i componenti sono over 67 o non autosufficienti).
L’assegno è erogato con cadenza mensile per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi.
Allo scadere dei periodi di rinnovo è sempre prevista la sospensione di un mese. L’erogazione concreta avviene attraverso la “Carta di inclusione”.
Un patto da sottoscrivere
Per ricevere il contributo è necessario sottoscrivere un patto di attivazione digitale, iscrivendosi presso il Siisl (Sistema Informatico per l’inclusione sociale e lavorativa), e il beneficio economico inizia a decorrere dal mese successivo alla sottoscrizione. Una volta sottoscritto il patto di attivazione digitale, i componenti della famiglia sono tenuti a aderire a un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa.
In caso di avvio di un’attività di lavoro dipendente da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, il maggior reddito da lavoro percepito non concorre alla determinazione del beneficio economico, entro il limite massimo di 3.000 euro lordi annui. Il beneficiario è inoltre obbligato a comunicare entro 15 giorni, a pena di decadenza, ogni variazione delle condizioni e dei requisiti di accesso alla misura.
L’assegno di inclusione in Veneto
Se si confrontano i dati ufficiali dell’Inps sulle domande acquisite al 31 dicembre con quelli dell’appendice statistica di dicembre 2023 (relativa al periodo tra gennaio e novembre dello scorso anno) dell’Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza dello stesso Istituto, si può capire come il ricorso alle misure di sostegno da parte delle famiglie del Veneto sia ora ulteriormente diminuito rispetto alle già basse percentuali precedenti.
In tutta Italia, le famiglie che hanno usufruito del reddito di cittadinanza nei primi 11 mesi del 2023 sono state 1.213.345. Di queste, quelle venete appena 25.662, per una quota del 2,11% rispetto al totale. Guardando alle domande di assegno di inclusione acquisite dall’Inps entro fine anno, quelle provenienti dal Veneto sono state 5.303, l’1,26% delle quasi 418 mila richieste.
Scendendo nel dettaglio, la provincia che ha presentato più richieste è Verona (1.197), seguita da Venezia (1.152), Padova (951) e Vicenza (950, con il numero più elevato, 319 domande, da parte di soggetti che non hanno usufruito di nessuna delle altre misure e solo il 63,15% di ex fruitori del reddito di cittadinanza). Più staccate Treviso (640), Rovigo (303) e Belluno (110).
La quota regionale di ex percettori del reddito di cittadinanza che hanno fatto domanda di assegno di inclusione è del 71,26% (3.779 domande), anche in questo caso ben al di sotto di quanto riportato dai primi dati ministeriali. A questi bisogna aggiungere aggiungere un 11,2% (594 richieste) presentate da chi fruisce del supporto per la formazione e per il lavoro mentre solo il 60,45% (3.206 istanze) sono state accompagnate dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale.
Alberto Minazzi